Dallavalle, una famiglia per l'atletica

20 Settembre 2025

Andrea è 'nato' sui campi seguendo la passione di mamma, papà, fratello e sorella

di Fausto Narducci

L’Italia del triplo va a braccetto con la misura di 17,64: a Parigi era valsa il bronzo olimpico ad Andy Diaz, a Tokyo l’argento iridato ad Andrea Dallavalle. E’ del piacentino la medaglia numero 6 della spedizione azzurra che eguaglia numericamente il bottino record di Goteborg ‘95 a due giornate dalla fine. Una medaglia che, fino all’ultimo salto della gara, sembrava placcata da un metallo ancora più pregiato ma il 17,64 ottenuto dal piacentino al sesto salto non ha resistito all’assalto decisivo del fuoriclasse portoghese Pedro Pichardo che ha stampato un 17,91 all’altezza della sua immensa classe. Peccato per Andy Diaz, campione del mondo indoor, che in precarie condizioni di forma si è dovuto accontentare del sesto posto (17,19) incrementando comunque il numero dei finalisti azzurri che a due giornate dalla fine si assestano a quota 13. Il record appartiene all’edizione di Atene 1997 con 16.

QUARTO ITALIANO DI SEMPRE - Dopo il bronzo agli Europei indoor di Apeldoorn alle spalle di Diaz e il lungo infortunio per l’infiammazione al ginocchio sinistro che l’ha tenuto lontano dalle pedane, al finanziere sono bastate dunque due sole gare per incrementare in maniera esponenziale il suo primato personale: 17,36 indoor in questa stagione ad Ancona il 23 febbraio, 17,35 all’aperto quattro anni fa a Grosseto il 12 giugno 2021. Quasi trenta centimetri di miglioramento in un colpo solo e nella gara più importante della sua vita sono la conferma che aveva fatto bene il d.t. Antonio La Torre a credere in lui anche nei momenti più bui. Il 17,64 lo colloca al secondo posto nella graduatoria italiana all’aperto e al quarto posto in quella assoluta considerando anche le gare indoor. All’aperto Dallavalle ha davanti solo l’immancabile Diaz con il primato italiano di 17,75 del 2023 al Golden Gala di Firenze allo stadio Ridolfi. A livello outdoor Andrea ha però superato in un solo colpo alcuni specialisti che hanno fatto la storia della specialità: Fabrizio Donato (allenatore di Diaz) 17,60 nel 2000; Daniele Greco 17,47 nel 2012 e Paolo Camossi (responsabile azzurro dei salti) 17,45 nel 2000. In assoluto bisogna però considerare le misure indoor che in questa specialità sono migliori di quelle outdoor: 17,80 di Diaz nello scorso marzo ai Mondiali di Nanchino, 17,73 di Fabrizio Donato a Parigi 2011 e 17,70 di Daniele Greco a Goteborg nel 2013.

LA NOTTURNA DEL 2000 - Il 17,64 di Dallavalle sopravanza e ci riporta alla memoria quella che è considerata la più grande gara italiana del triplo. Chiunque sia stato sugli spalti il 7 giugno del 2000 non potrà mai dimenticare il duello che Fabrizio Donato e Paolo Camossi misero in atto nella Notturna all’Arena di Milano. Alla fine con vento appena entro i limiti vinse Donato con il record italiano di 17,60 (+1,9) al quinto salto migliorando di 31 centimetri il precedente primato di Paolo Camossi che però rispose al sesto salto con un 17,45 (+1,5) che migliorava a sua volta il vecchio record. Fa impressione pensare che a Tokyo Dallavalle ha saltato più lontano di loro.

PRECEDENTI IRIDATI - Mai l’Italia aveva conquistato il podio nel triplo ai Mondiali a livello maschile mentre a livello femminile esiste il precedente di Magdelin Martinez a Parigi 2003. Ma anche l’elenco dei finalisti azzurri iridati nella specialità (intesi come piazzamenti tra i primi otto) non è particolarmente lungo. Dallavalle e Diaz portano il conto a 7: Camossi a Siviglia ‘99 (5° con 17,29); Schembri a Mosca 2013 (8° con 16,74); Dallavalle (4° con 17,25) e Ihemeje (5° in 17,17) a Eugene 2022; Ihemeje (8° con 16,91) a Budapest 2023. L’unico precedente di due finalisti azzurri risale quindi a Eugene.

