Tra oggi e domani Ecco l'Italia di Mosca

05 Agosto 2013

La squadra italiana affronta il Mondiale con tanti giovani. Si apre il quadriennio che porta ai Giochi olimpici di Rio 2016

L’obiettivo: aprire un nuovo ciclo, con destinazione Rio 2016. La modalità: inserire in squadra i migliori giovani del quadriennio appena terminato, perché acquisiscano esperienze utili al fianco dei “senatori”. Senza dar troppo peso a fattori (in ogni caso rilevanti) come la competitività. Il piano azzurro per il Mondiale di Mosca potrebbe essere sommariamente riassunto in questi termini. Lo si evince scorrendo la lista dei convocati, nella quale, in moltissime specialità, oggi e domani convivono fianco a fianco. Ed in alcune prove (vedi per esempio la staffetta 4x100 maschile) la scelta di prospettiva è stata netta, probabilmente anche a scapito dei valori assoluti.

In pista, sulle pedane, sulle strade moscovite, sarà durissima. Niente sconti per i nuovi arrivati, la legge dell’atletica verrà applicata come sempre: ovvero, senza attenuanti. Riuscire a mettersi in evidenza, scalare posizioni, entrare nelle finali, o vincere delle medaglie, sarà un’impresa. Il contesto? Quello solito, complicatissimo, del confronto mondiale, dove lo spunto imprevisto può arrivare in qualunque momento, e da qualsiasi parte (intesa come Nazione). Due dati, per definire il quadro: 206 Paesi iscritti (record), rappresentati da 1974 atleti (record anche in questo caso). Un orizzonte sconfinato.

Andando ad esaminare la carte azzurre, la formazione allestita dal DT organizzativo Massimo Magnani ha sicuramente degli uomini e delle donne di punta, peraltro, in più di un caso, dotati (o dotate) di un ricco palmarès; ma anche per loro, sarà tutt’altro che una passeggiata. Perché ai Mondiali, nessuno si tira indietro. E non esistono squadre “cuscinetto”.

Le chances azzurre

Impossibile non assegnare a Daniele Greco i panni dell’uomo numero uno. Lo dimostrano i fatti, a cominciare dal titolo vinto agli Europei indoor di Goteborg, nel marzo scorso,  con un probante 17,70. Il pugliese, quarto un anno fa – alle spalle di Fabrizio Donato – ai Giochi Olimpici di Londra, è reduce da poche gare, ma tutte d’effetto: il secondo posto al Golden Gala Pietro Mennea (17,04, dietro il campione olimpico, lo statunitense Taylor); l’oro ai Giochi del Mediterraneo (con un salto d’impegno poco superiore allo scolastico, misurato a 17,13); il secondo posto a Montecarlo (17,25 - ottava misura mondiale dell’anno - ancora dietro all’amico Taylor). Pesano però una condizione di salute non proprio ottimale (gli acciacchi sembrano superati, ma la stagione è stata complicata), ed un contesto che, manco a farlo apposta, è diventato micidiale, con il rientro ad alto livello di Tamgho, la conferma degli statunitensi Taylor e Claye, l’esplosione del cubano Pichardo (vent’anni appena, 17,69 quest’anno) accompagnato a Mosca dal connazionale Revè (solo un anno più vecchio di Pichardo, 17,46 nel 2013…). In sintesi: chiunque vorrà venirne a capo, dovrà atterrare lontano, molto lontano. Dove probabilmente solo in pochissimi si sono spinti finora. Dalle parti di Jonathan Edwards, per capirci.

L’altra pedina italiana molto attesa, è rappresentata da Alessia Trost.

La 20enne saltatrice in alto friulana, oro agli Europei Under 23 di Tampere il 13 luglio scorso, è accreditata della quinta misura mondiale dell’anno, l’1,98 realizzato in Finlandia. A sua volta, inferiore di due centimetri al 2,00 messo a segno dall’azzurra in inverno, e rimasto imbattuto in cima alla lista mondiale in sala. Ma anche in questo caso, seppure con qualche rinuncia clamorosa (non ci sarà Blanka Vlasic, la cui caviglia operata continua a dare problemi) il quadro appare ai limiti del proibitivo. A maggior ragione per un’atleta come la Trost, che ha già di fatto centrato il suo obiettivo stagionale, rappresentato, nel complesso percorso di crescita verso il vertice iridato (obiettivo inequivocabile a medio termine), dal titolo continentale di categoria. Calma e gesso, quindi, con l’Alessia. Che a Mosca – non va dimenticato  – farà l’esordio assoluto in una grande manifestazione estiva, e rientra quindi nel gruppo delle atlete in fase di maturazione.

Carte pazze ed outsiders

A Fabrizio Donato, complice il piccolo infortunio patito a Montecarlo, non è possibile in questa occasione assegnare il ruolo dell’uomo in piena corsa. Ma quello di “carta pazza”, in virtù della meravigliosa stagione 2012 (bronzo a Londra ed oro europeo a Helsinki), sicuramente sì. Un ruolo che, al femminile, può andar bene a Valeria Straneo, la scoperta della maratona azzurra, che dopo l’ottavo posto di Londra, potrebbe ottenere, se tutto andrà come da migliori auspici, un risultato a sensazione: la condizione della piemontese, stando ai rumors (ma anche ai risultati stagionali, a cominciare dall’oro ai mediterranei nella mezza) sembra eccellente. Punta ad una parte da outsider anche Elisa Rigaudo, apparsa agli Assoluti di Milano in eccellenti condizioni fisiche: nella patria delle dominatrici della marcia, il bronzo di Pechino potrebbe fare gara da protagonista, ottenendo un piazzamento di primo piano. Merita l'inserimento nel gruppo anche Giuseppe Gibilisco, tornato a ottimi livelli (5,70, oro ai Mediterranei e secondo posto a Gateshead) e sempre tra i più bravi al mondo nel "leggere" le gare.

Spunti dal passato

Nelle precedenti 13 edizioni dei Mondiali, l’Italia ha colto 38 medaglie. L’ultima, il bronzo di Antonietta Di Martino nell’alto di Daegu, due anni fa. L’ultimo oro, è proprio quello di Giuseppe Gibilisco, nell’asta, a Parigi 2003. Dieci anni (e cinque edizioni) fa. Lo “zero”, inteso come numero di medaglie, è uscito per la prima e unica volta due anni fa, a Berlino, quando non andammo oltre i quarti di posti di Antonietta (sempre lei…) e Giorgio Rubino nei 20km di marcia. La squadra azzurra che sarà a Mosca è composta da 57 atleti (31 uomini, 26 donne), la seconda formazione più numerosa di sempre (dietro ai 66 atleti di Atene 1997). Spicca la presenza di tutte e quattro le staffette, all'inizio del percorso vero l'Olimpiade. Sabato il via. Undici azzurri in gara, tre dei quali (Meucci nei 10000, Straneo e Quaglia nella maratona donne) già alle prese con gare che assegnano medaglie. I motori rombano.

Marco Sicari

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