Coppa Europa, Italia sesta, Howe si blocca



La Coppa Europa 2008 va alla Russia tra le donne e alla Gran Bretagna tra gli uomini; l'Italia è sesta sia con le ragazze (che superano Bielorussia e Germania), sia con i maschi (che solo alla fine scavalcano la Spagna). Ma quello che resta della seconda giornata di gare ad Annecy, malgrado le tante belle cose viste in pista e sulle pedane, è soprattutto l'infortunio di Andrew Howe nei 200 metri. Il vice campione del mondo del lungo ha chiuso la prova praticamente al passo (per lui ottavo posto in 20.88), dopo che a metà rettilineo un problema muscolare lo aveva indotto a smettere di spingere, proprio mentre era, dalla scomoda prima corsia, impegnato nella ricerca di un piazzamento dalle parti della testa che non sembrava impossibile. "Ho sentito un crampo all'ingresso in rettilineo, con il fastidio che aumentava sempre di più passo dopo passo, fin quando non ho deciso di mollare. Non so quanto possa essere grave, davvero non ne ho idea, ma credo di aver chiuso il gas prima che le cose potessero mettersi male. No, sono ottimista, ma comunque bisognerà vedere". La prima diagnosi dello staff sanitario azzurro, comunicata dal dottor Pierluigi Fiorella, parla di una distrazione muscolare ai flessori della gamba destra, la cui entità sarà valutata nelle prossime  48 ore. Howe sosterrà dunque al rientro in Italia - probabilmente tra martedì e mercoledì - tutti gli accertamenti del caso (più che probabile l'effettuazione di una risonanza magnetica a Roma).

Fin qui la vicenda dell'argento iridato di Osaka. Il pomeriggio di Coppa ha comunque fornito molti elementi degni di attenzione. A cominciare dalla pedana dell'alto, dove Antonietta Di Martino è tornata a volare (o perlomeno, dove è apparsa assai vicina al decollo). Il suo 1,95 (secondo posto in comproprietà con l'ucraina Styopina, e alle spalle della tedesca Friedrich, capace di un mostruoso 2,03) non è ancora all'altezza delle vette toccate un anno fa, ma molti segnali inducono all'ottimismo. Il terzo tentativo all'1,97, fallito di un soffio (asticella giù per un contatto dei polpacci) ha messo in mostra le qualità migliori dell'azzurra, finalmente più veloce in pedana, anche se non ancora capace di riprodurre in ogni rincorsa il suo potenziale: "Ho litigato un po' con i riferimenti a terra, mi si spostavano di continuo, tanto che il secondo salto a 1,97 penso di averlo proprio buttato via. In ogni caso sono soddisfatta: quest'anno ho affrontato una preparazione diversa rispetto al 2007, mirata esclusivamente all'Olimpiade, al grande appuntamento estivo. Preferisco crescere gradualmente, evitando di arrivare priva di energie in agosto". L'altro eroe di giornata è il carabiniere Fabrizio Schembri, ufficialmente il quinto italiano della storia a varcare la fatidica soglia dei 17 metri nel triplo. Il salto buono è stato il secondo, misurato a 17,01, e contraddistinto da un lieve alito di vento contrario (-0.2); ma anche nel terzo tentativo Schembri ha saputo rimbalzare in pedana, atterrando a 16,96 (serie: 16,27; 17,01; 16,96; 16,72). Il terzo posto alle spalle del britannico Idowu (17,46) e del francese Fofana (17,21) vale un'altra fetta di soddisfazione. "Sono in condizioni eccellenti già da un po' di tempo, ma per un motivo o per un altro non riuscivo ad ottenere i 17 metri. Mi dispiace per il minimo olimpico fallito (17,10, ndr), ma oggi non posso proprio dire di essere insoddisfatto".

