Eurocross, torna Lebid, azzurri in ombra



Sergey Lebid (settimo successo individuale, il sesto negli ultimi sette anni) e Marta Dominguez hanno vinto questa mattina a Toro (Spagna) le prove assolute della 14esima edizione dei Campionati Europei di cross. Nel corso della giornata, sono stati assegnati dodici titoli (sei individuali e sei a squadre, nelle gare, maschili e femminili, riservate agli atleti delle categorie Assoluta, Under 23 e Under 20). Poche le note liete per l'Italia, circoscritte alla competizione Under 23 maschile, dove Andrea Lalli (quarto) e Stefano La Rosa (quinto) hanno visto la loro corsa fermarsi solo ai piedi del podio, al termine di prove comunque coraggiose. Deludenti in generale le ragazze, mentre i maschi, seppure in maggioranza lontani dalla sufficienza piena, hanno in qualche caso (vedi per esempio lo Junior Pedotti Massoud) risposto in maniera positiva. In definitiva, si torna a casa senza medaglie, dodici mesi dopo la sbornia (cinque podi) di San Giorgio su Legnano. E' un duro ritorno al passato, la peggior risposta alla domanda di conferme che era diventato il leit motiv della partecipazione italiana. E le sole particolarità del percorso - molto veloce, poco adatto alle caratteristiche della maggior parte dei nostri - non possono ovviamente spiegare la brutta giornata. Di seguito, la cronaca delle gare di Toro (giornata soleggiata, terreno asciutto, vento cresciuto nel corso della mattinata fino a diventare forte nelle gare delle categorie Assolute). Uomini Quando Mo Farah lo battè, lo scorso anno sui prati di San Giorgio su Legnano, in molti pensarono che Sergey Lebid avesse chiuso il suo regno negli Europei di cross. E invece l’ucraino ha dimostrato oggi, con la settima vittoria individuale nella storia della manifestazione (sei nelle ultime sette edizioni), di essere ancora in grado di dominare il proscenio continentale della specialità. Anzi, la vittoria odierna è stata, se possibile, ancora più limpida di molte delle altre ottenute in passato: in sintesi, facile, una specie di gatto con il topo. Lebid ha imposto le azioni più importanti, ha sgranato il gruppo con due strattoni da centometrista, e alla fine ha atteso di rimanere da solo con lo svedese Mustafa Mohamed per andare a cogliere l’ennesimo successo. Tutto facile, fin troppo, alla luce delle attese per i padroni di casa spagnoli. Che si sono accontentati (si fa per dire, ovviamente) della vittoria a squadre e del terzo posto di Cheba Martinez, solido e reattivo come nei momenti migliori (ma mai abbastanza però per Lebid). A completare il podio, Portogallo (argento) e Francia (bronzo). L’Italia ha ottenuto una magra figura anche in questa prova, l’ultima del programma. Gabriele De Nard, 22esimo, è stato il migliore degli azzurri, e questo la dice già lunga: poi Scaini (31esimo), Bona (40esimo), e Perrone (46esimo). Ritirati Gualdi e Caliandro, dopo una prestazione comunque anonima. L’ottavo posto conclusivo – dietro anche Svezia, Belgio e Irlanda – è il peggiore mai ottenuto dalla selezione maschile assoluta (alla pari con Medulin 2002), il punto più basso di un percorso che ha vissuto anche momenti di eccellenza come l’oro di Ferrara 1998 e l’argento di Heringsdorf 2004. Donne Il momento del trionfo per la Spagna è arrivato nella gara donne. Oro a squadre, oro-bronzo nell’individuale, con Marta Dominguez sul gradino più alto e Rosa Moratò su quello più basso nel tripudio del pubblico di casa. A fare la gara è stata per buona parte l’ungherese Aniko Kalovics, che ha provveduto a selezionare il gruppo di partenti (peraltro composto da sole 46 atlete). Nel finale però la due volte campionessa europea dei 5000 metri – che era all’esordio negli Europei di cross, e vive a soli 120 chilometri da Toro – ha messo a frutto tutta la sua velocità, staccando prima la compagna Moratò, e poi l’ultima delle rivali, la francese Coulaud, siepista da 9:31. A far compagnia alle spagnole sul podio, la Gran Bretagna (seconda) e il Portogallo (terzo), mentre l’Italia chiude una pessima prova con il sesto posto