Vola la Di Martino: Leiria le regala i 2 metri



I due metri tondi nell'alto di una fantastica Antonietta Di Martino, i secondi posti di Silvia Weissteiner nei 5000 metri (15:31.33), Chiara Rosa nel getto del peso (18,57), e della staffetta 4x400 donne (composta da Daniela Reina, Maria Enrica Spacca, Marta Milani e Libania Grenot, per loro 3:28.77), più una lunga serie di piazzamenti dalle parti del podio, spingono verso l'alto l'Italia nel Campionato Europeo a squadre di Leiria (Portogallo). La classifica pone la squadra azzurra al sesto posto finale, mentre il trofeo finisce alla Germania, che supera a una Russia troppo distante dopo la prima metà del programma per aggiudicarsi il primato da molti pronosticato. Vibrante pomeriggio di atletica, con un risultato su tutti: il clamoroso 6,01 nell'asta del francese Renaud Lavillenie, record nazionale e mondiale stagionale 2009; di rilevo assoluto anche il 2,02 della tedesca Friedrich nell'alto, che si propone ancora come protagonista della specialità dopo il 2,06 saltato a Berlino in Golden League.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA 
La giornata in pedana di Antonietta Di Martino procede liscia come l'olio. Tutte le misure sono superate alla prima prova, da 1,80 a 1,95 (passando per 1,87 e 1,91). A questa quota, sono solo in tre con percorso netto: lei, la tedesca Friedrich e la spagnola Beitia. Cadono nomi illustri (Palamar, Strakova), altri soffrono oltremisura (Green, Shkolina, ok alla seconda). A 1,98 però la musica sembra cambiare. Di Martino sbaglia la prima, mentre Beitia e Shkolina vanno subito oltre (con la Friedrich che passa). Antonietta sbaglia anche la seconda, ma alla terza, è pulita oltre l'asticella, per un 1,98 che conferma la misura già saltata nell'esordio di Torino. Si sale a due metri, e la Friedrich timbra subito il cartellino senza nessuna apparente difficoltà, balzando al comando. Ma quando è il momento di tirare fuori le unghie, Antonietta si esalta, e mette in mostra tutto il suo incredibile talento. I due metri sono belli, anzi, dipinti, come direbbero in altri sport, più di natura artistica. L'esultanza è quella di Osaka, le braccia in avanti, il palmo delle mani rivolto verso l'alto, a flettersi ritmicamente. Ma c'è una gara ancora da concludere. Si procede a 2,02. Friedrich è ancora perfetta, senza dubbio alcuno sull'esito della prova. Di Martino sbaglia, "cercando" forse un po' troppo l'asticella, così come fa Beitia. La seconda è ugualmente fallita, e qui finisce la gara dell'italiana, in virtù della regola di Campionato (è il quarto errore complessivo). Di Martino è carica, non deve aver tenuto il conto degli errori: si ripresenta in pedana, ma un giudice le fa notare il suo score. Breve conciliabolo, e poi il saluto al pubblico. Vince Friedrich (che prova anche i 2,07 per due volte, ma senza esito), secondo posto per Beitia, terzo per la campana. "Non ero riuscita a tenere il conto degli errori - spiega l'azzurra nel dpo gara - ecco perché mi sono ripresentata in pedana. Volevo fare i 2,02, credo che con un salto in più ci sarei riuscita, avevo capito perfettamente la natura dei miei errori. Peccato, ma i due metri sono già una bella soddisfazione. Ero timorosa in pedana a causa della botta rimediata a Torino al tallone sinistro (il piede di stacco, ndr), e quando mi innervosisco finisco per andare in confusione". Le prospettive sono buone: "Sì, devo aggiustare solo un paio di cosette, e poi sarò a posto. Ora Pescara per i Mediterranei, il Golden Gala il 10, e Parigi il 17 luglio. Sono fiduciosa, ma non voglio creare aspettative né mettermi pressione addosso".

