Tamberi prepara il decollo: ''Un 2018 per volare!''

23 Ottobre 2017

Il campione mondiale indoor ed europeo di salto in alto, Alessia Trost, Desirèe Rossit, Marco Fassinotti e Silvano Chesani si raccontano durante la tre giorni di programmazione di Roma.

di Anna Chiara Spigarolo

È la seconda delle tre giornate dell'Atletica Elite Club a Roma. Al Centro di Preparazione Olimpica "Giulio Onesti" dell'Acqua Acetosa la mattinata si era aperta con il presidente del CONI Giovanni Malagò, arrivato per una colazione informale insieme agli azzurri. Fra i 36 atleti del progetto AEC, che programmano il 2018 dei Campionati Europei di Berlino (7-12 agosto) e il percorso che porta alle Olimpiadi di Tokyo 2020, ci sono anche 5 saltatori in alto: il campione mondiale indoor Gianmarco Tamberi, le finaliste di Rio 2016 Alessia Trost e Desirèe Rossit e i rientranti Marco Fassinotti e Silvano Chesani. Tra un'intervista video e un incontro con la stampa, i cinque hanno raccontato un po' di sé, fra bilanci del 2017 e ambizioni con orizzonte 2018 e oltre.

TAMBERI PAGINA BIANCA – Gianmarco Tamberi ci aveva lasciati in lacrime ai Mondiali di Londra, dopo la mancata qualificazione per la finale. “Ancora non ho voluto rivedere quelle immagini. Dall’infortunio di Montecarlo in poi ho avuto l’idea di Londra letteralmente incastrata in testa, mi è servita per lottare nella riabilitazione, per non mollare un attimo e riuscire nell’impresa impossibile di arrivare sulla pedana iridata. Ci sono arrivato con il serbatoio al minimo e solo grazie alla mia ostinazione e alla mia cattiveria agonistica, ma ne sono uscito sfiancato, sfinito. Il 2017 è stato un anno pieno di alti e bassi, di emozioni agli antipodi e molti momenti duri. Riparto da quel 2,29, dopo una lunga vacanza e dopo aver svuotato la testa. L’infortunio è una parentesi chiusa, non voglio più pensarci e non voglio più che le persone ci colleghino il mio nome”. E ancora: “Dal 2017 ho imparato una lezione: a non pormi obiettivi prima del tempo. Eppure ora, negli allenamenti di tutti i giorni, mi ritrovo tanta forza in più. Sono alla terza settimana di preparazione e se penso a 12 mesi fa mi sembra di volare: oggi ho corso sei volte i 150 metri, un anno fa avevo ancora le stampelle, re-imparavo a camminare e mi allenavo solo con gli elastici o in piscina”. Rivedremo l’halfshave? “Certo, alla prima gara della stagione indoor. Per questo 2018 ho belle sensazioni, mi divertirò”. Nel frattempo ci sono questi tre giorni in azzurro con l’Italia Team. “Sono una bella occasione per fare squadra: siamo un gruppo giovane e affiatato, e abbiamo molto da dimostrare. I Mondiali non sono andati così male come ho sentito dire in giro, ma di certo c’è bisogno di dare una scossa, di rimetterci nei binari. Io credo che ce la faremo, vedo tanti ragazzi talentuosi, motivati, pronti a fare il salto di qualità... penso a Filippo Tortu ma non solo”. Gimbo, che scende in pedana da "one man show", da istrione con la mezza barba, si spinge anche a sognare un’atletica più accattivante: “Mi piacerebbe vedere l’atletica in modo diverso, proposta con formule più facili e appassionanti per il pubblico. Vorrei meno qualificazioni e gare più brevi e più dinamiche. Io sono un fan del salto in alto in piazza, con gli spalti a un metro e la musica che carica il pubblico e gli atleti. Il pubblico si entusiasma, trova il suo atleta preferito e comincia a tifare a tutto spiano. Ovviamente i Campionati hanno esigenze diverse, ma un po’ di ritmo in più non guasterebbe”.  

TROST: “POCHE PAROLE, VOGLIO I FATTI” – A fare compagnia a Gianmarco Tamberi sulla pedana di Ancona da un anno c’è Alessia Trost. “Vorrei parlare con i fatti più che con le parole, le medaglie vanno vinte. Il mio 2017 è stato complicato, pieno di ostacoli dentro e fuori la pedana. Ora comincio a districare la matassa. Tecnicamente comincio a ritrovarmi: nel primo anno nelle Marche ho dovuto imparare tutto da capo, perché Marco Tamberi ha stravolto il mio salto. Comincio a prenderci le misure, non devo ricominciare da zero ad ogni allenamento”. “Nell’atletica tutto si riduce a cosa ottieni nella grande manifestazione, quello che spesso si scorda è l’enorme lavoro che c’è dietro a quel risultato, ognuno con la sua storia. Lottiamo da soli e come una squadra per portare l'atletica italiana al livello che si merita: vestire questa maglia è sempre un onore, ci proveremo”. Infine una confessione: “Ad Ancona mi trovo bene ma lo ammetto, ai fornelli non mi metto mai. Sono troppo pigra, preferisco scongelare le verdure”.

