Eaton, il cavaliere delle 10 fatiche

29 Agosto 2015

di Giorgio Cimbrico

Il gusto speciale del decathlon, mai cambiato dal tempo che scorre, turba e inquina, può esser colto dalle prime parole di Ashton Eaton. “Cosa ricorderò? Ricorderò i compagni che mi sono stati al fianco”. Il senso della confraternita, dell’ordine cavalleresco si spinge sino agli albori di una specialità che assomiglia a una chanson de geste. E prima delle parole è venuto il gesto: un abbraccio all’algerino Larbi Bourrada che ha dato una mano, mettendosi davanti, invitando Ashton a non lasciarsi illanguidire nella stanchezza in agguato, nella rassegnazione,, diventando punto di riferimento nella lotta contro cinque numeri: 4’18”25.

A quel punto, dopo nove tappe, Eaton era a 8216, una quota finale che per molti è un miraggio irraggiungibile. Correre sotto significava record del mondo, atterrando per la seconda volta sul pianeta dei 9000 punti. E così, dopo 800 passati in 2’22” che facevano pensare a un assalto fallito per spiccioli, Ashton si è dato l’ultima scossa, è diventato rotondo, si è avviato verso il valico della campana cancellando le crepe che si erano formate sulla facciata. A occhio, passaggio a 3’14”: necessari 63”. Cosa volete che siano per chi un giro sa lasciarselo alle spalle in 45”? Solo che questi 400 metri arrivavano dopo due giorni passati in questo catino caldo e umido, in questo Nido senza piume.

Spremere quel poco che è rimasto: è quel che fa, senza trascinarsi, senza arricchire di particolari drammatici il copione. Il riposo è di là dalla linea di meta: 4’17”52, sei punti di progresso che valgono il record del mondo portato a 9045 e un bonus da 100.000 dollari che per chi ha scelto questa strada sono una bella somma che fa dannatamente comodo. Non tutti sono ricchi come Bolt o i maratoneti delle majors. A seguire, l’abbraccio con Brianne (ancora seconda, il record della famiglia Zatopek resiste) e il momento per srotolare i fotogrammi che si sono ammonticchiati: il decathlon sarà anche zehnkampf, dieci battagli,e come lo chiamano i tedeschi, ma è anche un magazzino di sensazioni.

Il decathlon è anche come una matrioska: dentro il record, se ne possono celare altri dieci. Ashton Eaton da Portland, Oregon, 27 anni, padrone e signore con il più grande totale della storia, è salito a quota tre quanto a “mondiali parziali”: aveva già le mani sui 100 (10”21) e sul lungo (8,23). A epilogo della prima giornata ha aggiunto uno stordente 45”00, estirpando 68 centesimi al 45”68 messicano, datato Giochi ’68, di Bill Toomey che per di più di vent’anni fu il il marito della britannica Mary Rand, oro nel lungo a Tokyo ’64. Anche Ashton ha scelto una compagna della sua tribù, la canadese Brianne Theisen, una biondina con una discreta somiglianza con Chris Evert, che qualche giorno fa ha aggiunto l’argento mondiale a quello di due anni fa a Mosca e al titolo del Commonwealth conquistato a Glasgow l’anno scorso.

Dopo la prima giornata il proteiforme dell’Oregon, che per proporzioni può ricordare l’uomo vitruviano di Leonardo (1,85 per 84), era in linea per attaccare il suo record del mondo, centrato tre anni fa ai Trials di Eugene, quando aggiunse 13 punti al 9026 del soldato ceko Roman Sebrle, trasformandosi nel secondo incursore al di là della linea dei 9000 punti. Metà strada a Eugene 2012, 4728 punti, arrivati dopo 10”21, 8,23 (l’inizio fu mirabile…), 14,20, 2,05, 46”70. Metà strada a Pechino 2015: 10”23, 7,88, 14,52, 2.01 e il mirabolante 45”00.

Tre anni fa il campione olimpico e mondiale chiuse le sue fatiche con 13”70, 42,81, 5,30, 58,87 e 4’14”48 che gli fruttarono 4311 punti. Qui impatta sulle barriere (13”69, sei centesimi dietro il canadese Damian Warner, campione panamericano e alla fine secondo con un magnifico 8695), progredisce nel disco (43,34), fa un passo indietro nell’asta (5,20) malgrado progressi stagionali che lo avevano portato a 5,40, inizia a credere nell’impresa scagliando a 63,63 e arrabbiandosi per un banale nullo che gli avrebbe regalato un mezzo metro di più. Il flash back è finito, si può tornare ai 1500, a quell’ultimo giro, alla celebrazione che riunisce tutti i cavalieri. Manca solo il magnifico coro dei tifosi tedeschi 22 anni fa al Neckarstadion quando non fu celebrato il campione ma la bellezza.

“Il decathlon non è una questione di pelle” era scritto su una vecchia maglietta che gli amanti di questa disciplina vendevano tanti anni fa fuori proprio dallo stadio di Stoccarda. Vero, sin dagli albori: Jim Thorpe, pellerossa e irlandese, Daley Thompon scozzese e nigeriano, Dan O’Brien, nero e nordeuropeo, Brian Clay, nero e hawaiiano, oggi Ashton Eaton, afroamericano con mamma britannica. Mescolare il sangue significa mettere al mondo i più pacifici e coraggiosi tra tutti i guerrieri.

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