Europei, vetrina di novità

17 Agosto 2014

Volti nuovi e nuovissimi lanciati dall'Europeo: Hussein, Kambundji, Hudson-Smith, Sidorova, Thiam.

Hussein e Kambundji, il Letzigrund va fuori giri

Ex-calciatore, con passaporto svizzero e egiziano, lo studente di medicina di Frauenfeld ha compiuto l'impresa migliore, relativamente alla storia elvetica dei 400. I precedenti, seppur pochi, non mancavano: a 15 anni fa risale il bronzo mondiale di Marcel Schelbert, anno di grazia 1999, pista andalusa di Siviglia, quando Fabrizio Mori disegnò d'oro le sue frequenze davanti a Stéphane Diagana, il campione uscente di Atene. Scorrendo a ritroso le lancette, ecco il bronzo di Bruno Galliker, Stoccolma 1958, in un contesto continentale cui spettava, nell'epoca in cui il campionato del Mondo era ancora lontano dall'essere modellato, un ruolo di prima grandezza, secondo solo alle Olimpiadi. Hussein è il miglior interprete dei 400hs in terra svizzera da circa un lustro. Vince ogni anno regolarmente il titolo nazionale, e ora sappiamo quant'è bravo a distribuire la sforzo in una singola gara, e soprattutto sull'arco di tre turni. A Zurigo ha destato impressione subito, vincendo con autorità e senza sbavature la batteria e la semifinale, prima di cogliere l'oro atteso da uno stadio, un cantone e un'intera nazione. A livello internazionale, aveva già partecipato agli Europei under 23 e a quelli di Helsinki. Due stagioni fa il primo sub-50, quest'anno una gran progressione, costante, iniziata a metà maggio col record nazionale sui 300hs, segnale confermato nel mese successivo con due record personali, 49.33 a Ratisbona e 49.08 e Ginevra. Prima dell'Europeo, un altro titolo elvetico in 49.24, il segno che nelle gambe c'era un'idea di cui fidarsi.

Visto che siamo in Svizzera, come non citare Mujinga Kambundji (classe 1992)? Non ha vinto medaglie su 100 e 200 metri, ma per l'entusiasmo del Letzigrund ha conquistato a sorpresa, e concluso benissimo, due finali europee a suon di quattro record nazionali. Partente esplosiva, di papà congolese, è una vecchia conoscenza delle piste. A 17 anni vinse l'argento nell'EYOF (European Youth Olympic Festival). Pensare che, al debutto stagionale, ha vinto i 100 ai campionati di società con un PB di 11.43, poi abbassato di un decimo a Ginevra, prima di eguagliarsi ai campionati svizzeri e migliorarsi altre due volte in sequenza a Zurigo. Il giochetto le è riuscito anche sui 200, quinta nella finale corsa in 22 e un soffio da Dafne Schippers. Molto popolare a livello nazionale, già atleta dell'anno da junior, ha trovato la vetrina importante, conquistata con l'incredulità del sorriso disarmante a ogni passaggio di turno condito da record.

Matthew Hudson-Smith, da Glasgow a Zurigo

I preview dell'Europeo quotavano nelle posizioni alte questo quartermiler nero di Wolverhampton, non ancora ventenne, esploso un mese fa nella Diamond League di Glasgow. Lo conoscevamo soprattutto per i due bronzi conquistati un anno fa nell'Europeo junior di Rieti, su 200 e 4x400, dove corse la sua frazione in 45.9. Quest'anno il tecnico Tony Hadley lo ha convinto a rimettersi in gioco sui 400, la distanza degli esordi, abbandonata per i più composti 200. Hadley ha allenato un mito del settore come Derek Redmond, e altri di non poco conto. Il risultato è stato un miglioramento secco di due secondi e mezzo, in prossimità dei 46 secondi, violati un mese più tardi in Belgio. A Glasgow, Hudson-Smith deve molto. In Scozia ha fatto annotare il suo nome a molti, correndo in 44.97, miglior tempo in Europa tra i candidati all'Europeo, alla luce dell'infortunio del ceco Maslak. Pensare che aveva ricevuto in dono una corsia (l'ottava) solo cinque giorni prima della gara di Glasgow, in Diamond League. Sempre a Glasgow, ha vinto l'oro con la 4x400 ai Giochi del Commonwealth, trascinando l'Inghilterra come ultimo frazionista da 44.56, una vittoria bellissima con sul collo il fiato del veterano di Bahamas Chris Brown (frazione in rimonta da 44.39).

