Bolt vs Gatlin per l'oro di Pechino

16 Agosto 2015

Il fulmine giamaicano a Pechino trova di nuovo sulla sua strada lo statunitense leader mondiale stagionale di 100 e 200 metri e, stavolta più che mai, determinato a prendersi la sua corona

di Giorgio Cimbrico

Nell’attesa di un faccia a faccia che manca da quasi due anni (al “Re Baldovino” di Bruxelles, nel dopo-Mosca, Bolt primo, Gatlin quarto) e che finirà per diventare il piatto forte –e il più speziato – tra i tanti che verranno serviti dalle imperiali cucine del Nido d’Uccello, è scontato osservare che uno di fianco all’altro si troveranno i due uomini che, malgrado lunghe assenze per doping (Gatlin) e ultime stagioni tormentate da infortuni (Bolt), dal 2004 a oggi agli altri dotati di ali ai piedi hanno lasciato qualche briciolona: i 200 olimpici di Atene a Shawn Crawford, i due titoli di Osaka 2007 a Tyson Gay (Gatlin era squalificato, Bolt stava crescendo) e i 100 di Daegu 2001 a Yohan Blake detto la Bestia che approfittò della falsa di Usain, finita nell’archivio dei grandi suicidi sportivi. O degli errori pagati troppo cari in ragione di una legge assurdamente draconiana.

Sommando il raccolto olimpico e mondiale del Lampo di Trelawny a quello dell’uomo di New York (che non ha mai avuto un soprannome), si ottengono 17 titoli, 6 secondi posti e un paio di bronzi per un totale di 25 medaglie. Raddoppiare la cifra significa ottenere il numero delle prestazioni a 9”90 o meno. Tutto il resto può essere rinvenuto qui sotto. E la sfida del dubbio, del sospetto, delle infinite vite agonistiche, delle cadute rovinose, dei ritorni, degli stupori accompagnati da interrogativi, ed è anche il vertice tra due campioni molto diversi. Di volta in volta rappresentato come una forza della natura o un cyborg, Bolt non è mai stato un modello: è il più potente, è l’uomo con gli stivali delle sette leghe (passi da 2,72) e dei picchi di velocità vertiginosi (durante il 19”19 berlinese fu calcolato una rapida puntata a 44,4 orari) ma il suo assetto non ha mai toccato i vertici della perfezione tecnica. Così come la partenza e i primi 40 metri, sulla distanza breve, rimangono un terreno insidioso e spesso appaiono come frutto di un’improvvisazione.

Gatlin è il contrario: basta andare a rivedere un montaggio di sue esibizioni. Se si escludono lo sfondo, il colore della pista, i cartelloni pubblicitari, le strutture dello stadio, gli avversari, l’impressione è di vedere sempre la stessa gara: la partenza con il piede destro in leggera diagonale, il progressivo rialzarsi, la fase lanciata in piena decontrazione, a ginocchia abbastanza basse, e con una formidabile capacità di penetrazione in quell’elemento invisibile che ci circonda, l’aria. Se lo sprint è un esercizio di stile, Gatlin è un depositario ed è comprensibile che uno che ne capisce, John Regis, si sia sbilanciato: “Potrebbe correre sotto i 9”60”. E visto che il record del mondo è 9”58… Il fatto che il Gatlin della piena maturità sia più veloce del Gatlin della giovinezza ha portato combustibile al fuoco del sospetto. “Ho avuto tempo di riposarmi e sono più giovane della mia età”, ha replicato lui, controllato una sessantina di volte in queste due ultime stagioni. Su di lui si sono espressi anche fisiologi finendo comunque per lasciare le come stanno: sospese. Se infatti è stato riscontrato che il “decadimento” non inizia dopo che è stato scavalcato il crinale dei 30 anni, è anche vero che l’uso di Gh (la sostanza riscontrata in occasione della sua seconda positività, costatagli quattro anni) può lasciare tracce indelebili e vantaggiose.

La stagione ha offerto Gatlin quattro volte sotto i 9”80, metà del suo raccolto sotto la barriera (aggiungere anche uno sparo senza silenziatore nei 200: 19”57) e Bolt capace di riproporsi sulla pista londinese dei suoi secondi trionfi olimpici proprio quando qualcuno stava per cantare il suo de profundis. C’è ancora, non si arrende e lo dice anche: “Non vado là per farmi battere da Gatlin”. Là significa Pechino, dove sette anni fa nacquero un’era e una saga, dove una specie di titano arrivò picchiandosi un pugno sul petto e dando un’occhiata all’indietro: dov’erano finiti gli altri? Gatlin era casa, a riposarsi. Usain punta alla quindicesima corona e già che c’è magari anche alla 16esima e alla 17esima; Justin vuole festeggiare il decimo anniversario della doppietta di Helsinki. Sui 200, al passo, in 26” e qualcosa, finì ottavo un 19enne giamaicano, Usain Bolt.

Età: Usain Bolt 29, Justin Gatlin 33 e mezzo
Ultima sfida: 6 settembre 2013, Bruxelles, 1. Bolt 9.80, 4. Gatlin 9.94
Record personali: Bolt 9.58 (2009 WR) 19.19 (2009 WR), Gatlin 9.74 (2015) 19.57 (2015)
Prestazioni a 9.80 o meno: Bolt 11, Gatlin 8 (più il 9.77 cancellato dopo la squalifica)
Prestazioni a 9.90 o meno: Bolt 31, Gatlin 19
Prestazioni a 19.80 o meno: Bolt 18, Gatlin 4
Posizione nella all-time dei 100m: Bolt 1° , Gatlin 5°
Posizione nella all-time dei 200m: Bolt 1°, Gatlin 5°
Posizione nella lista 2015: Gatlin 1° 100 (9.74) e 200 (19.57), Bolt 6° 100 (9.87) e 19° 200 (20.13)
Medaglie ai Giochi Olimpici e ai Mondiali: Bolt 14-2-0, Gatlin 3-4-2
Record mondiali: Bolt 8, Gatlin 0 (1 cancellato)

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