Duplantis, la scalata del Mondo

14 Marzo 2017

All’età di 17 anni e 4 mesi, il precoce figlio d’arte svedese con 5,82 ha migliorato il primato mondiale under 20 e anche quello di famiglia

di Giorgio Cimbrico

Lo svedese di Louisiana ha un nome che ricorda le magnolie del vecchio Sud: Armand Duplantis. E proprio in un giardino di Fayetteville è cominciata un’avventura che lo ha portato in alto, molto in alto: nessuno a 17 anni e 4 mesi aveva mai superato 5,82, primato di famiglia (papà Greg ha chiuso la carriera con 5,80), primato svedese (Armand, o Mondo come lo chiamano tutti, ha abbracciato il paese di mamma, Helena Hedlund, ex eptatleta e pallavolista) ed ennesimo primato di categoria, l’ultimo di una lista che non finisce mai e che prende il via su un’improvvisata pedana dietro casa in piena puerizia.

La vita e i progressi di Duplantis, nato il 10 novembre 1999, sono tutti documentati, quasi un Truman Show: le gare con i fratelli Andreas e Antoine, le urla di giubilo, il primo record che ovviamente non si scorda mai. A 7 anni scavalca 7 piedi e 8 pollici, 2,33. World Record, segnala una sovraimpressione. È un diario di immagini che può esser rintracciato su You Tube, e ha cadenze che riportano fatalmente a un altro piccolo-grande maestro della precocità: Wolfgang Amadeus Mozart. Se a 7 anni il salisburghese era in grado di comporre le prime sinfonie, semplici nella struttura ma perfette nella composizione e nell’armonia, alla stessa età lo svedesino, minuscolo come uno dei bambini che hanno deciso di far parte della banda di Peter Pan, offre con la sua asticciola rincorse decise e un’azione aerea già baciata da un grande nitore.

È tutto dentro quel filmato dal montaggio semplice: anno dopo anno, palestra dopo palestra, stadiolo dopo stadiolo, Armand cresce (non tanto: oggi è dato 1,68 per 61, un peso leggero) e si arrampica sempre più in alto in una colonna sonora di urla commosse, in un tremolio improvviso della telecamera, normale quando a filmare sono gli appassionati mamma e papà. Le immagini vanno viste e riviste perché possono rivelare particolari interessanti: quando per la prima volta Armand scavalca 13 piedi, l’occhio del regista inquadra in primo piano un giovanotto che a sua volta riprende la scena: è Renaud Lavillenie, andato in un lontano palazzetto del Sud a dare un’occhiata a chi, per risultati e complessione, si propone come suo erede, come cavaliere che ambisce agli azzurri spazi.

Mondo vince sempre, anche quando decide di concedere variazioni sul tema e partecipa a uno strano triathlon che comprende triplo, asta e 120 yards con ostacoletti, mettendo in vetrina grande coordinazione, uno degli strumenti che non deve mancare al repertorio dell’astista. L’exploit che espone per la prima volta il suo nome a una certa notorietà è il 3,86 toccato a 10 anni: è record del mondo, per decenni, undicenni e dodicenni.

Dal 2015 ad oggi brucia le tappe: campione del mondo giovanile a Cali, saltando 5,30, a 15 anni e mezzo; terzo, con 5,45, ai Mondiali under 20 di Bydgoszcz gareggiando contro avversari due anni più anziani, dopo essersi portato a 5,49 in inverno, un record per sedicenni che gli è stato sottratto, con 5,53, dal greco Emmanouil Karalis.

Il resto è cronaca piuttosto fresca: 5,72 su una pedana che conosce bene, a Baton Rouge, capitale dello stato dove vive, 5,75 a New York e qualche giorno fa, ai New Balance Nationals indoor ospitati alla neogotica Armory di Nyc, il volo oltre 5,82. A 17 anni Mozart era ormai in grado di comporre opere. Armand, anche.

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