Harrison a 3 centesimi dall'impresa

29 Maggio 2016

A Eugene la statunitense è diventata la seconda donna di sempre sui 100hs con 12.24

di Giorgio Cimbrico

Quanto a differenziale, Kendra – o Keni – Harrison sta meglio di Yordanka Donkova. Di recente, 7 maggio a Lexington, Kentucky, KH ha corso i 100 in 11.35. Tre settimane dopo, l’acuto di Eugene, 12.24 per diventare la seconda donna sugli ostacoli minacciando il dominio infinito della bulgara, primatista del mondo da quasi 28 anni (il 12.21 di Stara Zagora è del 20 agosto 1988, poco prima dei Giochi: sui 100 senza barriere Yordanka aveva 11.27). Dunque 89 centesimi per Keni, 94 per la balcanica che, curiosamente, proprio durante l’Olimpiade di Seul (vinta), ricevette un’offerta per trasferirsi negli Stati Uniti. Offerta rifiutata.

Keni ha una storia che merita di esser raccontata: adottata in tenerissima età da Gary e Karon Harrison, è cresciuta in una famiglia numerosissima: dieci tra fratelli e sorelle, otto adottati. Con lo sport ha iniziato in un modo curioso, da cheerleader – che per piroettare si allenano duro – e da calciatrice. Piccola (1,63), veloce (ma anche resistente alla fatica: lo dice la sua seconda specialità), abbraccia gli ostacoli, quelli da affrontare sul rettilineo e sul giro di pista e l’accoppiata per il suo liceo in North Carolina, a Clayton, è un evento abbastanza raro.

Con il suo allenatore Tim Hall (“puoi andare lontano”) si trasferisce in Kentucky e dopo qualche fallimento ai campionati Ncaa, centra il titolo l’anno scorso in 12.55 ed è seconda nei 400hs in 54.09 alle spalle dell’occhialuta Shamier Little. Per strappare un posto per Pechino opta per i 100hs, è seconda alle selezioni e al Nido d’Uccello dà il via alla Beresina delle ostacoliste americane che dovevano occupare tutto il podio e non rimediano il becco di una medaglia. Il contributo di Keni è una squalifica per falsa partenza in semifinale. Ai Mondiali indoor di Portland sbaglia tutto quel che si può sbagliare e in finale finisce ultima in un assurdo 8”87. In batteria aveva corso in 7.81 che, per ironia della sorte, è il tempo che a Nia Ali vale il titolo.

All’aperto parte forte: 12.36, 12.42 e il record sui 100. “Il mio coach mi dice: devi pensare che sei una che deve collocarsi nella dimensione dei 12”1. Ok, ma è una cosa è l’allenamento, un’altra la gara”. A Eugene è andato tutto bene. “Ricordo solo che sono andata liscia”. Molto liscio. Keni ha corso, sbaragliato le belle Rollins (con capelli da derviscio), Stowers e Nelvis, e che in mezzo ci fossero dieci ostacoli se ne sono accorti pochi. Forse neanche lei. Se si tuffava, faceva il record del mondo: l’atletica vive di queste sensazioni che fanno presto a diventare miti.

LA CRONACA E I RISULTATI DEL PREFONTAINE CLASSIC DI EUGENE

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