Tra Kenya e Molise la corsa di Lalli

09 Dicembre 2012

Il racconto del neo campione d'Europa di corsa campestre: "Iten è la mia seconda casa. E a marzo sarò maratoneta"

Il campione europeo di cross è tutto tranne che sorpreso. “Io sono venuto a Budapest per vincere – racconta Andrea Lalli – quindi perché essere stupiti? La verità è che quando sto bene, quando non ci sono di mezzo infortuni o altri problemi, io so che non ce n’è per nessuno. Almeno in Europa. No, non volevo partire in testa fin dal via, ma poi, dopo pochissimi chilometri, ho visto che a quel ritmo chi mi stava dietro sembrava soffrire particolarmente, mentre io mi sentivo bene. E allora, ho messo giù la testa, e sono partito”. C’è un segreto, oltre alla salute finalmente ritrovata, nel successo di Lalli: “E’ la tranquillità. E’ stata decisiva. Sono stato un mese a Iten, in Kenya, al camp di Gianni Demadonna, per preparare l’Europeo. E giorno dopo giorno, ero sempre più convinto che sarei stato in grado di vincere. Sereno, sicuro. Il Kenya è la mia seconda casa, ormai, ci vado regolarmente da due anni. Laggiù c’è tutto quello che mi serve: compagni d’allenamento super, spesso perfetti sconosciuti da poco più di un’ora nella mezza maratona, condizioni ideali (altitudine di circa 2400m sul livello del mare, ndr) e anche tanti amici. Sì, non è solo questione di atletica leggera. Là sto bene”.

La vita può essere dura in Kenya: “Dura per come la intendiamo noi. Ma per uno come me, che viene da un paese di montagna del Molise, i rapporti umani possono contare più di altre cose, quelle che chiamiamo comodità: passare una sera a parlare con un paio di amici, vale molto più che guardare un programma alla televisione. Almeno per me”.

Daniele Meucci e Andrea Lalli  (Colombo/FIDAL)

Il Kenya è l’attrazione fatale di Lalli, il suo “mal d’Africa”: “Ripartirò presto, già nei primissimi giorni di gennaio, devo ricominciare il lavoro per il debutto in maratona. Adesso farò un paio di campestri in giro per l’Europa, e la We Run Rome del 31 dicembre, nella capitale. L’esordio sui 42 chilometri, invece, sarà a Roma, in mezzo farò un ritorno per la Coppa dei Campioni di cross, con le mie Fiamme Gialle, e poi di nuovo Africa, spero fino a pochi giorni prima”. La maratona come scelta, anche senza estremizzare: “D’accordo con il mio allenatore, Luciano Di Pardo, voglio solo cominciare, fare una esperienza importante. Poi tornerò anche a fare qualcosa in pista per l’estate, anche se è chiaro che il mio futuro è sulla strada”.

Al contrario di Andrea Lalli, Daniele Meucci, l’ingegnere elettronico pisano che corre per l’Esercito, un po’ sorpreso lo è. Il suo terzo posto è un raccolto superiore alle attese, anche a quelle più personali. “Non ho preparato gli Europei di cross con particolare cura – racconta – non è in questo periodo che con il mio allenatore, Massimo Magnani, vado cercando picchi di forma. Ho scelto di esserci per la squadra, perché mi sentivo in dovere nei confronti dei miei compagni. Anche le due gare corse in novembre non mi avevano entusiasmato. Ma poi, in corsa, ho capito di potermela giocare, di avere in mano la possibilità di lottare per i primi posti. Sono sempre rimasto in gruppo, con altri 6-7 atleti, e sono anche caduto quando, poco dopo metà percorso, ho provato ad andare via. Ho perso una ventina di metri, ma ho cercato di non fare drammi sul piano mentale”. Poi, nel finale, quello sprint che sta diventando un marchio di fabbrica, qui a Budapest come agli Europei di Helsinki, la scorsa estate, o a quelli di Barcellona del 2010: “Me la sono giocata. E’ andata bene, direi”.

Marco Sicari

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