Si passa al peso donne. E l'asso giocato dal DT Uguagliati in questa mano della partita, porta i suoi frutti. Chiara Rosa è una sicurezza: fatta eccezione per l'imprendibile Kleinert (19,52 dopo due turni), l'azzurra non si fa pregare, e manda la palla prima a 17,92, poi a 18,41, piazzandosi al secondo posto parziale. Nel terzo la padovana fa meglio, con 18,46, consolidando la posizione. L'ultimo giro di lanci porta ancora un miglioramento, che è misurato a 18,57, mentre la Kleniert si porta addirittura un metro più in là, a 19,59. Il secondo posto brilla nel pomeriggio in chiave italiana, e conferma la statura internazionale della Rosa. "Sono felice soprattutto per aver fatto due gare in file molto buone - le parole della veneta - quella di Berlino, con il primato italiano eguagliato, e questa contro avversarie di valore, terminata al secondo posto. Ho fatto il mio, in fondo, perché la Kleinert è ancora inavvicinabile. Ora Mediterranei, Universiadi, e poi un bel periodo di lavoro. Mi serve per allungare ancora, prima del Mondiale".

Mezzofondo sugli scudi 
Il mezzofondo ripropone la discutibile caccia all'eliminato nei 3000 metri. Tra spintoni e cadute, Daniele Meucci si districa bene, fino ad attaccare nel gruppo di testa l'ultima retta. L'azzurro dimostra di averne, e battaglia per il secondo posto fino agli ultimi centimetri, quando viene infilato dal russo Ivanova, per soli quattro centesimi (8:02.18 il crono del russo, 8:02.22 quello dell'italiano); la vittoria, poco più in là, se la prende lo spagnolo Jesus Espana, in 8:01.73. Applausi per Meucci, che riporta un mezzofondista con lo scudetto tricolore dalle parti della vittoria dopo quasi un'eternità. Plauso anche per Elisa Cusma. Una combattente come lei non poteva non cercare il riscatto oggi, nei 1500 metri, dopo la (mezza) delusione di ieri, negli 800. Con una gara accorta, da millecinquecentista consumata, la modenese aggancia il terzo posto e firma pure il personale con 4:08.72, finendo in scia alle più accreditate su questa distanza Anna Alminova (Russia, 4:07.59) e Nuria Fernandez (Spagna 4:08.00). Quando le prime due si involano, l'azzurra le segue a pochi metri, e nell'ultima curva dà anche l'impressione di poter colmare il distacco; ma in realtà tutto è già deciso, e la Cusma è bravissima a difendersi dalla rimonta della britannica England, rimasta a mezzo secondo. Vista oggi, l'italiana sembra un'atleta in grado di fare ottime cose su questa distanza, forse ancor più che nei sempre più muscolari 800, dove la potenza scava ancora margini insospettabili. Gli 800 metri maschili si trasformano invece in una incredibile volata a 12, di soli 80 metri di lunghezza. Nel marasma se la cava abbastanza bene Lukas Rifesser, sesto in 1:48.76, mentre la Spagna inizia la consueta sequenza di vittorie nel mezzofondo: Miguel Quesada è il più bravo a interpretare i movimenti di gruppo, e mette il petto davanti a quello di tutti gli altri in 1:47.76. La bella giornata del mezzofondo tricolore è chiusa da una bravissima Silvia Weissteiner, seconda nei 5000 metri in una gara mai condizionata - fortunatamente - dagli sprint. Le ultime tre, infatti, nettamente più deboli delle altre, si staccano, lasciando in testa una certa tranquillità. Il ritmo lo fa la spagnola Dolores Checa, che guida portandosi dietro l'altoatesina (6:14 di passaggio al 2000, 9:23 al 3000). A 600 metri dalla fine, l'attacco decisivo, che scava il piccolo solco a vantaggio della Checa, prima in 15:28.87; Weissteiner è a pochi passi, terminando in seconda posizione in 15:31.33. La festa potrebbe essere completa, ma nel finale arriva purtroppo la parziale controprestazione nei 3000 siepi di Matteo Villani, decimo e ultimo degli eliminati dopo una insolita prima parte in testa.

La velocità procede tra alti e bassi. Simone Collio lotta bene, ma non abbatte il muretto dei 21 secondi nei 200 metri. Il suo 21.04 (-0.4) lo porta al quarto posto parziale, ottavo complessivo. Vincenzina Calì combatte una quotidiana battaglia con i tendini doloranti. In silenzio, soffre e va avanti. Schierata nei 200 metri, chiude al quarto posto la seconda serie in 23.62 (finendo quinta nel computo complessivo; vento nullo), e portando anche lei un bel bottino di punti alla causa azzurra. In apertura di riunione, e fuori dai discorsi di classifica, bella soddisfazione per la 4x100 femminile. Con un quartetto modificato per metà (Pistone, Salvagno, Arcioni e Alloh; ieri, al posto delle ultime due, erano state schierate Tomasini e Calì) l'Italia corre la serie extra in un buon 43.66, togliendo 43 centesimi al crono di sabato.

