Baldini: "A Londra puntando al record italiano"



La grande avventura è iniziata. Stefano Baldini è arrivato stamane a Londra, per prendere parte alla Maratona di domenica, il grande appuntamento della primavera. L’olimpionico concede la rivincita agli avversari sonoramente battuti nello scorso agosto ad Atene su strade che conosce bene: è infatti la sesta volta che il campione emiliano corre la maratona londinese, dove ha conquistato il suo personale, anche record italiano, di 2h07:29, dove è sempre andato bene piazzandosi nelle prime posizioni, dove ha anche sfiorato la vittoria nel 1997 e 2003, ma dove finora non è ancora riuscito ad inserire il suo nome in un albo d’oro che più prestigioso non potrebbe essere. Baldini, alla vigilia del grande impegno, parte conscio di avere addosso tutti gli occhi degli appassionati, ma anche sereno per avere fatto tutto quello che doveva: “So a cosa vado incontro, è un compito difficile, ma me lo sono scelto io, evitando rientri di comodo in maratona. Sarà un altro campionato del mondo, al di là delle defezioni, ci sono tutti i migliori. Questa gara me la sono preparata bene, anche meglio di quanto pensassi: non credevo infatti di fare una simile preparazione dopo Atene”. - Perché? - Era difficile ritrovare la concentrazione perché l’onda d’urto dopo la vittoria olimpica è stata grande, ma credo di essermi difeso abbastanza bene. Non è stato facile ritrovare la giusta concentrazione, mentre le motivazioni, quelle le ho ritrovate subito. - Che gara pensi di trovare? - Una corsa molto tirata, come sempre a Londra, una maratona della quale conosco bene i meccanismi. Il percorso è stato leggermente cambiato e velocizzato, ma si tratta di poca cosa: qualche curva in meno, e l’eliminazione di un tratto di 400 metri su terreno leggermente sassoso, sotto il Tower Bridge, al 36. km. - E dal punto di vista agonistico-strategico? - Ho sempre detto che una classica è più facile da interpretare rispetto a una gara titolata, nel senso che il suo copione è per buona parte già scritto dagli organizzatori quando predispongono le lepri. E’ interessante in questo caso il fatto che siano stati identificati due ritmi ben distinti. Ci saranno ossia due “treni”, uno che passerà alla mezza a 1h02:30 come richiesto dai keniani più veloci come Tergat, Korir, Rutto e Lel, un altro che passerà a 1h03:30 e nel quale spero d’inserirmi io. Non è il più veloce, sono sempre passato più forte, ma preferisco una prima metà più tranquilla perché comunque in proiezione mi permetterebbe di battere comunque il mio record, e questo è il mio primo vero obiettivo. Questo sulla carta, si sa che poi la maratona sa stravolgere ogni copione. Nelle gare con medaglie in palio, invece, la gara devi costruirtela dall’inizio, all’impronta. Ma in quelle mi trovo meglio… - Non capita spesso di trovare due distinti treni di lepri… - Gli organizzatori hanno fatto una scelta molto intelligente: avendo investito tanti quattrini hanno tutto l’interesse a favorire le possibilità di tutti. Il loro intento non è solo e tanto quello di avere domenica il nuovo record mondiale, quanto di avere più atleti possibile che corrono sotto le 2h08. Sarebbe di gran lunga la più veloce e più grande gara di sempre, ma per far questo devono mettere tutti in grado di ottenere il meglio da se stessi. Se io passassi al ritmo dei primissimi, scoppierei e non andrei sotto le 2h09. - Influirà l’assenza degli etiopi di punta? - Non credo. Gebrselassie e Abera avrebbero corso a rimorchio, non sono soliti prendere l’iniziativa, aspettano gli eventi. Khannouchi è invece un’assenza che pesa di più perché nei momenti topici attacca, essendo fermo in volata, e cerca di staccare tutti. Gli altri ci sono tutti e sono abbastanza. Credo che Tergat per esempio non voglia correre a ritmi da record. Il problema è Evans Rutto che potenzialmente è il più forte del futuro, ha vinto sempre nelle tre maratone fatte, e mai oltre 2h06:16. Voglio però vederlo, gareggia molto poco, non ci sono riscontri. - Sei un po’ l’ultimo baluardo europeo contro l’invasione africana. Non ti pesa questo ruolo? - A parte il fatto che non sottovaluterei Brown come protagonista della gara, è un ruolo che ormai conosco. Ma più che pattuglia africana direi keniana, perché sono la stragrande maggioranza, soprattutto in termini numerici, per questo vincono tanto. Per domenica penso di fare riferimento su Gharib, ha un primato migliore del mio ma non accetterà la bagarre del primo gruppo, e quando la nostra lepre si fermerà io e il marocchino potremmo anche trovare una sorta di accordo per andare a prendere i primi. D’altronde una cosa Atene l’ha insegnata: quando guardavo la starting list mi venivano i brividi, ma sapevo che non tutti possono essere al massimo della condizione in quel dato giorno. Sarà così anche questa volta. - Che clima vorresti? - Io vorrei 12-14 gradi e sole, ma anche se fossero 18 andrebbe bene, e comunque non sotto i 10 gradi. Inoltre non vorrei la pioggia dello scorso anno perché ha reso la gara durissima e difficile da recuperare. - Cosa ti senti di dire a chi ti seguirà per televisione e magari nelle prime battute, diciamo anche nella prima ora di corsa, non ti vedrà davanti? - E’ chiaro che in una gara di 42,195 km bisogna attendere il traguardo per sapere come va a finire, perché succede veramente di tutto, anche da Parigi e Rotterdam domenica scorsa sono arrivate sorprese. Succede di tutto perché molti africani si buttano, ci provano e cercano di stare davanti finché ne hanno la possibilità, ma poi ci sono crolli clamorosi. Io voglio fare una gara intelligente, non voglio buttare mesi di preparazione, non ci penso nemmeno a ritirarmi, voglio concretizzare qualcosa per me stesso e migliorarmi, poi quel che verrà in più sarà guadagnato. Insomma, se non mi si vede all’inizio non bisogna disperare perché sto dietro correndo con la testa, e questo mi ha sempre favorito. Gabriele Gentili Nella foto: Stefano Baldini in occasione della sua ultima maratona, quella vittoriosa di Atene (Omega/Fidal)

Condividi con
Seguici su: