Gli Assoluti delle sorprese



L’atleta più applaudito degli Assoluti fiorentini è stato Angelo Carosi, 40 anni compiuti lo scorso 20 gennaio, una vita passata correndo tra barriere e riviere di mezzo mondo: alla fine ha prolungato la sua fatica, che lo ha portato a vincere il suo secondo tricolore sui 3000 siepi (il primo lo aveva conquistato nel lontano 1989), per festeggiare sotto la tribuna il tempo di 8:38.40, miglior prestazione mondiale sulla distanza per la sua fascia di età. Intanto il suo allievo Angelo Iannelli sta lavorando in altura per tentare a conquistarsi i Giochi nel meeting di Stoccolma. Soprattutto i confronti diretti appassionano e il pubblico del “Ridolfi” è stato subito trascinato nella giusta atmosfera agonistica dal duello tra le reginette dei 400 ostacoli, Ceccarelli e Niederstatter: ancora una volta, la quarta nella stagione, è stata l’umbra della Fondiaria Sai a prevalere. Benedetta – parole sue – puntava alla prima maglia tricolore, ma probabilmente aveva fatto anche un pensierino al record italiano già sfiorato al Golden Gala (55.14, contro il limite dell’altoatesina, fissato a 55.10). Il tempo finale di 55.30 è stato ugualmente una conferma degli elevati livelli raggiunti nell’anno olimpico: se troverà una corsia, l’allieva di Sauro Mencaroni proverà a competere anche nei prossimi appuntamenti importanti del circuito mondiale, Parigi o Londra. A Firenze, la novità, sia pure formale, è rappresentata dal raggiungimento del minimo per i Giochi anche da parte di Monika Niederstatter (55.52), frutto di una gara condotta spalla a spalla con la più giovane rivale fino alla quinta barriera e poi conclusa con un grintoso inseguimento. Gara complessivamente valida e con la curiosità statistica di un lotto di finaliste tutte in grado di finire sotto il minuto. Ma succede anche che tra due pretendenti annunciati, alla fine spunti il terzo incomodo: è successo nella finale dei 200 maschili, dove il “giaguaro” Marco Torrieri e il giovane delfino Koura Kaba Fantoni sono stati infilzati da un volitivo Alessandro Attene (20.91 con -1.8 di vento, dopo aver mostrato una buona condizione già nella batteria mattutina). Sorpresissima, d’accordo, ma anche un’iniezione di fiducia per il marchigiano delle Fiamme Azzurre, fermato nelle ultime due stagione da una serie infinita di problemi di salute. Molto più pronosticabile, dopo la bella vittoria di ieri sui 100, la doppietta messa a segno sui 200 ai danni di Daniela Graglia da parte di Vincenza Calì (23.60 con vento -0.6). Ora la palermitana, anche lei in forza al club della Polizia penitenziaria, tenterà il minimo per Atene sulla distanza più corta: occasioni propizie, i prossimi meeting di Nuoro e di Malles. Il triplo maschile è stata la gara più emozionante della serata. Iniziata in sordina, la finale si è improvvisamente animata con il 16.69 del carabiniere pugliese Emanuele Sardano (vento +2.2). Con Paolo Camossi impegnato a combattere con i nulli e la voglia di strafare, Fabrizio Donato ha pensato bene di ristabilire le gerarchie: 16.72 al terzo salto. Ma in agguato c’era la zampata del protagonista di giornata, Salvatore Morello: 16.81 (vento +1.8) e personale strabattuto per il pizzaiolo palermitano (vantava un 16.49), che risiede a Ragusa e si allena a distanza con Totò Mazzara (già mentore di Simona La Mantia). C’è voluta un’asse di battuta pizzicata proprio al limite da Donato, approdato a 16.90 (+0.6) nell’ultimissimo turno di gara, per privare il 30enne siciliano del titolo nazionale. Minor pathos per la vittoria al femminile, della favoritissima Simona La Mantia. Un’attesa gara di alto è stata condizionata anche dalle esigenze tattiche dei partecipanti, subordinate non solo alla lotta per il titolo, ma anche alla ricerca della misura: Alessandro Talotti, una volta vinta la resistenza dei colleghi a quota 2.28, si è concesso il brivido di due tentativi alla quota di 2.34, che avrebbe rappresentato il nuovo primato italiano. Sul podio dei 1500 Eleonora Berlanda si è portata la figlioletta Gloria, due anni tra venti giorni: per la 28enne mammina trentina (sposata con il ciclista Mariano Piccoli) è così arrivato il secondo titolo dalla carriera, dopo quello conquistato sugli 800 a Cesenatico nel ’95, quando era ancora una giovane promessa della categoria juniores. Disco rosso ancora una volta, in chiave olimpica, per Gianni Carabelli, 49.82 negli ostacoli intermedi maschili: qui si è rivisto finalmente su discreti livelli il finanziere ternano Federico Rubeca, che sembra uscito dal tunnel e ha nuovamente messo nel mirino il “muretto” dei 50 secondi. A conquistare il minimo (sia pure solo B) c’è invece riuscito il finanziere calabrese Francesco Pignata con il nuovo personale nel giavellotto (79.34, quarto italiano di sempre, con questa serie 72.85 78.11 75.43 nullo nullo 79.34). Le due finali del giro di pista si sono risolte con soluzioni in fotocopia: partenza a razzo di Andrea Barberi (46.07) e Virna De Angeli (53.03), a loro agio nel ruolo di favoriti della vigilia, entrambi poi portati fino al traguardo dalla inesauribile volontà di resistere al ritorno degli avversari. Prove influenzate, come quelle di ostacoli, anche dal vento variabile all’interno dell’impianto fiorentino. Alessandra Coaccioli ha vissuto il momento di gloria di un’onorata carriera, vincendo con 55.05 il suo primo titolo nel martello. Già interprete della specialità fin dai suoi primissimi esordi, la ragazza della Tris è riuscita ad approfittare della contemporanea assenza delle migliori quattro interpreti stagionali: non solo la primatista italiana Balassini e la rivale di ruolo Claretti, ma anche le talentuose esponenti della nouvelle vague, Laura Gibilisco e Silvia Salis, impegnate a breve nei Mondiali juniores di Grosseto. Per due veterani come Agnese Maffeis (al 14° titolo della carriera nel disco) e Paolo Dal Soglio (giunto a quota 10 nel peso) sono arrivate conferme meno confortevoli del consueto.


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