Asta: Piantella nono, il francese Lavvilenie a 6,01!
Giorgio Piantella è bravo a svolgere il compitino nelle prime battute dell'asta. I 5,25 sono superati alla prima prova, così come lo erano stati i 5 metri di (quasi) riscaldamento. A 5,35 il primo intoppo, ma il quasi ingegnere informatico padovano è bravo a riprendersi immediatamente, e a superare la quota al secondo tentativo. Stesso percorso a 5,45, e quindi doppio plauso: la misura è superata e lancia l'italiano nella parte alta di classifica, in attesa ovviamente delle quote più impegnative. Quando si sale, infatti, per l'italiano si fa dura: a 5,55 è fuori per la somma complessiva di errori, ed è nono. In testa, il 23enne francese Lavillenie, è superbo: avvicina il fresco personale superando 5,90, poi, rimasto solo, attacca i 6,01, superati alla seconda prova. E' il mondiale stagionale, oltre che record nazionale, quota che lancia un nuovo astro nel firmamento della specialità, rinverdendo la magnifica tradizione transalpina, fatta di primatisti mondiali e campioni olimpici.

Martello donne: la Claretti è quarta
La gara di martello, apertura di giornata (con la temperatura stabile oltre i 35 gradi) comincia con i fuochi d'artificio. Heidler apre con 74,81, e poi fa 74,97; Wlodarczyck risponde prima con 71,63, poi con 75,23, e va al comando. La Claretti si difende, ma la linea dei 70 metri sembra stregata: 68,61, poi 69,32, infine 69,79. L'azzurra resta nel gruppetto delle prime quattro, e questo è già un dato che mette in positivo la sua prova. Ma non basta, perché la marchigiana, una delle migliori agoniste in maglia azzurra, riesce a migliorarsi, toccando i 70,52. Non è lo stagionale, perché vale il 71,66 centrato a Cuba il 9 di marzo, ma nella parte estiva dell'annata, la Claretti non era ancora arrivata a queste misure. In testa, la situazione si cristallizza, con la polacca a precedere la tedesca, e la greca Papapdopolou davanti all'italiana, con 71,18. "No, non sono soddisfattissima - il commento della finalista olimpica di Pechino - avevo fatto 70,04 ad Algeri carica di lavoro, ora dopo aver scaricato ritenevo di poter fare meglio. Il piazzamento è buono, certo, e sono contenta per la squadra, ma punto a fare più di quel che ottenuto qui. Devo gareggiare: l'occasione per crescere potrebbe venire già la prossima settimana, a Pescara ai Giochi del Mediterraneo".

Il racconto del triplo è esaltante. Fabrizio Schembri comincia lasciando una trentina di centimetri alla battuta, planando a 16,37. Prima di lui, subito sciabolate tra Philip Idowu e Nelson Evora, due degli eroi annunciati della manifestazione, divisi da un solo centimetro su quote già stratosferiche: 17,48 contro 17,47. Il britannico è scatenato, mena pedate sulla striscia rossa di Leiria che si sentono fin dalla tribuna, e al secondo piomba ancora più in là, a 17,50, mentre Evora si sbilancia nello step e senza chiudere, tocca i 16,95...Schembri si scuote, e sale a 16,64 (+1.0) dopo la seconda prova, misura che gli dà la paziale terza posizione, e una certa sicurezza per il prosieguo della gara. Evora però non ci sta ad arrendersi in casa: il suo 17,59 (+0.6 m/s) manda in visibilio gli spettatori. Schembri non si schioda dalla posizione, e fa segnare un salto praticamente in fotocopia, 16,62. La serie di finale non muta l'ottima classifica di Schembri (terzo posto, l'ultimo salto è un normale 16,34), ma accende l'entusiasmo generale, perché Philip non fa meglio di 17,36 e dunque Evora porta a casa l'agognato successo nel tripudio. Il suo ultimo salto è nullo ma iperbolico, e di fronte al rifiuto del giudice di misurarlo, si esibisce in un rilevamento personale, un piede dopo l'altro.

