Europa, giardino verde

16 Agosto 2014

Dopo 28 finali disputate l'Europeo manda un segnale di rinnovamento. A Zurigo forze giovani guardano in prospettiva di Pechino e dei Giochi di Rio.

L'Europa rinnova il guardaroba. Nelle prime quattro giornate dei Campionati Europei di Zurigo, il trend che balza agli occhi è quello di uno svecchiamento progressivo dei vertici continentali, evidenziato sulla pista e sulla pedana zurighese. Il dato di riferimento, per avere una visione d'assieme probante e completa, è il confronto con quanto successo nell'edizione di Barcellona 2010, e non in quella di due anni fa, a Helsinki. L'edizione finlandese, infatti, offre un quadro meno esaustivo per confrontare i verdetti di due anni fa con quelli attuali, per l'assenza dal programma del 2012 delle gare di marcia e della maratona, giustamente non collocate in una manifestazione continentale a soli 43 giorni lo svolgimento dell'impegno più importante del quadriennio, i Giochi Olimpici di Londra.

Vecchi? No, più giovani
Ventotto le finali prese in considerazione fin qui (quindici maschili e tredici femminili): si tratta di quelle delle prime quattro giornate, più la maratona di stamane. L'età media dei vincitori maschili è rimasta sostanzialmente la stessa rispetto a Barcellona (26,2 contro gli attuali 26,8), e nonostante i sei mesi in più nella media, si può dire che, in realtà, un invecchiamento non c'è stato. Il fardello di 6 mesi che pesa sulla media dell'età dei medagliati d'oro è dovuto alla conferma al vertice continentale del marciatore francese Diniz, e di Mo Farah, che naturalmente hanno quattro primavere in più rispetto al 2010. In entrambi i casi, si tratta di personaggi imbattibili nell'area continentale, che non hanno mostrato crepe quattro anni dopo il successo di Barcellona.

Ragazze (e signore) al microscopio: in questo caso è ancor più evidente che il dato che emerge è quello del dominio, in gare di lunga lena, di atlete over-35, che appesantiscono la media generale delle tredici medaglie d'oro fin qui assegnate. Rispetto all'età media registrata a Barcellona (27 anni e un mese circa), il dato zurighese esprime 28 anni e mezzo di età. L'invecchiamento è dovuto ai successi di due quarantenni, la britannica Jo Pavey nei 10000 metri e della francese Daunay nella maratona.

Quattro anni fa, i due titoli andarono all'allora 28enne turca Abeylegesse e all'azzurra Anna Incerti, all'epoca 30enne. Se escludiamo i 10000 metri e la maratona, due specialità in cui la logica biomeccanica e fisiologica indica come protagoniste atlete nel pieno della maturità, ecco che le media delle neo-campionesse d'Europa scende a 26 anni e tre mesi. Il ringiovanimento c'è stato, quindi, ed è misurabile in 10 mesi. Un'enormità, se si considera il contesto e il consesso generale.

Podi verdi
Nonostante nonno Diniz e i suoi 36 anni, che hanno pesato sull'età media di tutte le 45 medaglie maschili assegnate dal 12 al 15 agosto, i podi di Zurigo registrano un deciso abbassamento dell'età. A Barcellona, infatti, la medaglia d'argento si coglieva a 27 anni e 9 mesi di età. A Zurigo, finora sono stati sufficienti 25 anni e poco più di due mesi. Anche le medaglie di bronzo, da 26 anni esatti a 25 anni e 10 mesi, registrano un ringiovanimento, seppur meno evidente. Il dato complessivo? Per una medaglia, di qualsiasi metallo, a Barcellona sono serviti 27 anni e due mesi. A Zurigo, poco meno di 26 anni. Non è un dato da poco, in quanto lo scostamento di soli sei mesi di età, se visto alla luce dei rispettivi contesti (sprint, lanci, mezzofondo prolungato, settori dove le età per emergere ad alto livello variano sensibilmente), disegna un quadro di rinnovamento generale tutt'altro che trascurabile. Tra le donne, il ragionamento è sovrapponibile a quello relativo alle sole medaglie d'oro. Per un podio spagnolo a Barcellona, erano necessari 26 anni e mezzo. A Zurigo, 26 anni e 7 mesi. Senza le veterane Pavey e Daunay, il ringiovanimento delle medaglie è di un bel semestre pieno di età media.

Under 23 verso il raddoppio
Ecco il dato più significativo, relativo all'età media degli atleti e delle atlete che hanno conquistato le prime 84 medaglie in palio a Zurigo. Se a Barcellona gli atleti di categoria under 23 saliti sul podio (relativamente alle stesse finali disputate fino a oggi a Zurigo) erano stati 10, equamente distribuiti con 5 ragazzi e 5 ragazze, a Zurigo il trend è decisamente in crescita, con ben 16 atleti della categoria "promesse" che hanno festeggiato con la medaglia al collo.

Nove sono uomini, sette donne, con un'escursione anche nella categoria junior (la marciatrice ceca Drahotova). Il dato "verde" assume contorni ancor più massicci se si guarda all'età media dei finalisti. Basta scorrere l'elenco delle finaliste dei 200 femminili, per esempio, con cinque atlete su otto di categoria promesse e una di categoria junior, o i 400 ostacoli maschili, con sei finalisti su otto appartenenti alla categoria under 23, fino ai 1500 donne, con un terzo delle dodici finaliste, nate nel triennio 1992-1993-1994. La più giovane delle dodici,  l'azzurra Federica Del Buono (quinta classificata), è stata anche la più brava under 23 nata in Europa, essendo la 21enne vincitrice Hassan olandese, ma etiope di nascita.

Promesse e premesse
L'Europeo di Zurigo, bello e spettacolare nonostante le difficoltà patìte da alcune specialità, penalizzate dalle condizioni atmosferiche, volge al termine. C'è ancora tempo e margine per tirare le somme definitive, sia tecniche che di carattere generazionale, di un'edizione dei Campionati Europei in cui il trend del ringiovanimento è apparso come il dato rilevante e più significativo, come anche il valore tecnico delle prestazioni espresse proprio dagli atleti poco più che ventenni (vedere i casi eclatanti di Dafne Schippers e Adam Gemili). In prospettiva Pechino 2015, e ancor più con all'orizzonte i Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro, il giardino d'Europa è sempre più verde, e quel verde corre veloce, velocissimo. 

Marco Buccellato

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