Parigi: Jacobs 10.21, mezzofondo doppio record!

09 Giugno 2023

Il campione olimpico riparte dal settimo posto nei 100, Lyles 9.97. Squalificata la staffetta 4x100 con Patta, Ricci, Desalu, Tortu per cambio fuori settore. Kipyegon primato mondiale nei 5000 (14:05.20), Girma nelle siepi (7:52.11)

di Nazareno Orlandi

Marcell Jacobs riparte dal settimo posto con 10.21 (-0.9) nei 100 metri in Diamond League, in una quarta tappa stellare a Parigi, consacrata da due fantastici record del mondo nel mezzofondo, il 14:05.20 della keniana Faith Kipyegon nei 5000 metri a una settimana dal primato dei 1500 al Golden Gala di Firenze, e il 7:52.11 dell’etiope Lamecha Girma nei 3000 siepi. Il campione olimpico, alla prima gara nei 100 metri dopo quasi dieci mesi e dopo le rinunce di Rabat e Firenze, non riesce a esprimersi al meglio, risultando piuttosto rigido nella sua azione di corsa, condizionata dalle ultime tre settimane senza lavoro a causa di problemi fisici. La vittoria dei 100 è per il campione del mondo dei 200 Noah Lyles (Usa) in 9.97. La serata, per la velocità italiana, non è indimenticabile: la staffetta 4x100 con Lorenzo Patta, Marco Ricci, Fausto Desalu e Filippo Tortu porta il testimone al traguardo in 38.33 ma viene squalificata per un cambio (il secondo) fuori settore. Tra gli azzurri, da segnalare il 71,21 nel martello per Sara Fantini mentre non possono gioire Elena Vallortigara (1,79 nell’alto), Roberta Bruni (4,46 nell’asta), Osama Zoghlami (8:31.88 nelle siepi) e Daisy Osakue (59,14 nel disco). Si difende discretamente Matteo Melluzzo nei 100 del pre-meeting con 10.36 (+1.1). Nella serata show del mezzofondo, acuti anche dal norvegese Jakob Ingebrigtsen con la migliore prestazione alltime delle due miglia (7:54.10) e dalla britannica Keely Hodgkinson, 1:55.77 negli 800. World lead 2023 anche negli 800 per il keniano Emmanuel Wanyonyi (1:43.27) e nei 110hs per lo statunitense Grant Holloway (12.98/-0.5).

JACOBS: “UNA GARA DEL ‘CAVOLO’, MA SONO QUI SENZA FASTIDI” - Rientrare in pista e ricominciare a confrontarsi con i top player mondiali era fondamentale, e nell’analisi post-gara lo riconosce: “Sono qui senza fastidi, e fino a pochi giorni fa non era possibile. Sto correndo, intanto questo è l’importante”. Le tre settimane senza lavoro, però, pesano. Al rientro in una tappa di Diamond League dopo quasi due anni, e al ritorno nei 100 metri a quasi dieci mesi dal titolo europeo di Monaco di Baviera, Marcell Jacobs non va oltre il settimo posto con 10.21, in parte limitato anche da un vento contrario di -0.9. Sfreccia in 9.97 lo statunitense Noah Lyles, sotto i dieci secondi anche il keniano Ferdinand Omanyala (9.98), 10.05 per il botswano Letsile Tebogo. Ventisette gradi, umidità al 47% nella serata parigina: il campione olimpico gioca sui blocchi con la telecamera, sorride, si mostra sereno, ma quando lo starter spara non è il Marcell dei giorni d’oro. Se la messa in moto non è da buttar via, è nella fase dell’accelerazione e nel lanciato che manca di brillantezza. “Ho sentito le gambe diventare di cemento”, commenterà in tv alla Rai il velocista delle Fiamme Oro. “Una gara del cavolo. Un tempo che non facevo da anni. Avete visto una smorfia sul mio viso perché mi stavano superando tutti, ero rigido, quasi un mese senza lavoro l’ho patito troppo”. Gli scappano via anche il giamaicano Yohan Blake (10.16), lo statunitense Ronnie Baker (10.17), il ghanese Benjamin Azamati (10.20). Dietro, ottavo, soltanto il francese Mouhamadou Fall (10.22). Si riparte da qui, nella consapevolezza che all’obiettivo dell’anno manchino ancora due mesi abbondanti (Mondiali di Budapest al via il 19 agosto). “Ora mi attendono due settimane piene di lavoro prima della prossima gara. Una cosa è certa: a Parigi, alle Olimpiadi dell’anno prossimo, non voglio arrivarci come ci sono arrivato oggi…”.