d’assieme, l’ultimo tra le squadre. Notte fonda per le azzurre: l’unica a provarci è stata Elena Romagnolo, partita non lontano dalle prime, ma poi pian piano scivolata più indietro, fino ad un 32esimo posto che non rende onore alle sue potenzialità. Tutte insieme le altre: 35esima Michalska, 36esima Belotti, 37esima Desco e 38esima Tschurtschenthaler. “Non so come spiegarlo – le parole della Romagnolo – mi sentivo le gambe vuote, non avanzavo come avrei voluto. Stavo bene fino a qualche giorno fa, ma qui, fin dall’avvio, mi sono sentita in difficoltà. Sì, certo, sono delusa”. Under 23 uomini Se sprazzi d’azzurro dovevano manifestarsi, era previsto che provenissero soprattutto dalla gara Under 23 maschile. E così, puntualmente, è stato, con Andrea Lalli, ma anche Stefano La Rosa, generosi protagonisti fin dalle prime battute di gara. Avvio non velocissimo, probabilmente condizionato da un vento divenuto presenza costante, con il turco Kemal Koyoncu subito a mettersi in evidenza, ma attorniato praticamente da tutti i migliori della corsa. Si procede così, senza grossi tentennamenti (ma con l’andatura che sale, e i primi che cominciano ad accusare l’aumento del ritmo) almeno fino a due terzi di percorso. A quel punto sono in cinque a guidare il gruppo. Koyoncu, il russo Yevgeniy Rybakov, l’inglese Vernon, l’irlandese Ledwith e il nostro Andrea Lalli; è il turco, a questo punto, a prendere l’iniziativa con decisione, producendo un cambio di ritmo micidiale che schianta tutti gli avversari. Lalli tiene con i compagni di corsa, ma qualche centinaio di metri dopo, a circa un giro e mezzo dalla conclusione, Rybakov si lancia sulle tracce del turco, sgranando ulteriormente la pattuglia degli inseguitori. Lalli accusa il colpo, soffre, ma resiste; perde qualche posizione, fino al settimo posto, prima di ritrovare le energie per attaccare, e risalire fino ad un magnifico quarto posto. L’oro va Koyoncu, l’argento a Rybakov, il bronzo a Vernon. Le sorprese però non sono finite (sempre in chiave azzurra), perché da dietro Stefano La Rosa mette a segno un duemila metri finale straordinario, risalendo dall’undicesimo fino al quinto posto, piombando come un falco alle spalle di Lalli (alla fine un solo secondo dividerà i due). Malgrado queste due belle prestazioni, l’Italia è solo settima, perché dietro, gli altri, non brillano particolarmente (Gariboldi, caduto nel terzo giro, è 42esimo; Ruffoni 64esimo; Iannone 70esimo; Garavello ritirato). Oro alla Gran Bretagna, argento alla Polonia, bronzo alla Russia. “Non posso rimproverarmi nulla – commenta con la consueta cadenza molisana il bravo Lalli – non sono io che sono andato piano, sono gli altri che sono andati forte. Sì, posso dirlo, sono contento, il quarto posto al primo anno nella categoria under 23 non è da disprezzare. Quando il turco ha cambiato passo, non sono riuscito a seguirlo, è partito come un razzo, e mi sono anche detto che non dovevo rischiare. C’è stato un momento in cui mi sono ritrovato addirittura quasi fermo, poi ho reagito, e sono riuscito a risalire”. La rimonta di Stefano La Rosa ha del prodigioso: “Purtroppo ho sofferto ad un certo punto del solito mal di fegato, e ho perso terreno. Il finale però mi soddisfa, e mi dà fiducia per il futuro”. Under 23 donne La romena Ancuta Bobocel, ex campionessa europea juniores di cross (nonché due volte argento mondiale Under 20 dei 3000 siepi) era la favorita numero uno della nella prova riservata alle Under 23. E lei, per non mettere mai in discussione il ruolo, ha scelto di prendere il largo dal via, vincendo per distacco al termina di una vera e propria dimostrazione di forza. Dietro, hanno condotto una gara di rimonta l’olandese Herzog (seconda) e la polacca Kowalska (terza), ma tutte le altre hanno finito per accusare pesanti distacchi. Adelina de Soccio, la migliore delle azzurre, ha provato a seguire il treno delle prime (non ovviamente la scatenata Bobocel), mettendo in campo la consueta generosità. Ma ha dovuto arrendersi presto, vinta da una condizione palesemente lontana da quella