E' morto Candido Cannavò



E' morto Candido Cannavò. Lo storico direttore della Gazzetta dello Sport (ruolo rivestito per diciannove anni, fino al 2002), si è spento all'età di 78 anni, alla clinica Santa Rita di Milano, dove era stato ricoverato dopo aver accusato un malore nel pomeriggio di giovedì. L'atletica perde uno dei suoi più grandi estimatori e sostenitori, un vero innamorato della disciplina, che non perdeva occasione per sottolinearne forza educativa e propedeuticità nei confronti di ogni altra disciplina sportiva. L'atletica italiana si stringe ai familiari ed esprime un sentito, sincero cordoglio.

Di seguito, il ricordo di Cannavò pubblicato dal sito internet della sua amata Gazzetta.

Candido Cannavò è morto. Se n'è andato questa mattina alle 8.48 alla clinica Santa Rita di Milano dove era stato ricoverato giovedì scorso a seguito di una emorragia cerebrale devastante che lo aveva colto proprio mentre era nella sede della Gazzetta, in via Solferino a Milano. Aveva 78 anni e al suo capezzale in queste ultime disperate ore, ha avuto la moglie Franca e i tre figli Alessandro, Marilisa e Marco, ma fuori da quella camera d'ospedale in realtà centinaia di migliaia di suoi lettori facevano il tifo per lui, come testimoniato dai tanti messaggi pervenuti sulle pagine di questo sito. Per commemorarlo oggi si fermerà per un minuto tutto lo sport italiano.

L'AVVOCATO - Candido Cannavò (Catania il 29 novembre 1930) è un giornalista italiano. Ogni sua biografia inizia così. Ma definirlo soltanto "giornalista" è riduttivo. E' sufficiente citare l'Avvocato Giovanni Agnelli per raccontarlo: "Candido Cannavo decise di fare il giornalista, abbandonando un destino che lo voleva medico. Non sapremo mai ciò che ha perduto la medicina, ma sappiamo quanto ci ha guadagnato lo sport, e noi con lui". Anche se Cannavò aveva dichiarato che "Il mio approccio allo sport è tuttora una sorta di mistero che mi porto dentro".
LA SICILIA - Che incredibile storia quella del "Direttore", che iniziò la sua carriera all'età di 19 anni alla Sicilia, dove scriveva di sport, società e costume. Nel 1955 esordì come corrispondente della Gazzetta e il nome e il volto divennero ben presto familiari. Cannavò inviato speciale, testimone del tempo: Mondiali di calcio, 9 Olimpiadi, un incredibile numero di Giri d'Italia. "Ho collaborato per anni alla Gazzetta - raccontava -. conoscevo praticamente tutti, ci si vedeva spesso, insomma, mi sono trovato a casa". Ecco, il concetto di "casa" è stato tutto sommato il leit-motiv dell'era Cannavò.
APPLAUSI - Alla Sicilia era caporedattore dal 1975. Impeccabile professionista, fu chiamato nel 1981 dalla Gazzetta che lo volle vicedirettore, poi condirettore, fino a succedere il 12 marzo 1983 a Gino Palumbo come direttore responsabile della "Rosea". La realizzazione di un sogno, tra l'altro accolto dalla redazione con applausi a scena aperta.
19 ANNI - È rimasto in carica 19 anni, fino al 12 marzo 2002, quando è stato sostituito da Pietro Calabrese. Strano il destino: esattamente diciannove anni dopo quegli applausi scroscianti. Un vero record. Quando Cannavò prese in mano il timone, La Gazzetta dello Sport era già un fenomeno sociale che si consolidò come maggiore giornale italiano. Il 13 marzo di quell'anno tornò regolarmente al lavoro, perché di andarsene in pensione non ne aveva voglia. Divenne così l'opinionista per eccellenza con le rubriche Candidamente e Fatemi capire. Continuò a seguire il Giro d'Italia e non si perse un'Olimpiade: pane quotidiano. Correndo da una tappa all'altra, ritirando premi e riconoscimenti in tutta Italia. Sempre di corsa. Da vero mastino della notizia. Fantasia fervida: nitida. Sempre al lavoro. Per scrivere Una vita in rosa, Libertà dietro le sbarre, E li chiamano disabili, Pretacci. Storie di uomini che portano il Vangelo sul marciapiede, a sottolineare che oltre allo sport esistono problemi quotidiani che graffiano il cuore. Come sottolineato nel suo ultimo appuntamento con Fatemi capire del 19 febbraio, in cui, trattando il dramma di Marassi ha scritto: "...Ora preghiamo il Cielo perché quel tifoso si salvi".

 




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