La palma della sfortuna, unita a quella della bravura, va alla comasca Micol Cattaneo, seconda donna italiana ad abbattere il muro dei 13 secondi nei 100 metri ad ostacoli. Il cronometro dice 12.98 (con vento contrario di -1.3 m/s!), ad un solo centesimo dal record italiano di Carla Tuzzi (vecchio di quattordici anni), e a due dal minimo A di ammissione ai Giochi. L'azzurra è quinta in una gara di grande sostanza (vittoria all'ucraina Snihur, 12.81, in sei vanno sotto i 13 secondi), grazie alla solita cattiveria tra le barriere, divenuta ormai una nota caratteristica, e al buono start (0.149, il migliore del lotto). Nel dopo gara, un pianto inconsolabile, per un'atleta che ha già patito quest'anno l'esclusione dalla finale mondiale indoor di Valencia per soli quattro centesimi. Merita la copertina anche una semi-esordiente come Tania Vicenzino, la lunghista friulana capace di migliorarsi sulla magica pedana di Annecy fino a 6,52 (vento nullo), nel primo dei suoi quattro salti (serie: 6,52; 6,35; N; 6,23). Per lei quinto posto, nella gara vinta dalla russa Kolchanova con la miglior prestazione mondiale dell'anno, 7,04 (+1.7). Da elogiare senz'altro anche Silvia Salis, quinta nel martello con 70,05, due soli centimetri meno del personale, anche in questo caso - coime già accaduto per la Vicenzino - in un contesto di assoluto rilievo, vista la vittoria della bielorussa Menkova con 75,97. Meno brillante del solito Chiara Rosa, quarta nel peso con un 18,03 (serie: 17,68; 17,72; 18,03; N) che non rende merito al valore della padovana. Anche perché, tolta la bielorussa Leantsiuk (19,43), il secondo posto - il 18,55 della Schwanitz - era probabilmente alla portata. "Quando senti il peso così leggero - il pensiero dell'azzurra - c'è qualcosa che non va. Sono troppo in forma, evidentemente la mia forza in questo momento non è pari alla mia velocità". Meritano un elogio anche Elisa Cusma nei 1500 metri, ancora afflitta da dolori addominali in gara ma comunque in grado di battagliare fino al termine (quinta con 4:21,03), Vincenza Calì, quarta nei 200 metri in 23.48 (-0.2), e la maratoneta Vincenza Sicari, quinta nei 5000 metri in 16:00.30. La mezza debacle al maschile prende forma con una serie di controprestazioni, tipo il sesto posto di Hannes Kirchler nel disco (59,00, anche se pesa una contrattura alla coscia destra nel riscaldamento), o l'ottavo posto (14.17, vento -0.6) di Emanuele Abate nei 110hs: il ligure litiga con le barriere in avvio e perde il ritmo all'incirca dopo il terzo ostacolo, ripartendo praticamente da fermo. Per il resto, qualche buona cosa, tipo il quarto posto di Matteo Villani nelle siepi (8:36.76, con una prova di carattere), il quinto negli 800 di Lukas Rifeser (1:50.65, bravo a superare due avversari nello spazio di tre centesimi), e soprattutto il quarto dell'esordiente Roberto Bertolini nel giavellotto, con tanto di personale portato a 74,56. Giorgio Piantella fa penare un po' nell'asta, quando incappa in una serie di errori su quote basse, ma poi è bravissimo a valicare i 5,40 alla prima, piazzandosi quinto; Stefano La Rosa interpreta bene la gara nei 3000, ma poi si perde nel finale, troppo muscolare per le sue caratteristiche (sesto in 8:06.04). Le staffette conclusive danno segnali contrastanti. Le ragazze non brillano, anzi, finiscono ottave in 3:34.15 (parziali forniti dal Comitato organizzatore, le prime due frazioni sono state ovviamente stimate: Milani 54.13, Ceccarelli 53.46, Bazzoni 54.84, Reina 51.72); gli uomini combattono egregiamente, finendo quinti in 3:03.66 (parziali: Licciardello 46.23, Galletti 45.45, Galvan 46.01, Barberi 45.97).

Manca l'ufficialità (arriverà in serata sul sito internet della Associazione europea, www.,european-athletics.org), ma l'Italia con ogni probabilità ha ottenuto l'ammissione alla Finale Super League del Campionato Europeo a squadre 2009. Al termine della prima giornata, la somma dei punteggi di uomini e donne poneva gli azzurri al quarto posto assoluto nella graduatoria continentale. Non resta che attendere, prendendo commiato da una manifestazione, la Coppa Europa, che ha contribuito negli anni a far crescere l'amore per l'atletica in tanti, nel nostro ed in altri paesi. L'augurio è che la nuova formula riesca a fare altrettanto.

m.s.

Nella foto in alto, Andrew Howe nel difficile finale di corsa; in basso, Antonietta Di Martino in azione (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)

File allegati:
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