messa in mostra a San Giorgio su Legnano (e probabilmente anche da un percorso non proprio adatto alle sue qualità). Il venticinquesimo posto finale è bugiardo sui reali valori in campo, ma anche concreto e stampato sugli ordini d’arrivo. Tre posti più indietro, 28esima, una positiva Giulia Francario, brava a dosare le energie e arrivare alle calcagna della più titolata compagna di nazionale. Settimo posto per le azzurre, performance che peggiora il bronzo dello scorso anno a San Giorgio (oro alla Gran Bretagna, argento alla Russia, bronzo alla Polonia). Quarantunesima Ombretta Bongiovanni, 45esima Martina Rocco, 50esima Valentina Costanza, 53esima Giorgia Vasari. Junior uomini Doppietta francese nella gara junior maschile, con il campione europeo di categoria dei 5000 metri Mourad Amdouni a festeggiare - dopo il titolo della pista - anche sul gradino più alto del cross, accompagnato nella sua cavalcata dal connazionale Florian Carvalho (curiosamente uno specialista degli 800 metri). Bronzo per l’ucraino Dmytro Lashyn, animatore della gara nelle parti conclusive. Avvio più tranquillo in questa prova, rispetto a quella al femminile: tutti i migliori nel gruppo di testa, con gli azzurri a navigare tra il ventesimo e il trentesimo posto. Prima variazione significativa dopo il terzo chilometro, con progressiva eliminazione di tutti i contendenti di vertice. Rimasti soli, i componenti il terzetto destinato ad occupare i gradini del podio hanno battagliato tra loro: Amdouni ha preso infine il largo, trascinando dietro di sé il compagno di nazionale. Titolo a squadre alla Francia, davanti a Gran Bretagna e Germania; sesto posto per l’Italia, con Paolo Pedotti (17esimo) a tagliare per primo il traguardo tra gli azzurrini. Bene dietro di lui anche Alessandro Turroni (21esimo), e Merihun Crespi (27esimo); peccato che il quarto azzurro, Andrea Seppi (66esimo), non sia riuscito a chiudere più vicino ai compagni, considerato che la Spagna, quinta, ha chiuso con soli sei punti di vantaggio. 75esimo posto per Giovanni Fortino, mentre Giorgio Scialabba si è ritirato. Un pizzico sotto le attese la squadra azzurra, il cui passo indietro rispetto all’oro del 2006 era praticamente scontato, ma non nei termini in cui si è concretizzato. Junior donne Pronostico rispettato nella gara Junior donne, con la diciottenne britannica Stephanie Twell, campionessa uscente, che si è confermata sul gradino più alto del podio dodici mesi dopo il successo di San Giorgio su Legnano. Dominio assoluto, quello della Twell: lasciate sfogare un paio di avversarie (la romena Barca e la russa Gordeyeva, poi finite lontano dalle prime), la Twell ha ingranato la marcia giusta, seminando tutte le compagne di corsa. Alla fine, per lei, un vantaggio molto ampio, a testimonianza di un tasso di classe decisamente al di sopra della media della gara. Argento alla polacca Urbanik, bronzo all’altra britannica Purdue. Dodicesime le azzurre, due posti meglio dell’anno scorso, ma con la migliore, ancora una volta la diciassettenne biellese Valeria Roffino, 45inquesima, scivolata qualche posizione più indietro rispetto a San Giorgio (dove fu 36esima). Più indietro le altre (52esima Sgarbanti, 62esima Costa, 64esima Epis, a completare il risultato di squadra; poi 72esimo posto per la sedicenne Pulina, e 75esimo per Inglese). Podio a squadre per – nell’ordine – Gran Bretagna (cinque atlete nelle prime otto), Russia e Ucraina. Se qualcosa si può rimproverare alle giovanissime azzurre – ma nemmeno a tutte - forse è il classico approccio troppo “morbido” alla gara, con partenza esageratamente defilata rispetto al nucleo centrale delle partecipanti (la maggior parte delle quali dotate di valori equivalenti a quelli delle azzurre). m.s. Nella foto in alto, Andrea Lalli; nell'immagine in basso, lo stesso Lalli (a sinistra) con Stefano La Rosa dopo la gara di Toro (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL) File allegati:
- RISULTATI / Full results
- LE FOTO DA TORO / Photos from Toro



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