Buon compleanno Tito Morale: 80 anni!

04 Novembre 2018

Bronzo olimpico a Tokyo 1964, l'azzurro è stato campione continentale e primatista del mondo dei 400 ostacoli con una memorabile vittoria agli Europei di Belgrado nel 1962

di Giorgio Cimbrico

Tito Morale è nato vent’anni giusti dopo la firma della resa dell’esercito austro-ungarico, il giorno della Vittoria, ed è in questo 4 novembre che giunge a far parte del club degli ottuagenari. Lo fa in gran forma. Un recente incontro sotto il sole di Formia è eloquente: un bel giovanotto con qualche ruga e molti capelli, il solito spirito sospeso tra l’ironico e il sarcastico, con qualche spruzzo polemico.

Sarà inutile ricordarlo ai vecchi aficionados, ma non c’è dubbio che il suo giorno dei giorni sia venuto il 14 settembre 1962, al Partizan di Belgrado: titolo europeo e record del mondo in un colpo solo, eguagliando Glenn Davis, tre limiti tra il ’56 e il ’58. La vittoria di Tito rimane tra le più larghe che storia ricordi: 49.2 lui, 50.3 Joerg Neumann e 50.5 Helmut Janz, i due tedeschi d’occidente che andarono a dividersi gli altri scalini del podio. Era il logico approdo di un progresso iniziato, sotto la guida di Giordano Cumar prima, di Sandro Calvesi poi, ai Giochi di Roma (escluso per un nulla dalla finale) e proseguito nel ’61 con il successo alle Universiadi di Sofia e soprattutto con l’accoppiata di record continentali, 49.7 sulla distanza metrica e 50.1 su quella imperiale, le 440 yards.

L’Italia ha avuto primatisti mondiali in una miriade di specialità, dallo sprint ai 1500, dal triplo a tre lanci su quattro, ma annoverarne uno su una distanza nobile e spietata - tali sono i 400 ostacoli - desta più di una punta d’orgoglio, per chi annota questi dati e soprattutto per chi ha avuto accesso a questa galleria, ferma da ventisei anni dopo la discesa di Kevin Young nei territori dei meno 47.

VIDEO | TITO MORALE ORO E RECORD DEL MONDO (49.2) DEI 400HS AGLI EUROPEI DI BELGRADO 1962

Il 16 ottobre 1964, a Tokyo, Tito affrontò Warren Cawley, detto Rex: un mese prima, a Los Angeles, il giovanotto del Michigan, soprannominato “testa quadra” per i capelli tagliati a spazzola, lo aveva privato del record del mondo abbassandolo di un decimo. Cawley era in forma lucida e la sua vittoria data per scontata: arrivò in 49.6, con mezzo secondo su chi diede vita a una furibonda lotta per la medaglia d’argento. A parità di tempo, 50.1, su Morale la spuntò John Cooper. Il destino sarebbe stato spietato con l’atleta dello Hertfordshire: meno di dieci anni dopo, sarebbe stato una delle vittime dello spaventoso incidente aereo nei pressi di Parigi che causò 346 vittime. Cooper, appassionato di rugby, era andato a Parigi per Francia-Inghilterra del 5 Nazioni.

Nell’atletica Salvatore Morale ha abitato per il resto della vita. Prima ancora di arrivare ai trent’anni ebbe un incarico nello staff tecnico per i Giochi di Città del Messico e, sempre in veste di allenatore, seguì il sorgere e l’affermarsi di un selvaggio purosangue, Marcello Fiasconaro. Per usare un verbo caro ai britannici, ha servito a lungo ai vertici della FIDAL, del CONI e della IAAF, a Montecarlo. Padovano di radici sicule: un vecchio fusto.

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