Donato: "Essere in due a Mosca sarà di aiuto"



Mentre Paolo Camossi al sesto tentativo otteneva con 16,85 il passaporto per i Mondiali, Fabrizio Donato era accucciato alla balaustra, con la borsa del ghiaccio sulla caviglia sinistra: “Un infortunio stupidissimo, sono inciampato all’uscita dal salto di 17,24 e mi sono leggermente storto la caviglia. Niente di serio, ma non voglio rischiare, per questo mi sono fermato prima”. Il suo 17,24 conferma che siamo di fronte a un Donato del tutto nuovo: “Non ci sono particolari segreti, è solo che ho ritrovato la padronanza del mio salto. In questo momento quel che meglio funziona è il passaggio dall’hop allo step, ma so che in generale si può fare meglio, perché quando ci si proietta allo stacco a grande velocità come sono tornato a fare è difficile che tutto funzioni alla perfezione". Un altro segreto però c’è: “Sì, la presenza di mia figlia Greta, mi ha dato una forza nuova. Ora vorrei gareggiare a Gand il 26 ma se vedo che la caviglia fa male evito, non voglio rischiare. Andare a Mosca con Camossi sarà un motivo in più per far bene, sono contento che siamo tornati entrambi a buoni livelli, averlo vicino in un evento importante dà sempre qualcosa in più”. “Se avessi potuto avrei continuato a saltare, almeno altri tre-quattro tentativi”. La prima sensazione che Simona La Mantia esprime al termine della sua gara è la voglia di gareggiare, la gioia che le ha dato il calcare la pedana, prima ancora che la misura ottenuta: “La gara è andata come mi aspettavo, sentivo proprio il bisogno di gareggiare, di testarmi. Pian piano sono andata sempre meglio, mi sono ritrovata, sono sicura che continuando la gara mi sarei migliorata ancora perché né il 14,10 né il 14,24 mi hanno appagato. La mia difficoltà attuale è collegare la rincorsa, che già va bene, con i balzi, e questi automatismi si ritrovano solamente gareggiando, perché in allenamento non ho mai provato la rincorsa intera”. Il fatto che la sua prestazione valga il sesto posto mondiale attuale significa poco: “Manca un mese ai Mondiali, molte atlete devono ancora iniziare. Io tornerò in pedana al meeting di Atene, spero di progredire già allora. Per Mosca io mi aspetto una finale, ma so che non sarà facile entrarvi”. Appena finita la gara e sfogata la sua rabbia agonistica, Francesco Scuderi è andato a cercare la sua fidanzata Manuela, per condividere con lei la gioia del suo ritorno ai vertici nazionali: “Devo a lei se sono uscito dal tunnel, mi ha aiutato a ritornare uomo e atleta dopo una malattia terribile, che mi aveva minato nel morale prima ancora che nel fisico. Questa vittoria significa tanto, significa che sono tornato quello di una volta, che sapeva tirare fuori il meglio di sé nelle occasioni che contano. Il tempo me lo aspettavo, perché dopo Glasgow mi ero fermato due settimane per lavorare duro in vista di questo appuntamento”: Il suo 6.69 gli vale il passaporto per i Mondiali, ma Scuderi ha qualche ritrosia a pensarsi in gara nella competizione iridata: “Sia chiaro, nessuno come me ama la maglia azzurra e voglio sempre onorarla, ma voglio andare a Mosca convinto di avere chances per passare almeno un turno. Per questo vorrei avere prima qualche altra occasione agonistica per capire meglio a che punto sono, anche perché la stagione indoor per me è un passaggio non finalizzato, io penso solo al’Europeo, che per noi italiani, vista la situazione generale, vale come un’Olimpiade, è lì che si può finalmente emergere”. E’ stata una gara strana, quella degli 800 maschili. Maurizio Bobbato al termine era piuttosto affaticato ma contento del titolo ottenuto: “Sono stato preso più volte in contropiede, è stata dura tenere a bada i miei rivali. La stagione indoor non era nelle mie intenzioni, anche perché a fine settembre mi sono dovuto fermare a lungo per una lesione al tendine del piede destro. Ho potuto però lavorare molto bene nello stage di un mese in Sudafrica, che mi ha dato ottime sensazioni. A questo titolo indoor tenevo molto, se servirà sno disponibilissimo per tornare in pista per la Coppa Europa di Lievin, per i Mondiali invece non credo di essere pronto, c’è troppo poco tempo per essere competitivo. Il mio obiettivo sono gli Europei di Goteborg, voglio prepararli con calma e per bene”. Nella prova femminile secondo titolo per la Oberstolz, per la quale questo era l’ultimo test prima dei Mondiali: “La pista di Ancona non è veloce, questo è notorio. Io comunque ho condotto la gara come mi aspettavo, senza problemi, dettando il ritmo. Mi piacerebbe, con l’andare avanti della stagione, migliorare ulteriormente il mio personale e scendere sotto i 2:03, magari ai Mondiali trovando la gara giusta”. Per un obiettivo simile sarebbe disposta anche a prendere in mano le redini tattiche della batteria: “Se serve non ho paura, ma bisogna capire chi avrò nella mia qualificazione e come dovrò impostare tatticamente la gara, per questo servirà l’aiuto dei tecnici azzurri”. g.g. Nella foto piccola: Simona La Mantia. Nella foto grande: la volata dei 60 metri vinta da Scuderi (foto Petrucci/FIDAL)

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