FASSINOTTI: BIRMINGHAM-ROMA SOLO ANDATA - “Ho scelto l’Italia” racconta Marco Fassinotti, 2,35 di primato personale nel salto in alto e un ritorno agonistico sugellato dall’argento con 2,29 alle Universiadi 2017. “Mi alleno con Stefano Serranò, un tecnico preparato, che da anni lavora con me tanto che in passato mi ha seguito, per alcuni periodi, anche in Gran Bretagna con Fuzz Ahmed. Ho ritenuto che questa fosse, in assoluto, la soluzione migliore per ottenere i risultati che ho in mente”. Da Birmingham a Roma è un bel… salto. “Sto bene nella mia nuova vita, sono sereno. Grazie all’Aeronautica ho una stanza con cucina all’Aeroporto dell’Urbe. Poter cucinare è molto importante, seguo una dieta rigida e preferisco prepararmi i pasti personalmente. Mi alleno principalmente allo stadio della Farnesina, con qualche incursione sulla pedana di Caracalla, e continuo a frequentare l’Acqua Acetosa per la palestra e la piscina”. Gli infortuni sono ormai alle spalle. “Il 2017 è stato difficile ma ho imparato molto. La medaglia di Taipei è arrivata con appena due mesi veri di lavoro, e ha segnato la fine di un lungo percorso di recupero. Un periodo in cui è stato fondamentale il ruolo dell’Istituto di Scienza e Medicina dello Sport, e che è stato anche l’occasione per scoprire il valore del lavoro di squadra e di uno staff a cui affidarsi. Per carattere conto solo su me stesso, e continuerà a essere così, ma ho imparato che posso trovare un valido supporto in altri professionisti. Ho capito anche un’altra cosa: che per conquistare l’elite bisogna imparare a gestirsi da ogni punto di vista, non solo quello tecnico. Compreso il mio carattere spigoloso”. Continua il torinese: “Ho guardato i Mondiali di Londra in TV, e quello che ho pensato è che nel salto in alto ci sono gli spazi per emergere. A mio parere in pedana c’era un unico atleta inafferrabile, Mutaz Barshim, un grande talento emergente, Danil Lysenko, e poi tanto spazio”. Programmi agonistici? “Farò la stagione indoor, ma senza finalizzarla eccessivamente. Servirà soprattutto a proiettarmi sull’estate e sugli Europei di Berlino".

ROSSIT, TRASLOCO A BERGAMO - Nuova vita anche per Desiree Rossit, la friulana finalista a Rio che nel 2016 è salita a 1,97. “Sono a Bergamo da tre settimane. Mi seguono Orlando Motta e Pierangelo Maroni, ma dello staff fa parte anche Ruben Scotti per quanto riguarda la preparazione atletica. La prima impressione è stata ottima: ho trovato un gran bel gruppo, sono tutti motivati e entusiasti. Sono l’unica donna in mezzo a tanti atleti: Christian Falocchi, Nicholas Nava, Andrea Motta… Per ora siamo partiti dall’abc, dai fondamentali del movimento, infatti mi sento come se avessi appena iniziato la scuola”. La 23enne è alle prese con scatoloni e attrezzi da assemblaggio: “Fra un paio di giorni entrerò nella casa nuova. I mobili li avevo già comprati nel primo trasferimento a Pordenone, ormai tre anni fa. Ho dovuto smontare tutto, un lavoraccio”. Il cambio di guida tecnica è arrivato a seguito della scomparsa, a luglio di quest’anno, di Gianfranco Chessa: “Per me è stato un mentore. Mi allenavo con lui da tre anni, ed è stato con la sua guida che sono arrivata alle grandi manifestazioni, anche se già dall’estate 2016 la sua salute non gli permetteva più di seguirmi fisicamente a tutte le gare. Con lui sono salita a 1,97, ma dove posso arrivare ancora non lo so”.

CHESANI, TV IN PAUSA - Rimane fedele a Modena invece il trentino Silvano Chesani, da anni stabile alla corte di Giuliano Corradi. "Ormai sono diventato mezzo modenese, ma soprattutto un grande esperto di tigelle e gnocco fritto" scherza il 29enne. Argento agli Europei indoor del 2015, nelle ultime stagioni una serie di problemi fisici hanno compromesso un'attività agonistica costante ad alto livello, ma gli hanno anche permesso di esordire ai microfoni TV: “Dopo un anno nelle vesti di commentatore… è ora di tornare a vivere le grandi manifestazioni da atleta! Stare dietro a un microfono da una parte è divertente, dall’altra è doloroso perché ti ritrovi ad assistere, ad essere la voce di un evento di cui invece vuoi essere protagonista da atleta. Anche se ammetto che è stato molto bello raccontare il ritorno in pedana di un amico come Gianmarco Tamberi. Il sogno è ritrovarci tutte e tre – io, Gimbo e Marco Fassinotti – nella finale di un grande Campionato. Un evento che per un motivo o per l’altro non è mai successo, eppure ci sono tutti i presupposti. Sarebbe un bel successo per il salto in alto italiano”. Indoor? "Sì, ma senza troppe pretese agonistiche. Intanto a fine dicembre parto con Gianmarco per un raduno in Sudafrica. In passato è stato molto produttivo e ci siamo trovati bene. E ovviamente, riprenderemo le nostre sfide con le macchinine telecomandate".

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Alessia Trost (foto FIDAL)


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