L'argento di Zurigo, dietro il collaudato e quest'anno regolarissimo Rooney, premia in modo vistoso (44.75) il talento in rapida espansione di questo ragazzo, che a inizio stagione vantava un personale di appena 48.76.

Anzhelika Sidorova sul trono vacante

Brava, la giovane moscovita, a inserirsi sullo scranno lasciato a disposizione da maternità (Isinbayeva), infortuni (Spiegelburg, Rogowska, Feofanova) e controprestazioni (Svobodová). A soli 23 anni, l'astista vice-campionessa mondiale indoor 2014 ha restituito alla Russia il titolo europeo dopo l'interruzione di Helsinki (oro proprio alla Svobodová). Non è un nome nuovo nell'araldica della specialità. Dopo l'argento europeo under 23 dell'anno scorso, e quello iridato indoor di Sopot, aveva centrato il personale di 4,65 nell'europeo a squadre di Braunschweig, prima di vincere i campionati russi (suoi anche quelli indoor) con 4,70. A Zurigo erano tutte lì. in quattro, a giocarsi il titolo errore dopo errore. Lei, l'altra russa Zhuk sposata Krasnov, la novità (a questi livelli) Stefanídi e la gestuale tedesca (pure lei di nascita euro-orientale) Ryzih. Il jolly della Sidorova, pulitissimo e con ampia luce, è arrivato al terzo assalto, gara conclusa, oro. E' la terza astista russa a conquistare il titolo europeo dopo la Feofanova (due volte) e la Isinbayeva.

Nafissatou Thiam, spot del futuro

Venti anni tra due giorni, la ragazza nata a Namur da mamma belga e papà senegalese è una predestinata. Chi segue le cose di questo sport ad ampio raggio, conosce le potenzialtà di questo prodigio dal fisico eccezionale. Come Hudson-Smith, anche lei ha vinto una medaglia nell'Europeo junior di Rieti, precisamente quella d'oro, e nel suo spot preferito, l'eptathlon. Stupì, migliorandosi in ben cinque prove. A Zurigo, oltre a prendersi un meritatissimo bronzo (era tra l'altro la più giovane delle iscritte), ha fulminato la concorrenza nella prova di salto in alto, superando in maniera esemplare e netta il metro e novantasette. La quota, leggasi bene 1,97, rappresenta un bel po' di cose in un contesto di prove multiple. E' la misura più alta raggiunta in un Campionato Europeo, è migliore di quanto fatto in un eptathlon olimpico e mondiale, ed è il record mondiale eguagliato di salto in alto in un eptathlon. L'altra a detenere il record è anche lei belga, è Tia Hellebaut, la straordinaria agonista che vinse l'oro olimpico di salto in alto a Pechino nel 2008. La Thiam ha grandi numeri: lo scorso anno in inverno raggiunse un punteggio, nel pentathlon, da record mondiale junior, superiore al limite di Carolina Kluft, ma l'omologazione saltò per colpa dello staff responsabile dell'esecuzione del controllo antidoping, avvenuto con 24 ore di ritardo. E' già la primatista nazionale assoluta: a Götzis ha totalizzato 6.508 punti, migliorando i primati personali in sei gare su sette. A Zurigo, solo l'esperienza della campionessa uscente Djimou e la buona vena di un'altra olandese da copertina, Nadine Broersen, hanno rimandato la sua completa ascesa. Grazie alla medaglia di bronzo conquistata dalla Thiam, il Belgio ha trovato per la prima volta spazio sul podio dell'eptathlon in un campionato europeo. Quando la divina Schippers tornerà alle sette meraviglie anziché sciorinare solo sprint, avremo degli eptathlon favolosi. Con le olandesi (c'è anche la Vetter), il ritorno di Katerina Johnson-Thompson, la Thiam in progressione tecnico-atletica, e le generazioni a seguire (Williams e Rodriguez da oltre oceano), lo spettacolo è già assicurato.

Marco Buccellato

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