QUESTIONE DI FAMIGLIA - Ci sono tante famiglie “atletiche” a Tokyo ma per numero quella dei Dallavalle le batte tutte: cinque su cinque fanno o hanno fatto atletica. Come ha raccontato dopo l’argento, Dallavalle è nato praticamente in mezzo a un campo sportivo, ancora più specificamente nella sabbia visto che la madre è una ex lunghista e l’aveva portato al campo di Piacenza già a sei anni. Ma vediamo i trascorsi atletici dei vari componenti. La madre di Andrea, Maria Cristina Bobbi (classe 1962), è stata una dei grandi talenti emiliani con un record personale di 6,19. Fra il ‘77 e l’83 ha vinto 7 titoli italiani, l’ultimo dei quali a livello assoluto ai campionati italiani indoor con 5,97. Il padre Fabrizio (classe 1960) ha gareggiato nello sprint con personali di 11”1 (100), 23”1 (200) e 51” (400) prima di diventare nell’83 allenatore e dirigente dell’Atletica Piacenza. La sorella Chiara (classe ‘98) si è dedicata soprattutto alla marcia prima di ritirarsi per impegni di lavoro. Ma è stato soprattutto il fratello Lorenzo (classe ‘95), più grande di 4 anni, che gli ha aperto la strada nel triplo essendo stato finalista agli Europei juniores di Rieti 2013 (6° con 15,51) e decimo ai Mondiali under 20 di Eugene 2014 (15,54) dove aveva ottenuto il personale ventoso in qualificazione con 15,99. Frenato da problemi alla schiena, Lorenzo si è ritirato nel 2022 con un personale di 15,92 ottenuto nel 2014 a Torino e oggi fa l’allenatore.

LA SUA STORIA - Andrea è nato e si allena a Piacenza ma vive in provincia, a Gossolengo. Portacolori delle Fiamme Gialle, ha raggiunto a Tokyo la medaglia iridata che gli era sfuggita per sei centimetri nel 2022 con il quarto posto di Eugene dietro allo stesso Pichardo (17,95), al burkinese Zango (17,55) e al cinese Zhu Yaming (17,31). Nato il 31 ottobre ‘99 ha iniziato a fare atletica nel 2005, all'età di sei anni (categoria esordienti), nell'Atletica Piacenza approdando nel 2018 alle Fiamme Gialle. A 12 anni è stato scoperto da Ennio Buttò che è ancora oggi il suo allenatore e lo ha seguito dalle tribune, consigliandolo al meglio anche per il salto decisivo. Una progressione costante la sua, che ha fruttato quattro podi in manifestazioni internazionali giovanili e due migliori prestazioni di categoria che detiene ancora oggi: quella under 20 con 16,87 (Grosseto, 21 luglio 2017) e quella under 23 con 17,35 (Grosseto, 12 giugno 2021). Nel secondo caso, in occasione dei campionati italiani juniores e promesse aveva migliorato di 15 centimetri il limite detenuto da Daniele Greco, l’altro talento del triplo azzurro purtroppo fermato dagli infortuni. Si era così guadagnato la partecipazione ai Giochi di Tokyo raggiungendo a 21 anni la sua prima finale olimpica (16,99) e sfiorando l’accesso nei primi otto (9° con 16,85). Argento dietro a Pichardo agli Europei di Monaco 2022 (17,04) e 8° agli Europei di Roma 2024 (16,90), Dallavalle ha dovuto però fare i conti con i problemi alla caviglia destra che è stata sempre il suo tallone d’Achille: ben quattro infortuni che l’hanno costretto cinque anni fa a cambiare piede di stacco. Proprio i problemi fisici gli hanno impedito di partecipare ai Mondiali di Budapest e lo hanno frenato ai Giochi di Parigi 2024 dove si è fermato in qualificazione. Poi, dopo lo splendido bronzo agli Europei indoor di Apeldoorn, una nuova ricaduta che ha rinviato il suo esordio all’aperto alle qualificazioni di Tokyo dove con 17,08 al primo salto ha confermato di essere tornato in piena forma e, come ha detto, ha ricominciato a sognare la medaglia. Grande appassionato di motori, Andrea Dallavalle è laureato in Banking and Consulting all’Università Cattolica di Piacenza. Il suo vezzo sono gli orecchini che però non indossa in gara e le mutandine con la scritta Diabolik che da dieci anni riserva per le occasioni importanti. Un portafortuna che ha funzionato anche a Tokyo.

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