Bosse e la ''nouvelle vague'' degli 800

04 Agosto 2014

Il giovane mezzofondista francese, primatista nazionale con 1:42.53, nell'elite del doppio giro di pista

di Giorgio Cimbrico

Cinque lettere, l’ultima è una “e”, nato a Nantes. Chi è? Verne, risponde l’ammiratore del primo grande scrittore di fiction. Bosse, replica l’attento osservatore di faccende atletiche. A luglio, Pierre Ambroise è andato dalla terra alla luna, ha compiuto il suo giro del mondo in 800 metri e prima di salire sulla navicella o sull’aerostato è riuscito a far parlare di sé per quello che oggi è d’uso chiamare look e, trattandosi di un francese, sarebbe meglio chiamare mìse. Al meeting Areva di St Denis ha corso vestito da Bleu de France: maglia della nazionale di calcio appena estromessa dai Mondiali, calzoncini, calzettoni. Quarto in 1’44”23 dietro Kiprop, statua animata di Alberto Giacometti, Amos e il nuovo cubano Lopez.

Tredici giorni dopo, tornato a una divisa normale, il giovanotto è di scena sulla Costa Azzurra con intenti bellicosi: “Batterò Rudisha”. Bosse è girondino ma si diverte a fare il guascone, sorride qualcuno. E invece va a finire proprio così: non vince la gara ma si lascia alle spalle il divino David che con quel’1’42”98 da quinto classificato riesce a lasciare un altro segno di sé. Il foglio gara, cartaceo o pubblicato sul web, è già storia: Nijel Amos, disordinato e micidiale, 1’42”45, Bosse 1’42”53 (demolito il record di Francia, ‘143”15, che Mehdi Baala firmò in una delle tante vendemmie reatine), 1’42”83 Mohammed Aman, 1ì42”84 Ferguson Rotich che diventa il nono kenyano della storia sul mezzo miglio, senza considerare il danese acquisito Kipketer e Kamel passato al Bahrein.

Citare Kipketer porta difilato a dare un’occhiata alle graduatorie di sempre della vecchia Europa. Davanti a tutti, con 1’41”11, sempre lui, il suddito della corona di Danimarca che con l’idioma del suo nuovo paese ha sempre avuto una certa difficoltà (“arriva con le gambe dove non arriva con la lingua”, fu il commento di un intervistatore), nato sull’altopiano, nel generoso distretto popolato dai Kalenjin. A seguire, sir e poi lord Sebastian Coe con l’1’41”73 firmato a Firenze su una pista che non esiste più e non si capisce il perché non esista più. Terzo, a quota 1’42”47, Yuri Borzakovski, il russo che sognava l’ideale dei due giri corsi alla stessa velocità di crociera. L’exploit di Bosse è venuto appena qualche giorno prima dell’annuncio dell’addio di Yuri che a 33 anni lascia con qualche delusione ma anche con un oro olimpico. C’è profumo di passaggio di consegne: tutto sommato, a Rio mancano solo due anni fa e Pierre Ambroise fa parte di una nouvelle vague dalle ambizioni forti. Da Boss.

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