5000 d’Italia: quando Antibo era poesia

08 Settembre 2020

18 luglio 1990, Bologna: il record resisteva da quella edizione emiliana del Golden Gala, nella stagione del doppio oro a Spalato del siciliano. Ortis e Cova tra gli altri “antenati” di Crippa

di Giorgio Cimbrico

Trent’anni e pochi mesi. Tanto è durato il record italiano dei 5000 metri, migliorato a Ostrava da Yeman Crippa (13:02.26). Il 18 luglio di trent’anni fa, Stadio Dall’Ara di Bologna, terza e ultima sede itinerante del Golden Gala, Totò Antibo fece tutto da sé, seguendo la sua natura coraggiosa e poetica. Seguì per un po’ il ritmo della lepre Jonas Koech ma quella cadenza non lo convinceva e così, poco prima della boa di metà gara, andò a esplorare nuovi orizzonti: 7:50 ai 3000, un breve appannamento, un ultimo chilometro appena sotto i 2:34, una vittoria con vantaggi ciclistici. Diciotto secondi sul francese Cyrille Laventure, venti spaccati su Stefano Mei. Con 13:05.59 il piccolo purosangue siciliano saliva al vertice mondiale di stagione e strappava, per quattro secondi abbondanti, il record italiano ad Alberto Cova. All’eurodoppietta di Spalato mancava poco più di un mese e proprio sui 5000 venne il capolavoro: caduta in partenza, gara ad inseguimento, vittoria per meno di mezzo secondo sul britannico Gary Staines in un tripudio di emozioni e di palpiti. Il suo anno. Il destino, appollaiato su un ramo come un avvoltoio, non poteva ancora essere intravisto.

Totò strappò a Cova il record che il brianzolo, al tempo baffuto, aveva centrato in un’occasione e in un luogo importanti: il 27 luglio 1985, al Bislett di Oslo, miniera di record, molti di portata storica, Said Aouita aveva mosso l’attacco al record mondiale cui, stessa pista, tre anni prima, Dave Moorcroft aveva dato una sorprendente e violenta scossa (13:00.41 contro 13:06.20 dell’esplosivo “monopolista” Henry Rono). Aouita riuscì nell’impresa, ma solo per un piccolo centesimo (13:00.40, poi la prima discesa sotto i 13 il marocchino l’avrebbe offerta due anni dopo all’Olimpico), trascinando Sydney Maree al terzo tempo della storia, 13:01.15, e Cova, terzo, a 13:10.06, tre secondi e mezzo sul suo vecchio record “fabbricato” tre anni prima a Rieti. La grande condizione avrebbe portato di lì a poco Alberto alla doppietta 5000-10000 nella finale di Coppa Europa a Mosca.

Il record di Cova corse seri pericoli ad opera di Stefano Mei quando, piegato nel finale dal britannico Jack Buckner, lo spezzino sfiorò l’accoppiata europea a Stoccarda ’86 chiudendo in 13:11.57. E forti minacce al limite di Antibo vennero portate nel ’93 da Francesco Panetta al Letzigrund zurighese, 13:06.76, e l’anno scorso, a Londra, proprio da Yeman Crippa, 13:07.84. Prima di Ostrava, e di una nuova data da ricordare: martedì 8 settembre 2020.

Un volo a colpi d’ali azzurre sulla distanza comprende la magnifica vittoria di Gianni Del Buono sul povero Steve Prefontaine e sul balzano Juha Vaatainen al Memorial Zauli del ’72 con record italiano portato ad un importante 13:22.4 e la prima discesa sotto i 13:20: avvenne a Rieti nell’81 quando Venanzio Ortis – con Sara Simeoni e Pietro Mennea eroe di Praga ’78 - trovò una parentesi di buona salute, recitando da protagonista prima nei 10.000 di Coppa del Mondo e pochi giorni dopo scendendo a 13:19.19.

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