Divina Nadia, la più amata dagli italiani

21 Settembre 2025

Con la doppietta di Tokyo, Battocletti entra definitivamente nella storia dei grandissimi dell'atletica. I precedenti di Mennea e Panetta

di Fausto Narducci

Contro i mostri sacri mondiali di oggi (Chebet e Kipyegon) in gara a Tokyo, accanto a quelli italiani di ieri quando si tratta di fare confronti. Nadia Battocletti, la mezzofondista più amata dagli italiani, è in entrambi i casi nella storia. Con la doppietta iridata sul podio (argento 10.000 e bronzo 5000) realizzata a Tokyo a distanza di una settimana, la trentina ha firmato una impresa nell’impresa. E’ infatti la prima azzurra a centrare due medaglie nella stessa edizione dei Mondiali e la terza in assoluto. Prima di lei c’erano riusciti soltanto Pietro Mennea (argento 4x100 e bronzo 200 nel 1983) e Francesco Panetta (oro 3000 siepi e argento 10.000 nel 1987). A livello individuale l’unico precedente è quindi quello del calabrese, mezzofondista come lei. Un’ulteriore soddisfazione per la regina azzurra dei Mondiali che aveva centrato la doppietta (due ori 5000-10.000) già agli Europei di Roma 2024 e l’aveva sfiorata anche all’Olimpiade di Parigi: prima dell’argento dei 10.000 del 9 agosto, nei 5000 (5 agosto) il suo quarto posto era stato “promosso” temporaneamente a bronzo per la squalifica poi rientrata della keniana Kipyegon. Ovviamente ci sono settori dell’atletica (lanci e salti) in cui è quasi impossibile realizzare doppiette: Fiona May, leader dei medagliati iridati azzurri con 2 ori, un argento e un bronzo ha gareggiato solo nel lungo. Quella di Nadia è la seconda medaglia di una donna azzurra sui 5000: ad Atene ‘97 la valdostana Roberta Brunet aveva conquistato l’argento alle spalle della romena Gabriela Szabo. Tra gli uomini mai nessun azzurro è salito sul podio dei 5000 ai Mondiali. Vediamo i due precedenti.

Mennea a Helsinki ‘83
Pietro Mennea era abituato alle doppiette sul podio (2 ori individuali agli Europei di Praga ‘78, un oro e un bronzo in staffetta all’Olimpiade di Mosca ‘80) e perfino alle triplette come quella di Roma ‘74  (oro 200, argento 200 e 4x100). A Helsinki ‘83, prima edizione dei Mondiali, chiuse la sua carriera ad alto livello sul podio prima della mezza delusione di Los Angeles ‘84 e dell’addio di Seul ‘88, con il bronzo dei 200 e l’argento storico della 4x100. Singolare la collocazione delle due gare come si usava ai tempi: il 9 agosto la staffetta e il 14 agosto i 200. Nella 4x100 il barlettano mise il sigillo da par suo in un’impresa entrata nella storia dell’atletica italiana: Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea si divisero oltre all’argento un record italiano (38.37), che durò ben 27 anni, alle spalle degli imprendibili statunitensi (record mondiale in 37.86) ma davanti a sovietici e tedeschi orientali. Cinque giorni dopo arrivò nei suoi 200 (vento +1,2) un bronzo che non poteva accontentarlo fino in fondo visto il livello (basso) della gara: con 20.51 Pietro fu battuto dai due americani. Il quotato Calvin Smith (20.14) e il meno conosciuto Elliott Quow (20.41). Ma si prese comunque il lusso di precedere ancora l’argento di Mosca Allan Wells (20.52), a fine carriera, e al settimo posto Carlo Simionato (20.69). Quanto basta per diventare l’eroe dell’Italia salita all’ottavo posto del medagliere ma al ritorno in patria esplosero le polemiche: tutte le attenzioni mediatiche si concentrarono su Pietro mettendo in ombra gli altri componenti del quartetto d’argento che fecero sentire la loro voce. Succedeva anche questo. 

Panetta a Roma ‘87
Poco più di una settimana (da venerdì 29 agosto a sabato 5 settembre) trascorse anche fra le due medaglie conquistate da Francesco Panetta ai Mondiali di Roma ‘87. Il ragazzo di Calabria, trapiantato a Milano alla corte di Giorgio Rondelli, non si accontentò dell’argento “regolare” dei 10.000 alle spalle dell’imprendibile keniano Paul Kipkoech ma nel sabato più pazzo del Villaggio Atletico stupì i 5 milioni di telespettatori davanti alla tv con una fuga impensabile e apparentemente impossibile, dopo il primo chilometro controllato dagli ‘alfieri’ Boffi e Lambruschini. Chi non ricorda le palpitazioni (ce la fa o non ce la fa?), la caduta di Kipkemboi e quell’ultimo giro accompagnato dal tifo calcistico dell’Olimpico. Panetta vinse in 8:08.57 lasciando a oltre un secondo e mezzo il tedesco orientale Melzer (8:10.32) e ancora più staccato il belga Van Dijck (8:12.18).

RISULTATI - FOTOGALLERY

LE BIO DEGLI AZZURRI DI TOKYO

GLI ORARI DEGLI AZZURRI - TV E STREAMING - LA PAGINA WORLD ATHLETICS - TUTTE LE NOTIZIE
 

SEGUICI SU: Instagram @atleticaitaliana | Facebook www.facebook.com/fidal.it | X @atleticaitalia | TikTok atletica.italiana



Condividi con
Seguici su:

Pagine correlate

 CAMPIONATI MONDIALI su PISTA