Atene: Baldini d'oro, una lezione di strategia



Stefano Baldini ha atteso quattro anni per prendersi la rivincita contro il destino, che l'aveva privato delle sue chances alle Olimpiadi di Sydney. Ha lavorato duro, è passato per tappe importanti come i due bronzi iridati ad Edmonton 2001 e Parigi 2003, dimostrando una costanza di rendimento che faceva ben sperare per Atene. Ai Giochi però l'emiliano ha messo qualcosa in più, ha dato una spallata alla sfortuna e si è preso l'intera posta, la medaglia d'oro, entrando di diritto nella storia della maratona. Stefano Baldini è il nuovo campione olimpico, ed è già bellissimo poterlo dire. Alla vigilia il corridore della Corradini Rubiera aveva mostrato una sicurezza di sé ai limiti della sfrontatezza, invece era solo consapevolezza di essere in una forma strepitosa. Baldini lo ha dimostrato controllando la gara con grande sagacia tattica, innanzitutto rimanendo sempre nelle prime posizioni del gruppo quando nella prima parte la corsa è andata su ritmi sonnacchiosi. Non si è spaventato neanche quando il brasiliano Vanderlei De Lima ha attaccato, guadagnando un margine importante. E non si è allarmato nemmeno quando ha promosso l'inseguimento scremando il gruppo inseguitore e mettendo in scacco tutti i favoriti. Il marocchino Gharib è stato il primo a rispondere, ha provato a dargli qualche cambio ma non ne aveva. Il kenyano Tergat, di cambi non ne ha dati, poi si è capito il perché. Baldini ha messo a nudo la condizione dei favoriti, con gli spagnoli mai in corsa, e gli africani che non sono riusciti a fare la differenza, forse anche per colpa di un clima non così caldo come si pensava. Baldini, dopo i cedimenti dei corridori africani, aveva vicino a sé solamente l'americano (di provenienza eritrea, il miglior africano è stato lui...) Keflezighi, pericoloso nel caso di un arrivo in volata. Poi davanti c'era sempre Vanderlei De Lima, che intorno al 35.esimo chilometro ha subìto l'aggressione di un pazzo entrato sul percorso (complimenti al tanto decantato servizio d'ordine, bravissimo a stoppare la gioia degli atleti in pista - vedi Liu Xiang - ma non gli esagitati pericolosi...) che lo ha fermato. De Lima ha impiegato qualche secondo per riprendere a correre, e molto di più per ritrovare un minimo di serenità. Badini ha compiuto il suo capolavoro negli ultimissimi chilometri, liberandosi della scomoda compagnia di Keflezighi, raggiungendo il brasiliano per lasciarlo sul posto. E' sembrato di rivedere le immagini della rimonta vincente di Bordin a Seoul '88 e d'altronde i punti in comune fra i due non sono pochi, a cominciare dall'avere lo stesso allenatore, Luciano Gigliotti che ormai ha un posto d'onore fra i tecnici di atletica di ogni tempo. Baldini ha continuato a spingere, sentendosi sicuro della vittoria solamente quando ha tagliato il traguardo, in 2:10:54, con un finale velocissimo, una seconda metà gara intorno all'ora e 3 minuti. Mentre Keflezighi dava al movimento americano della maratona (alla ricerca degli eredi di Rodgers e Salazar) un insperato argento e De Lima veniva accolto da un'ovazione per un bronzo condito da tanta sfortuna, Baldini ripensava a quattro anni di sofferenze, alle paure, a quell'esperienza di Sydney che gli è rimasta sempre nella testa come un tarlo. Ora può dimenticarla, finalmente, perché quel ruolo che già in Australia poteva recitare, è tutto suo. Un cenno di merito spetta anche ad Alberico Di Cecco, autore di una gara tutta in rimonta che lo ha portato a un'ottima nona posizione finale, proprio davanti a Tergat e Gharib, distrutti nel fisico e nel morale da un emiliano senza alcun timore reverenziale. Gabriele Gentili Nella foto: Stefano Baldini (foto Omega/Fidal) File allegati:
- I risultati della maratona



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