Trost: ''La lezione della pazienza''

21 Maggio 2014

La campionessa europea under 23 dell'alto, in recupero dall'infortunio alla caviglia, è al lavoro per tornare presto in pedana

Alessia Trost torna a raccontarsi, lasciandosi alle spalle una stagione indoor iniziata l’11 gennaio con l’1,96 da pentatleta a Padova e conclusa il 9 febbraio con la vittoria (1,90) dei Tricolore Promesse di Ancona. Poi a metà aprile la campionessa europea under 23 dell’alto aveva preso parte in Turchia, come ambasciatrice della nuova generazione di campioni, al lancio del programma internazionale IAAF “Athletics for a Better World”. Un’esperienza che l’ha vista al fianco di autentiche leggende dell’atletica di sempre (come Jackie Joyner-Kersee, Marie-José Pérec, Wilson Kipketer e Paula Radcliffe, per citarne alcuni), ma che si è conclusa in maniera imprevista: “Era il mio ultimo giorno a Belek - racconta la pordenonese delle Fiamme Gialle - mi stavo allenando e mentre facevo un’andatura passo-stacco sono ricaduta male sul piede. L’indomani, al rientro in Italia, ho subito fatto tutti gli accertamenti del caso. Diagnosi: distorsione e sei settimane di stop. Da una decina di giorni ho tolto il tutore che mi era stato applicato ed ora sto proseguendo la riabilitazione tra piscina e palestra. Qualche giorno fa ho finalmente ricominciato a corricchiare e devo dire che mi ha fatto proprio un bell’effetto”.


 

“Questo è la prima volta che un infortunio mi tiene così a lungo ai box - prosegue la 21enne azzurra allenata da Gianfranco Chessa - e anche questa è una lezione. E’ in momenti del genere che si impara ad avere pazienza, a rispettare i tempi e a non affrettare inutilmente le cose. Oggi, a partire dalla tecnologia, siamo tutti troppo abituati alla velocità, ma in certe situazioni, per avere determinate risposte bisogna mettersi nell’atteggiamento di chi aspetta una lettera e non un’e-mail”.  Scorrendo il calendario, da oggi mancano esattamente 86 giorni alla qualificazione degli Europei “schedulata” per le ore 10:35 del 15 agosto. “Ci sono ancora tre mesi prima di Zurigo e credo di avere tutto il tempo per arrivarci in condizione. Se le cose andranno come abbiamo pianificato penso di provare a tornare in pedana il 6 giugno ai Campionati Italiani Junior e Promesse di Torino. Sarà solo un test per valutare le sensazioni e le risposte del mio piede alle sollecitazioni dell’impegno in gara”.

Intanto, malgrado qualche inevitabile cambio di programma, le ambizioni restano alte: “Prima dell'infortunio - aggiunge la terza altista italiana di sempre, dopo Sara Simeoni e Antonietta Di Martino, oltre quota 2 metri - l'idea era di esordire il 31 maggio al meeting di Eugene, ma ovviamente ho dovuto rinunciarci. Quest’anno ho una gran voglia di confrontarmi a livello internazionale e le tappe della Diamond League rappresentano delle ottime occasioni per farlo.


Il 2013, tra i 2 metri indoor e il settimo posto mondiale di Mosca, mi ha definitivamente catapultato in un’altra atletica. Oggi mi sento più pronta anche mentalmente per affrontarla e nella mia testa quei 2 metri sono un confine che sento di non dover temere”.   

Il panorama mondiale della specialità soprattutto al maschile sta attraversando un momento di grande euforia con l'asticella sempre più di frequente spostata a 2,40: “Secondo me quello che sta succedendo nell’alto a livello maschile, darà grande slancio anche a quello femminile. Il miglior pretendente al 2,45 del record del mondo di Sotomayor? Io scommetto su Bondarenko, il suo mix di potenza e velocità è portentoso”. Con che spirito, invece, Alessia Trost si prepara a vivere le prossime sfide? “Porto con me le parole che mi ha detto in Turchia un grandissimo dell’atletica come Wilson Kipketer (pluriridato ed ex primatista mondiale degli 800 metri, ndr) ovvero che quando ti alleni, sei tranquillo ed hai la condizione, hai già fatto il 90% del lavoro. Nel giorno che conta spero di metterci questo e quel 10% in più che serve per raggiungere il massimo del risultato”.  

a.g.

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