Furlani, Carl Lewis e la storia a 20 anni

18 Settembre 2025

Tutti i numeri del trionfo di Tokyo
di Fausto Narducci

Saltiamo sul mondo, come direbbe Ligabue. Il National Stadium di Tokyo (nelle sue varie ristrutturazioni) e il Giappone in generale si confermano fra i più grandi crocevia della storia dell’atletica italiana e mondiale. Mattia Furlani vince il lungo all’incrocio di direttrici che arrivano dai Mondiali ’91, dall’Olimpiade 2021 con i celebri 5 ori azzurri e, perché no, dai Mondiali di Osaka 2007 quando Andrew Howe, concittadino almeno per crescita sportiva, si vide sfuggire sotto gli occhi quel titolo che Mattia è andato a riconsegnare all’Italia. E quel "Non avevo dubbi" pubblicato su Instagram dal primatista italiano reatino ha suggellato non solo l’amicizia ma anche il passaggio di consegne dall’argento all’oro. Ma sono tanti i risvolti storici di questo 8,39 con cui Furlani ha preceduto il giamaicano Gayle (8,34) e il cinese Shi (8,33) proiettandoci al sesto posto del medagliere con un oro, due argenti e due bronzi. Dopo 5 giornate abbiamo già superato il bottino di Budapest 2023 (1-2-1) ed eguagliato in quantità Roma ’87 (2-2-1). Il record di medaglie appartiene a Goteborg 1995 con 2-2-2. E anche a Siviglia ’99, come in Svezia, avevamo raddoppiato gli ori ma con soli 4 podi totali.

ORO NUMERO 14 - Per Furlani si tratta del 14° oro azzurro ai Mondiali e dell’11° maschile. Prima di lui. Helsinki ’83: Alberto Cova (10.000); Roma ’87: Francesco Panetta (3000 siepi) e Maurizio Damilano (20 km marcia); Tokyo ’91: Maurizio Damilano (20 km marcia); Goteborg ’95: Fiona May (lungo) e Michele Didoni (20 km marcia); Atene ’97: Anna Rita Sidoti (10.000 marcia), Siviglia ’99: Fabrizio Mori (400 hs) e Ivano Brugnetti (50 km marcia); Edmonton 2001: Fiona May (lungo); Parigi 2003. Giuseppe Gibilisco (asta); Eugene 2022: Massimo Stano (35 km marcia); Budapest 2023: Gianmarco Tamberi (alto).

IL PIU’ GIOVANE - Mattia Furlani diventa il più giovane medagliato del lungo a livello mondiale e il più giovane in assoluto a livello italiano in tutte le specialità dell’atletica. Con 20 anni, 7 mesi e 10 giorni (Mattia è nato il 7 febbraio 2005) precede Carl Lewis che vinse il suo primo titolo iridato il 10 agosto ’83 a Helsinki a 22 anni, 1 mese e 9 giorni. Nell’atletica italiana precede invece Michele Didoni che aveva 21 anni, 4 mesi e 30 giorni quando vinse il 6 agosto ’95 a Goteborg nei 20 km di marcia.

RECORD PERSONALE - Con l’8,39 di Tokyo (vento +0,2) Furlani ha aggiunto un centimetro al suo primato dell’anno scorso (l’8,38 che gli valse l’argento agli Europei di Roma) e resta terzo nella lista italiana all-time. Furlani ha ancora davanti Andrew Howe, che detiene il record italiano con 8,47 (-0,2) di Osaka 2007 ma vanta anche un 8,41 (-0,1) del 14 luglio 2006 a Roma. E anche Giovanni Evangelisti ex primatista con l’8,43 (+1.8) ottenuto il 16 maggio 1987 a San Giovanni Valdarno. Straordinaria l’impresa di vincere 6 medaglie internazionali in due stagioni: nel 2024 bronzo olimpico a Parigi, argento mondiale indoor e argento europeo; nel 2025 oro mondiale indoor, argento europeo indoor e oro mondiale all’aperto. Anche Gianmarco Tamberi e Fiona May avevano vinto medaglie nelle cinque grandi manifestazioni (Olimpiadi, Mondiali outdoor e indoor, Europei outdoor e indoor) ma nessuno in Italia c’era riuscito all’età di Furlani.

PRIMA VOLTA NEL LUNGO MASCHILE - Quello di Furlani è il primo titolo mondiale nel lungo maschile per l’Italia che aveva conquistato un solo podio, l'argento di Andrew Howe il 30 agosto del 2007 a Osaka. A Giovanni Evangelisti era stato inizialmente assegnato il bronzo a Roma nel 1987 con 8,38, successivamente retrocesso al quarto posto con 8,19 (bronzo all’americano Myricks con 8,33) perché la misura del sesto e ultimo salto era stata rilevata in maniera errata. Esistono però due precedenti ori in campo femminile: quelli di Fiona May a Goteborg ‘95 e a Edmonton 2001.

HOWE A OSAKA 2007 - Andrew Howe ha ottenuto l’unico precedente di podio iridato nel lungo con l’argento di Osaka 2007 ma sogna ancora di notte Irving Saladino perché il suo ultimo salto a 8,47, che sopravanzava il panamense di un centimetro, sembrava aver chiuso la sfida thrilling del lungo a nostro favore. Invece arrivò quell’incredibile 8,57 di Saladino che, dietro il sorriso forzato, fece masticare amaro l’azzurro a bordo pedana e regalò al piccolo Panama un oro poi ripetuto un anno dopo ai Giochi di Pechino. Al campione europeo in carica rimaneva uno stratosferico record italiano che non poteva celare un po’ di delusione.

POWELL-LEWIS A TOKYO ’91 - Ma Tokyo fu anche teatro della più grande gara della storia del lungo e forse di tutta l’atletica. Il 30 agosto 1991 è considerato il giorno dei giorni nel salto in lungo. Quello in cui Carl Lewis e Mike Powell in un’alternanza di risultati ed emozioni spezzarono il regno incontrastato di Bob Beamon che durava dal 1968 con il leggendario 8,90 di Città del Messico. Alle 19.07 Mike Powell al quinto salto cancellò Beamon con un 8,95 che rimane ancora imbattuto ma Carl in quell’epica sfida si arrese con l’onore delle armi: al quarto salto Lewis si era portato in testa alla gara con 8,91 (non omologabile come record mondiale per il vento) e reagì al colpaccio del connazionale con il record personale di 8,87 regolare al quinto salto e con un disperato 8,84 finale. Media dei salti di Lewis: 8,826; media dei salti di Powell: 8,407. Ma fu a Mike che toccarono il potere e la gloria.

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