Chi non aveva mai sbagliato gara quest'anno era Giovanni Faloci. Cosa che in verità non accade nemmeno a Leiria, a rifelttere bene sulla classifica. Il discobolo umbro quest'anno era ormai praticamente abbonato ai 60 metri, quota mancata a Leiria per una ventina di centimetri (59,77). Ci si mette anche un pizzico di sfortuna, che gli nega la gioia parziale dell'ammissione all'ultimo turno di lancio per soli due centimetri (l'ucraino Semenov fa 59,79). Alla fine è quinto, piazzamento da non disprezzare al cospetto di una lunga sequenza di campioni consumati: vince il polacco Malachowski con 66,24. Non è un grande momento per l'ostacolismo europeo. Lo dimostra la gara dei 110, vinta dal britannico Turner in un modesto 13.42 (+1.3). Abate corre in 13.89, senza particolari guizzi, finendo sesto nella sua serie (la migliore), e ottavo in totale. Merita invece un elogio speciale Francesca Doveri, la stellina dell'Epathlon, chiamata a sostituire la Cattaneo, assente per impegni familiari. Per nulla intimorita, la toscana fa addirittura il personale nella specialità, correndo in 13.41 (vento +0.3, secondo posto parziale, ottavo complessivo), tempo di tutto rispetto, non solo nelle multiple.

Il finale segna purtroppo il rovescio del giavellottista Bertolini, un anno fa piccolo eroe di Coppa Europa, e qui malinconicamente dodicesimo, con un piccolo 67,37. Vince il tedesco Frank, senza bisogno di esagerare, con 78,63. Nel lungo, altro mezzo passo falso italiano: Tania Vicenzino è nona, con un discreto 6,18, con le altre in fondo nemmeno troppo lontane in classifica (il sesto posto e a 6,29). Vince Naide Gomes, che atterra a 6,83. Si chiude con le staffette del miglio. Il quartetto delle donne, molto atteso alla vigilia, si batte benissimo ed è secondo, con 3:28.77. Daniela Reina lancia benissimo la squadra, che si batte tra terzo e quarto posto prima con Maria Enrica Spacca e poi con l'ottima Marta Milani. Arriva infine il turno di Libania Grenot, che affronta la prova senza ansia, e nel finale centra la seconda posizione, infilando l'avversaria tedesca e terminando in 3:28.77, quarta prestazione italiana di tutti i tempi. Gli uomini sono in campo con un terzetto di giovanissimi, affiancati all'unico reduce dell'oro indoor di Torino, il catanese Mimmo Rao. Juarez, il già citato Rao, Vistalli e Fontana lottano bene, seppure lontano dal cuore della corsa, e chiudono in un onesto 3:06.35, al settimo posto complessivo.

L'Italia è sesta, dopo una avvincente rimonta condotta nel corso di tutto il pomeriggio, che l'aveva portata fino alla quinta piazza. Il trofeo finisce nelle mani della Germania, che supera la Russia di soli sei punti (326,5 contro 320; l'Italia ne colleziona 278, con la Polonia, quinta, undici lunghezze più su, a 289). La formula presenta lati positvi ed altri discutibili: piace per esempio la classifica unica, e il regolamento di lanci e salti in estensione. Da ridiscutere la quota dei quattro errori possibili nei salti in elevazione (forse una sorta di "pulizia" andrebbe applicata in basso, senza penalizzare i migliori, negando - a loro e al pubblico - la possibilità di raggiungere risultati di livello assoluto); da rivedere completamente l'eliminazione progressiva nel mezzofondo, apparsa in talune circostanze anche inutilmente pericolosa per gli atleti. In ogni caso, va lodata la ricerca di cambiamento che sta conducendo l'Associazione Europea. Cambiamento ormai inevitabile nell'atletica, anche in risposta alle mille competizioni tutte uguali e sempre più prive di attrattiva per il grande pubblico. Che va riconquistato.

Marco Sicari

In alto, Antonietta Di Martino; in basso Chiara Rosa, entrambe in azione a Leiria (Giancarlo Colombo per Omega/FIDAL)

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