Stanford, Tortu a lezione di sprint

30 Giugno 2019

L'azzurro è settimo (10.21) nei 100m della tappa statunitense della Diamond League IAAF. Coleman è super (9.81), l'olandese Sifan Hassan firma il record europeo dei 3000 (8:18.49), Maria Lasitskene sale a 2,04 nell'alto.

Filippo Tortu corre in 10.21 ed è settimo nei 100 metri di Stanford, sede dell'edizione 2019 del Prefontaine Classic, in quella che è stata con ogni probabilità una delle gare migliori della tappa statunitense della IAAF Diamond League. L’azzurro, allineato con i migliori sprinter del globo, non parte benissimo (peraltro, al cospetto di diversi partenti di primo piano), ma nel lanciato si difende, finendo per non sfigurare in un contesto da brivido. Vince Christian Coleman in un sensazionale 9.81 (-0.1), la cifra del mondiale stagionale 2019, precedendo l’eterno Justin Gatlin (37 anni compiuti nel febbraio scorso), secondo in 9.87, e il britannico Zharnel Hughes, terzo in 9.97. Per Tortu, una nuova lezione di sprint alla scuola dei più grandi, esperienza formativa utile nel suo personale percorso di crescita.

La pedana dell’alto femminile regala una serata (anzi, un pomeriggio, nell’assolata California) da ricordare: la russa Maria Lasitskene, stimolata dalla statunitense Vashti Cunningham e dall’ucraina Yaroslava Mahuchikh (18 anni non ancora compiuti), sale a 2,04: le due avversarie si spingono fino a 2,00, pungolandola come non le accadeva da tempo. Emozioni forti anche dai 3000 metri al femminile. Sifan Hassan corre una sensazionale gara di rimonta, vincendo a ritmo di record europeo: il suo 8:18.49, oltre che primato continentale, è la quarta prestazione mondiale di sempre, la prima di una atleta non cinese nella lista all-time. L’olandese compie il prodigio negli ultimi 500 metri, recuperando sulle etiopi Gidey (terza in 8:20.27) e Dibaba (quarta in 8:21.29), e trascinando la tedesca Kostanze Klosterhalfen al secondo posto in 8:20.07. In sette finiscono al di sotto degli 8:30, in 12 sotto gli 8:40, per quello che è con ogni probabilità uno dei più grandi 3000 metri di sempre.

Sensazionale cavalcata di Rai Benjamin nei 400hs. Il 22enne statunitense domina la corsa, e firma il mondiale stagionale fermando il cronometro a 47.16, soli 14 centesimi oltre il proprio limite personale; il secondo classificato, Kyron MacMaster, finisce a quasi due secondi, in 48.94. Mondiale stagionale anche nei 3000 siepi donne, ad opera della keniana Beatrice Chepkoech, autrice di una corsa tutta di testa (e in solitaria) da 8:55.58, con la statunitense Erma Coburn seconda al traguardo (9:04.90) malgrado una caduta occorsa dopo circa due terzi di gara. Sorpresa (relativa) nell’asta uomini, con il 20enne svedese Armand Duplantis unico a superare i 5,93 (poi anche tre tentativi falliti a quota sei metri), e capace quindi di imporsi su Sam Kendricks (USA), secondo con 5,88.

Nel match annunciato tra la britannica Dina Asher-Smith e la giamaicana Elaine Thompson, regine mondiali dello sprint, la vittoria nei 200 metri finisce per aggiudicarsela la nigeriana Blessing Okagbare, che sfrutta pienamente i quasi due metri di vento alle spalle (+1.9) per chiudere in un eccellente 22.05; la Thompson è seconda in 22.21, Asher-Smith terza in 22.42, precedendo la quattrocentista Salwa Eid Naser, quarta – davanti a molte specialiste – con il personale di 22.51. Sorpresa anche nel getto del peso uomini: il padrone di casa, Ryan Crouser, deve inchinarsi al brasiliano Darlan Romani, ormai inarrestabile nella sua scalata al vertice: con 22,61 il sudamericano centra il primato della Diamond League, mentre Crouser, pur capace di un eccellente 22,17, finisce sconfitto.

Il ritorno di Caster Semenya ai “suoi” 800 metri produce una nuova prestazione di livello mondiale: la sudafricana si impone in 1:55.70 (non lontano dal mondiale stagionale, l’1:54.98 da lei stessa realizzato a Doha il 3 maggio), con il consueto ampio distacco su tutte le altre, guidate dalla statunitense Ajee Wilson (1:58.36). Soluzione allo sprint nei 1500 metri al femminile: la spunta la keniana Faith Kypiegon (3:59.04), che piega la resistenza della britannica Laura Muir (3:59.47), e della statunitense Shelby Houlihan (3:59.64), al termine di un ultimo giro al calor bianco: le prime cinque terminano nello spazio di poco più di un secondo. In campo maschile si corre il miglio, e nell'ultimo giro la caccia dei fratelli Ingebritsen (in questo caso, Filip e Jakob) finisce per incepparsi, per una combinazione tra contatti e traiettorie di corsa tutt'altro che indovinate: ne approfitta il keniano Timothy Cheruiyot, che vince in 3:50.49; anche in questo caso in cinque terminano nello spazio di poco più di un secondo.

L’attesa per il giro di pista di Michael Norman rimane parzialmente delusa: lo statunitense vince in un buon 44.62, ma non arriva il risultato iperbolico da molti predetto, dopo il 19.70 sui 200 metri del Golden Gala. Norman è cauto in avvio, e finisce probabilmente col pagare (anche) l’assenza di punti di riferimento di livello adeguato; podio completato dai connazionali Montegomery e Kerley, 45.12 e 45.33. Nulla più che routine nei 100m donne: l’ivoriana Marie-Jose Ta Lou si impone in 11.02 (+0.3), superando la statunitense Hobbs, 11.04, mentre protagoniste annunciate come ShaCarri Richardson (11.15) e soprattutto Shelly-Ann Fraser-Pryce (addirittura 11.39) finiscono battute. Ordinario anche il 13.24 (+0.3) che regala allo spagnolo Orlando Ortega il successo nei 110hs, cinque centesimi di margine sul francese Belocian e sul giamaicano McLeod (13.29 per entrambi, ma classificati nell’ordine). Nel meeting dedicato a Prefontaine, il mezzofondo offre gare su distanze della tradizione anglosassone: il keniano Joshua Jeptegei vince la prova sulle due miglia in 8:07.54, resistendo al ritorno dello statunitense Paul Chelimo (8:07.59).

m.s.

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