Baldini, parte da Amatrice l'assalto olimpico



La maratona olimpica di Stefano Baldini è già iniziata. Nella sua mente. La rivive giorno per giorno e passa attraverso anche piccoli/grandi ricorsi storici o segnali scaramantici. Prendete l’Amatrice-Configno, ad esempio: Gelindo Bordin, prima di partire per Seoul e andare a conquistare l’ultima medaglia d’oro olimpica dell’atletica italiana, fece tappa proprio nel Reatino, per testare la gamba e trarne auspici positivi. Stefano Baldini domani farà la stessa cosa: un ultimo test prima della partenza alla volta di Atene e di una gara nella quale sono sempre di più coloro che lo indicano fra i favoriti (e qui ogni scongiuro ci sta bene…): “Nel ritiro preolimpico in altura di Saint Moritz, che ho lasciato proprio per venire ad Amatrice, è andato tutto benissimo – afferma durante il suo avvicinamento alla sede di gara – avevamo una temperatura che oscillava fra i 10 e i 20 gradi, un clima fresco che ci ha permesso di lavorare a fondo. Dopo l‘Amatrice-Configno rimarrò a casa fino alla partenza per Atene, proprio per acclimatarmi al caldo che troverò in Grecia” - Parliamo proprio del caldo: lo temi più o meno del percorso? - Diciamo che il caldo non mi è amico, ma ci sarà per tutti e questo mi consola. Il percorso invece mi piace, mi sono sempre trovato bene su tracciati ricchi di saliscendi. Inoltre la cosa che mi dà fiducia è che alle Olimpiadi si corre uomo contro uomo: non ci sono lepri, non ci sono andature prefissate, la gara bisogna inventarla ad ogni metro, e bisogna farlo personalmente. Normalmente contro gente come Tergat, Korir ed altri accuso anche un paio di minuti di differenza, questo almeno dicono le graduatorie. Ma parliamo di tempi ottenuti in classiche, non in gare titolate. Io spero che in queste qualcosa cambi. - La tua partecipazione alla Amatrice-Configno ha anche precise ragioni tecniche, legate al tracciato della gara laziale contraddistinto da una lunga salita… - Esatto. Ho scelto questa gara perché sono molto curioso di vedere le mie reazioni quando il percorso s’inerpica sotto i piedi. Ad Amatrice sono già stato nel 1996, ed ho vinto, ultimo italiano a riuscirci. E’ una gara impegnativa, con più di 5 km di salita continua, proprio quelli che più mi interessano. Ci tengo a mettermi alla prova, perché la gara di Atene vedrà i primi 32 km tutti in leggera salita. - Quali avversari trovi nella gara laziale? - So che ci sarà Caimmi, anche lui all’ultimo test preolimpico, poi Pertile, il keniano Ivuti vicecampione del mondo di cross, e l’etiope Tadesse già iridato juniores sui 5000, oltre naturalmente ad altri atleti africani. Io posso solo dire che ci proverò, voglio fare una gara da protagonista, poi il risultato finale sarà la conseguenza. - Torniamo alla gara olimpica. La scuola italiana, soprattutto nel periodo di maggior fulgore (anni Ottanta) puntava su prove di rimessa, attendendo gli sviluppi dopo il 30. km per iniziare a muoversi. Non pensi invece che si possa presupporre anche una gara d’attacco, dove prendere l’iniziativa? - Vedremo, sarà l’evoluzione stessa della corsa a consigliarci come muoverci. Una gara d’attacco secondo me è però rischiosa, se si corre con gente che ha personali molto migliori. E’ preferibile aspettare e cogliere il momento più adatto. - Si parlava del clima: pensi di allenarti da oggi fino alla gara alla stessa ora della maratona? - Penso proprio di sì: la maratona inizierà intorno alle 17,30 italiane, io credo che in questi giorni punterò su allenamenti pomeridiani, proprio per acclimatarmi il più possibile. - Sydney è dimenticata? - Assolutamente. Non voglio dimenticarla e non lo farò almeno fino a quando non avrò coperto l’ultimo metro della maratona di Atene. Me lo sono imposto, perché proprio dalla domenica della sfortunata maratona australiana ho tratto la spinta per lavorare tutti i giorni con l’obiettivo di Atene, facendo come se gli anni non passassero. Gabriele Gentili Nella foto: Baldini dopo la maratona di Parigi 2003, che gli ha dato il bronzo iridato (foto Omega/Fidal).


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