Fosbury, il rivoluzionario di Portland

14 Marzo 2016

L'atleta che ha inventato il nuovo stile di salto in alto è nato nella città che sta per ospitare i Mondiali Indoor

di Giorgio Cimbrico

Da quasi quarant’anni l’ingegner Dick Fosbury abita nell’idaho (eletto nel locale Parlamento nelle fila dei democratici), ma il luogo di nascita, giusto 69 anni fa (6 marzo 1947), è Portland, Oregon, che dopo aver dato i natali a John Reed, ha saputo esprimere un altro rivoluzionario. Per citare un titolo di un altro uomo dallo spirito libero, Bertolt Brecht, Dick è l’eccezione diventata regola: dopo Messico ’68 qualcuno disse e scrisse che quello stile si sarebbe esaurito con il suo inventore e appena quattro anni dopo, a Monaco di Baviera, 28 dei 40 saltatori che si presentarono alle qualificazioni adottavano quel modo di saltare. Il primo canto del cigno del ventrale venne offerto da Yuri Tarmak, medaglia d’oro in quell’occasione; l’ultimo, sei anni dopo, da Volodja Yashchenko. Fosbury è quel che è Picasso è stato per l’arte, James Joyce per la letteratura: uno che ha cambiato le regole in corsa. O meglio, staccandosi dal suolo dopo una rincorsa in diagonale, una curva, l’offerta della schiena all’asticella, tutto a una velocità impensabile per i potenti adepti di quello che in America veniva etichettato “straddle”.

Tutto cominciò alla high school, il liceo, di Medford, Oregon: il giovane e ossuto Dick era un disastro e anche la modesta quota di 5 piedi (1,53) che costituiva una sorta di minimo per prendere parte alle gare scolastiche costituiva per lui un ostacolo difficile da superare. Che l’invenzione sia tutta farina del suo sacco, non è certo: infaticabili ricercatori hanno scovato un filmato risalente al 24 marzo 1963 in cui un giovanotto del Montana, Bruce Quande salta con quello stile. Potrebbe anche trattarsi di un’invenzione che ha subito un processo di sviluppo parallelo: è capitato anche per faccende più importanti. In ogni caso, lui affina il gesto e migliora: con 1,91 firma il nuovo record della Medford e con 1,97 è secondo nelle gare statali. Il Medford Mail Tribune titola “Fosbury Flops Over Bar”. È fatta: è nato il Fosbury Flop. Il cronista si spinge anche più in là: “Fosbury assomiglia a un pesce che salta dall’acqua e cade nella vostra barca”. La realtà è che quando Dick ricade, teme di lasciarci l’integrità fisica. Per fortuna, nel periodo della nascita e dello sviluppo del flop, le zone di atterraggio stanno cambiando: i trucioli di legno o i ritagli di gomma stanno lasciando spazio ai sacconi alti una yard. Per chi arriva di schiena, perfetti, un paradiso.

Quando si trasferisce a Corvallis, alla Oregon State University per studiare (sul serio) ingegneria civile, Dick trova un allenatore dal cognome importante, Berny Wagner. Vuole che torni allo straddle e lui risponde con 2,08, nuovo record dell’ateneo. “Questo è abbastanza” dice Wagner e si mette a filmarlo e a insegnare la nuova tecnica agli altri allievi. Continua a salire e nel ’68 diventa un volto: Track and Field News gli dedica la copertina dopo che a Knoxville ha conquistato il titolo Ncaa con 2,20. Il bis è ai Trials di Los Angeles: con 2,16 regola il campo degli avversari ma l’accoppiata non gli assicura ancora il viaggio olimpico in Messico. “Si gareggerà a più di 2.000 metri di altitudine: necessaria una verifica in condizioni simili”, decidono i selezionatori e così, un mese prima, si va a Souh Lake Tahoe dove John Carlos corre in 19”7 e Lee Evans in 44”. La gara di salto è più umana e rovente: la prima prova a 2,21 promuove Dick, Ed Caruthers (che a Tokyo, ottavo, aveva assistito al trionfo di Valeri Brumel) e Reynaldo Brown. John Hartfield, che sino alla misura precedente, aveva guidato la gara, rimane a casa.

Il 20 ottobre è il giorno: tutti ad aspettare quel che combinerà il gambero. E’ presto detto: Fosbury non fa flop, il contrario. Tutti i salti alla prima, meno 2,24 che arriva alla terza: record olimpico e record americano. Caruthers è secondo con 2,22, Valentin Gavrilov terzo con 2,20, Giacomo Crosa sesto con 2,14. Il divino Valeri non c’è: tre anni prima la sua gamba destra era andata in frantumi in un incidente stradale su un prospektiv di Mosca. I tre assalti contro 2,29, per ritoccare una quota al tempo ritenuta astrale, sono infruttuosi, ma Dick ha collezionato abbastanza gloria e ha scritto il suo Sessantotto, anticipando di dieci mesi il passo lunare di Neil Armstrong. Qualche anno fa, dopo aver superato l’asticella dei 60 anni, Fosbury è stato colpito da un linfoma alle vertebre. Ne è uscito, atterrando sui morbidi sacconi della salute ritrovata.

LA VIDEO-INTERVISTA A DICK FOSBURY

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