Euroindoor: le radici dei campioni

05 Marzo 2017

Curiosità sui luoghi di nascita dei protagonisti della 34esima rassegna continentale in sala

di Giorgio Cimbrico

E’ interessante e curioso annotare i luoghi di nascita di alcuni tra i medagliati e le medagliate degli Europei indoor di Belgrado e correre, saltare o lanciarsi alla ricerca di illustri concittadini. La bella ed elegante Airine Palsyte è di Vilnius, dove nacque uno dei più superbi violinisti del XX secolo, Jasha Heifetz; Nafissatou Thiam viene da Namur, la città (fortificata) di Benoit Poelvoorde, che ha una sfilza di deliziosi film alle spalle, uno dei più divertenti è “Niente da dichiarare” sulla fiera rivalità tra belgi e francesi; Anita Marton è di quella che noi chiamiamo Seghedino, in realtà Szeged, che nel 1937 festeggiò un Nobel per la medicina attribuito a Albert Szen-Gyorgyi. Un concittadino illustre anche per Pascal Martinot Lagarde: a St Maur des Fosses, Ile de France, nacque Raymond Radiguet, l’autore di “Il diavolo in corpo”. Dallo sport arriva un magnifico e purtroppo scomparso compaesano di Ruth Beitia: di Santander era Severiano Ballesteros che collezionò cinque major, tre British Open e due Masters, e diede un’impronta latina al golf.

Il gioco può continuare all’infinito: Kristin Gierisch è di Zwickau come Robert Schumann e, lasciando la musica per l’atletica, come Lutz Dombrowki e Lars Riedel; Richard Kilty è di Middlesbrough che agli italiani risveglia il doloroso ricordo della sconfitta con la Corea del Nord, con gol di Pak-do-ik, e che annovera molti altri figli illustri, a cominciare da James Cook, il navigatore che riempì le ultime zone buie o vuote delle carte geografiche e fece una brutta fine dalle parti delle Hawaii. A Middlesbrough sono nati anche due famosi manager di calcio, fieramente rivali: Don Revie e Brian Clough.

C’è anche chi arriva da posti che non hanno prodotto nessuno: è il caso di Konrad Bukowiecki, di Szczytno, Masuria, Polonia dell’est, che a meno di vent’anni è già la gloria del posto. Quanto a Pavel Maslak, di Havirov, Moravia, ha già eclissato il più noto cittadino, il pornoattore Tommy Hansen. Stesso obiettivo raggiunto anche da Laura Muir: sino a oggi Milnathort, villaggio nella contea del Kinross-shire, a nord di Edinburgo, vantava solo David Hepburn, cent’anni fa presidente dell’associazione scozzese degli anatomisti.

Con Floria Guei si vola altissimi: è di Nantes ed è quasi inutile sottolineare che nella bella città sul grande estuario della Loira ha visto la luce un costruttore di visioni che si sono realizzate, Jules Verne. Dalla capitale della Francia atlantica sono arrivati molti altri: scegliendo dal gran mazzo, il navigatore solitario Eric Tabarly e la caustica vignettista Claire Bretecher.

Ma nessuno, proprio nessuno, può competere con Andrew Pozzi, originario di Stratford upon Avon, la cittadina del Bardo, il paese che ha dato i natali a William Shakespeare che un referendum lanciato qualche anno fa dal Times ha collocato tra i dieci uomini più importanti nella storia, preceduto da Gesù, Maometto, Napoleone, Hitler, Churchill e pochi altri. Solo il rugbysta irlandese Jamie Heaslip, nativo di Tiberiade, può tener botta con Andy. A lungo allenato da Mlalcolm Arnold – uno che di ostacoli ne capiva: tra i suoi assistiti, quel buonanima di John Akii Bua e Colin Jackson – Pozzi si ritiene una specie di miracolato e un Terminator delle barriere “con tutto quel metallo che mi ritrovo nei piedi”. In quale opera di mastro Will collocarlo? Di sicuro, dopo che si è scrollato di dosso molti dubbi che lo assillavano, molte delusioni che lo tormentavano, non Amleto.

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