Baldini: "E' la strada giusta per Pechino"



Una vittoria, quella di Baldini, che nasce da lontano, dalla delusione iridata dello scorso anno quando rispose all’attacco del campione uscente Gharib sulle strade di Helsinki (non poteva fare altrimenti, un campione olimpico ha delle responsabilità) e quell’azione gli costò le possibilità di agguantare magari un podio e lo costrinse al ritiro. Baldini è tornato a lavorare su se stesso, piano piano si è ricostruito e a Goteborg è tornato l’uomo di Atene: “L’anno scorso non ero al meglio, mi erano pesate soprattutto le fatiche extragonistiche susseguenti il trionfo di Atene, era stato un anno strano e sono stato contento che sia finito. Quest’anno invece ho potuto lavorare bene e in tranquillità, mi sono ricostruito con calma tanto da arrivare qui carico come una molla. In gara sono stato molto attento, visto che già dallo stadio si è visto che tutti correvano contro di me. Ma sono rimasto freddo, controllando sempre la gara e combattendo i crampi quando arrivavano, soprattutto quando si correva troppo piano”. La gara di Goteborg, con un terreno difficile per i continui cambi di direzione e i sampietrini continuamente presenti, doveva essere corsa con intelligenza: “E’ stata quella che ha permesso di vincere. E devo dire che rivincere è ancor più bello, dopo tanti successi passati. Lo dico: questa vittoria me la godo quanto e più di quella di Atene perché so cosa c’è dietro, perché significa aver fatto le cose per bene, era un successo necessario per me e ancor più per la Nazionale che a Goteborg ha brillato a fasi alterne. Sentivo prima della partenza la responsabilità pesare sulle mie spalle ma me le sono prese volentieri, il primo a prendermele sono io, quando si parte poi la tensione svanisce e si pensa solo a correre”. A chi dedicare questa vittoria?: “Alla squadra, al presidente Arese, a tutto il gruppo che ne aveva bisogno, è stata una giornata perfetta. Ora posso andare avanti, vivere gara dopo gara perché a 35 anni non si possono fare grandi programmi per il futuro. Io voglio arrivare a Pechino e la strada è quella giusta”. Grande gara per Francesco Ingargiola, che sicuramente ha contribuito non poco alla vittoria di Baldini nella gestione tattica della prova: “Ho corso per il bronzo e pensavo di potermelo giocare, ma quando l’olandese Krotwaar è piobato su me e Rey mi sono un po’ scoraggiato e la gara mia è finita lì. Ero convinto, devo dire che lavorare tre mesi ininterrotti con Baldini mi ha maturato, mi ha fatto capire cos’è vivere l’atletica giorno dopo giorno. Voglio continuare così”. A favorire il successo in Coppa Europa è stato poi Danilo Goffi, undicesimo: “Non sono molto contento della mia prova anche perché quando ero dietro ero con l’olandese ma non sono stato capace di seguirlo, sono andato in crisi quando lui ha iniziato la sua progressione per tornare sui primi. Peccato perché volevo arrivare più avanti, ho tenuto proprio pensando alla squadra e sapendo che gli altri avevano mollato”. Il primo a ritirarsi era stato Ottavio Andriani, che aveva accusato problemi a un alluce che lo aveva tormentato già alla vigilia della corsa, poi si era fermato Giacomo Leone, stremato muscolarmente da una giornata troppo fredda per lui, infine Ruggero Pertile, che molto aveva lavorato nella prima parte di gara ma poi aveva avuto problemi di respirazione e di gambe quando la gara ha avuto la sua accelerazione. Ma anche loro hanno contribuito a una giornata storica per la maratona italiana. L’ennesima. g.g.

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