Portland, Alessia Trost è settima

20 Marzo 2016

La saltatrice friulana si ferma a 1,93, ed è sfortunata sull'1,96, la quota che assegnerà tutte le medaglie. USA dominanti con ben 23 medaglie, 13 delle quali d'oro.

di Marco Sicari

Finisce con un po’ d’amaro in bocca, la finale dell’alto donne. Alessia Trost è settima con 1,93, ma quel che dispiace è vedere che le medaglie sono tutte e tre assegnate solo tre centimetri più su, a quota 1,96. L’oro va alla 18enne rivelazione dell’anno Vashti Cunningham (USA), che va a bersaglio per aver superato l’asticella, alla quota decisiva, al primo tentativo utile. Dietro di lei, finiscono nell'ordine la spagnola Ruth Beitia (argento) e la polacca Camila Licwinko (bronzo). Ma la classifica, come avviene sempre nelle gare di campionato, è di fatto determinata dagli errori commessi nel corso del pomeriggio: anche la lituana Palsyte supera 1,96, ma al terzo tentativo, e finisce ai piedi del podio. La posizione che avrebbe occupato la Trost se l’asticella, al secondo tentativo sull’1,96, dopo aver ballato per qualche istante, fosse rimasta sui ritti (più o meno quanto accaduto anche nel salto numero tre). E invece, come è assolutamente giusto e normale che sia, conta solo l’esito conclusivo, e le tre X, più l’errore nel primo salto a 1,93, fanno la classifica dell’azzurra.

“Non so che dire, sono arrabbiatissima – racconta la Trost nel dopo gara – ho sicuramente commesso degli errori tecnici in pedana, soprattutto alle misure più basse, che erano orrende. Era come se non riuscissi ad entrare nella dinamica del salto. Ma sto bene, la preparazione generale era andata nel miglior modo possibile. Sì, sono in condizione, non credo di valere la misura che è uscita oggi, mi fa rabbia, credo di valere molto di più. Ora devo riflettere, cercare di capire dove ho sbagliato, e poi devo provare a ripartire, magari più cattiva, aggressiva”.

Il pomeriggio dell’Oregon Convention Center regala ancora momenti di grande atletica. Con la cosa più bella (e anche abastanza inattesa) che avviene alla fine della sessione, quando il giamaicano Omar McLeod sfreccia tra le barriere alte e vince il titolo mondiale in 7.41 (mpm 2016 eguagliata), beffando i francesi Martinot Lagarde e Dimitri Bascou, finiti nell’ordine sul podio. Accesa anche la contesa nel lungo maschile, con i primi tre in soli cinque centimetri: oro allo statunitense Marquis Dendy (8,26), argento all’australiano Fabrice LaPierre (8,25) e bronzo al cinese Huang, che fa tremare tutti con un ultimo salto da 8,21. I primi sei vanno tutti oltre gli 8,10, humus interessante per l’evoluzione estiva della specialità.

Un ultimo chilometro da 2:22.9 regala all’etiope Yomif Kejelcha l’oro dei 3000 metri (7:57.21), in conclusione di una prova ovviamente molto tattica. Nella folle sequenza degli ultimi cinque giri si mette in evidenza lo statunitense Ryan Hill, che fa suo l’argento e manca la rimonta piena di soli 18 centesimi di secondo (7:57.39). Gli 800 metri donne vanno a Francine Niyonsaba (Burundi), che corre una seconda frazione di gara giudiziosa e completa la prova in 2:00.01; podio completato da Ajee Wilson (USA, 2:00.27) e Margaret Wambui (KEN, 2:00.44). Passerella sui 3000 metri per la stella etiope Genzebe Dibaba: un ultimo 2000 in 5:32 basta per prendere l’oro (8:47.43), con margine piuttosto ampio su tutte le avversarie, a cominciare dalla connazionale Meseret Defar, seconda in 8:54.26. Bronzo per l'eroina americana Shannon Rowbury, 8:55.55.

La potenza di fuoco americana trova sfogo anche nel mezzofondo veloce: Matthew Centrowitz infila tutti nei 100 metri conclusivi dei 1500, conquistando l’oro in 3:44.22 davanti al ceco Holusa (specialista dei finali, 3:44.30, anche lui in risalita come il vincitore) e al neozelandese Nicholas Willis (3:44.37). Come non accadeva da decenni in una finale internazionale della specialità, bisogna scalare posizioni fino al quinto posto, per trovare un atleta africano, l’etiope Wolde. Monologo USA nella 4x400 donne (Hastings, Hayes, Okolo, Spencer, 3:26.38), parzialmente facilitata dalla caduta della Giamaica, che spiana la strada al podio europeo (argento alla Polonia, bronzo alla Romania). Si replica tra gli uomini (Clemons, Smith, un superbo Giesting, e Norwood, 3:02.45), con le altre piazze del podio occupate da Bahamas (3:04.75) e Trinidad & Tobago (3:05.51); il Belgio perde il testimone quando era a caccia di un podio possibile.

Il Mondiale indoor di Portland è stata una dimostrazione di forza del Team USA. 23 medaglie, tredici delle quali d’oro, sono la cifra del dominio assoluto della squadra a stelle e strisce. Dietro, solo l’Etiopia va oltre l’unità nei titoli, segnando due ori (e cinque medaglie complessive). Per l’Italia la straordinaria vittoria nell'alto di Gianmarco Tamberi (15 anni dopo l’ultima volta, il titolo vinto dal miglior Paolo Camossi di sempre) vale il decimo posto nel medagliere.

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