Grenot 51.83 tra le stelle di Eugene

31 Maggio 2014

La quattrocentista toglie oltre un secondo allo stagionale. Pedroso 56.66 nei 400hs, Greco 16,33 nel triplo, Gatlin 9.76 nel vento, James-Merritt pennellano un giro da 43.97

In una serata di grande atletica a Eugene, nella terza tappa della Diamond League IAAF, Libania Grenot corre i 400 metri in 51.83, firmando il primato stagionale (ottavo posto in gara). Sesta piazza in 56.66 per Yadisleidis Pedroso nei 400 ostacoli (stagionale in questo caso eguagliato), mentre Daniele Greco si ferma a 16,33 nel salto triplo (nono posto, gara vinta dallo statunitense Claye con 17,66). Meeting stellare: il 9.76 ventoso (+2.7) di Justin Gatlin nei 100 metri (Rodgers 9.80, Vicaut 9.89) splende come il doppio sub-44 secondi nei 400 metri firmato da Kirani James (43.97, primo) e Lashawn Merritt (stesso tempo, secondo posto). Super 1500 metri donne, con cinque atlete al di sotto dei 4 minuti e vittoria a sorpresa alla keniana Hellen Obiri, 3:57.05, davanti alla favorita, la svedese di origine etiope Abeba Aregawi (3:57.57). Cresce anche l'alto donne: la russa Anna Chicherova supera i 2,01, battendo la polacca Kasprzycka e la spagnola Beitia, appaiate a 1,99. Nella notte tra venerdì e sabato, nel prologo del meeting, lo statunitense Galen Rupp firma il primato nazionale dei 10000 metri in 26:44.36. La Diamond League IAAF torna in pista giovedì 5 giugno, con la tappa romana del Golden Gala Pietro Mennea.

Daniele Greco non cercava risultati particolarmente significativi, nell’esordio stagionale di Eugene, terza tappa annuale della Diamond League IAAF. E così è stato: il pugliese ha terminato al nono posto la sua gara nel triplo, atterrando, al secondo dei tre tentativi collezionati, alla misura di 16,33 (-0.1). Un test valido, a conti fatti, sulla strada del rientro dopo la lunga assenza per infortunio: sarà di nuovo in gara giovedì sera a Roma, al Golden Gala Pietro Mennea. Davanti a Greco, in classifica, quattro atleti oltre i 17 metri, con gli statunitensi Claye (17,66) e Taylor (17,42 ventoso) a precedere il russo Adams (17,29). Libania Grenot toglie oltre un secondo al suo stagionale nei 400, terminando ottava in un buon 51.83 (aveva corso in 52.85 il 10 maggio in Guadalupa); poco da fare per la portacolori delle Fiamme Gialle, in termini di piazzamento, contro molte delle migliori al mondo (vittoria alla giamaicana Noveleine Williams-Mills, 50.40), cinque delle quali capaci di correre al di sotto dei 51 secondi. Sfortunata la prova di Yadeislidis Pedroso nei 400hs, la terza azzurra in gara in Oregon. Classica gara di rimonta, la sua, ma in piena fase di recupero (immediatamente dopo l’ottavo ostacolo), arriva la caduta della statunitense Moline, che finisce per danneggiarla. La Pedroso, nonostante tutto, termina al sesto posto, in 56.66 (stagionale eguagliato al centesimo).

A Eugene, casa del mezzofondo, risultati impressionanti (anche) nella velocità. Il giro di pista incorona il grenadino Kirani James, che stampa il primo sub-44 secondi dell’anno correndo in 43.97 (tre centesimi di secondo peggio del suo personale), piegando solo di millesimi la resistenza di Lashawn Merritt, accreditato dello stesso tempo dopo uno spalla a spalla durato tutto il rettilineo conclusivo. Il vento superiore alla norma (+2.7) ci mette lo zampino per rovinare i 100 metri, ma la sensazione, nel vedere Justin Gatlin fermare il cronometro sui 9.76 – peraltro di un soffio su Mike Rodgers, accreditato di 9.80 – è quella di un atletica di valore assoluto.

In chiave europea, conferma ai massimi livelli per il francese Jimmy Vicaut, terzo in 9.89. Sorpresa nei 1500 metri donne, dove l’etiope Abeba Aregawi, favoritissima della vigilia, trova la sconfitta ad opera della donna emergente della specialità, Hellen Obiri, capace di uno stellare 3:57.05 (mondiale stagionale, 3:57.57 per la Aregawi). In cinque scendono sotto i 4 minuti, grazie anche a Jenny Simpson (Stati Uniti, personale fissato a 3:58.28), coraggiosa nel tenere il ritmo alto all’uscita di scena delle lepri. David Rudisha non trova un rientro felice nei suoi 800 metri: il campione olimpico e primatista del mondo è solo settimo al traguardo (1:44.87); incontenibile il talento del 20enne Nijel Amos, primo in 1:43.63 (mpm 2014). Niente da fare anche per uno specialista dei finali come l'etiope Aman, battuto in 1:43.99.

Alto donne di nuovo alla ribalta assoluta: ci vuole Anna Chicherova per riaccendere le luci, con un 2,01 che fissa il limite iridato 2014, davanti alla polacca Justyna Kasprzycka e alla spagnola Ruth Beitia, nell'ordine in classifca ma con la stessa misura di 1,99. Mondiale stagionale anche nei 3000 siepi donne, ad opera dell’etiope Sofia Assefa (9:11.39), nei 110hs, con un nuovo progresso annuale per il francese Pascal Martinot-Lagarde, capace di correre in 13.12 (+0.8), nei 5000 metri uomini, grazie al keniano Caleb Ndiku, 13:01.71, e nei 200 metri donne, dove si impone la lunghista Tori Bowie in 22.18 (in prima corsia!). Chiusura con il miglio, e con l'ennesima sopresa: il keniano Asbel Kiprop, dominatore stagionale sulla distanza metrica, non si ripropone con la stessa autorità, inchinandosi (settimo) al gibutiano Suleiman, re dei 4 giri in 3:47.32. Il vento smorza le velleità di Renaud Lavillenie, a cui basta un normale (per lui) 5,80 per aggiudicarsi la gara dell'asta.

La notte scorsa (tra venerdì e sabato), nel corso del sempre gustoso prologo al meeting dedicato a Steve Prefontaine, performance maiuscola da parte di Galen Rupp, il fondista americano, che ha vinto i 10000 metri in 26:44.36, migliorando il suo record statunitense di 26:48.00 (Bruxelles, 2011). Fin troppo ovvio dire che si tratta della miglior prestazione mondiale 2014 (è il miglior crono da tre anni a questa parte, quindicesima prestazione alltime, la prima di un atleta non africano – di nazionalità o comunque di nascita). Ma non si è trattato dell’unica fiammata del venerdì: vanno messe in conto anche la bordata della croata Sandra Perkovic nel disco (69,32, questa volta al di sotto dei 70 metri…ma comunque con quasi quattro di vantaggio sulla seconda…) e una superba gara di lungo, con ben tre atlete in due centimetri (le prime cinque in appena sei). A vincerla, la serba Spanovic, con un ultimo salto a 6,88 (la cifra del record nazionale), stessa misura della russa Darya Klishina, battuta per il miglior secondo salto (6,86 contro 6,81); dietro le due, la francese Eloyse Leuseur (la campionessa del mondo indoor di Sopot), un solo salto valido misurato a 6,87.

m.s.

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