STAFFETTA OUT - Sarebbe stato un piccolo ma importante passo in avanti verso i Mondiali di Budapest. Una squalifica per cambio fuori settore (il secondo) rallenta invece la staffetta 4x100 azzurra con Lorenzo Patta, Marco Ricci, Fausto Desalu e Filippo Tortu nella rincorsa verso la rassegna iridata. Nulla di compromesso, ovviamente: gli azzurri restano al sesto posto sugli otto ancora a disposizione per i Mondiali ma il 38.33 odierno avrebbe permesso di guadagnare una posizione scavalcando la Svizzera. Allo stadio Charlety il momento chiave è il secondo cambio, quello tra Marco Ricci, schierato in seconda frazione, e il campione olimpico Fausto Desalu, in terza: un cambio giudicato oltre il limite della zona che delimita il passaggio del testimone. Accade tutto dopo un primo cambio ben riuscito tra Lorenzo Patta e lo stesso Ricci, debuttante nel quartetto principale. Il testimone arriva comunque fino al traguardo, filando liscio nelle mani di Filippo Tortu, all’inseguimento dell’ultimo frazionista francese Jimmy Vicaut che completa la prova dei padroni di casa in 38.22. L’Italia sarebbe seconda, e per certi versi soddisfatta del progresso cronometrico rispetto al 38.38 del 7 maggio a Firenze. Tempo pochi minuti e arriva la doccia fredda della squalifica. Tutto rimandato al 24 giugno a Chorzow agli Europei a squadre, ultima chance per mettere in cassaforte Budapest.

GLI ALTRI AZZURRI: FANTINI 71,21 - Nelle gare del pre-meeting, Sara Fantini (Carabinieri) è terza tra le donne in una gara mista di martello, specialità a cui non si assiste spesso nel contesto della Diamond League: la primatista italiana, medaglia di bronzo agli Europei, scaglia l’attrezzo a 71,21 al primo turno ed finisce alle spalle della campionessa del mondo Brooke Andersen (Usa, 77,13) e dell’altra americana Janee' Kassanavoid (74,74) bronzo mondiale a Eugene. I 100 metri non-Diamond vedono l’azzurro Matteo Melluzzo (Fiamme Gialle) allo stagionale di 10.36 (+1.1) nella prova vinta dal tedesco Joshua Hartmann (10.14), pochi minuti prima del 10.06 del francese Jimmy Vicaut (+0.2) in altra serie. È settima nel disco Daisy Osakue (Fiamme Gialle), oggi senza i sessanta metri: 59,14 al quinto turno. Ancora un successo dopo Firenze per l’oro olimpico Valarie Allman (Usa) con 69,04. Si ferma al decimo posto Roberta Bruni (Carabinieri) nell’asta: fatali i tre errori a 4,61 dopo aver oltrepassato 4,31 alla seconda prova e 4,46 alla terza. Chi vince? L’australiana Nina Kennedy con 4,77. Non decolla nemmeno Elena Vallortigara (Carabinieri): il bronzo mondiale dell’alto non fa meglio di 1,79, con due errori alla successiva quota di 1,83 e la ‘x’ al tentativo rimanente a 1,87 (è decima). E intanto vola a due metri l’australiana Nicola Olyslagers.

KIPYEGON SENZA CONFINI - “Crazy, crazy, è qualcosa di folle”, ripete in zona mista, incredula. Parigi dopo Firenze, i 5000 metri dopo i 1500. La condizione della vita, le gambe che girano, la solidità mentale che impressiona. Soltanto sette giorni dopo il Golden Gala, Faith Kipyegon corre nella storia e si fa largo nel mito dell’atletica con un altro strepitoso record del mondo, stavolta in una distanza meno ‘sua’ (non risultano suoi tempi dopo il 2015) rispetto ai 1500 di cui è contemporaneamente regina d’Olimpia e del mondo. La keniana, mamma di Alyn, 4 anni, lo strappa all’etiope Letesenbet Gidey, con cui a Charlety dà vita a un duello memorabile, uno scontro fra titane negli ultimi due giri, innescato proprio da Kipyegon ai -700 metri dal termine, quando decide che è giunto il momento di portarsi in testa a scandire il ritmo e saggiare le energie dell’avversaria. Gidey tiene, resiste, ma contro questa Kipyegon che divora l’ultimo giro di un cinquemila in un pauroso 1:00.63 è impossibile chiedere di più: da stasera 14:05.20 è la cifra del record, oltre un secondo meglio del precedente primato di 14:06.62 della Gidey a Valencia nel 2020 (stasera 14:07.94 per la seconda piazza). Materiale per esperti di statistiche: Kipyegon diventa la prima donna a detenere contemporaneamente il record del mondo dei 1500 e dei 5000 da quando è riconosciuto ufficialmente quello dei 5000 (cioè dal 1981): in precedenza, prima di quella svolta, soltanto l’indimenticabile Paola Pigni.

GIRMA SENSAZIONALE - Passa un’ora, nella notte ‘très jolie’ di Parigi, e Faith Kipyegon non è più l’unica icona della serata. Ad accostarla nel pantheon dei primatisti mondiali ci pensa l’etiope Lamecha Girma (già recordman dei 3000 indoor), 22 anni, fin qui eterno piazzato (argento globale a Doha, Tokyo, Belgrado e Eugene) capace di portare a termine quello che, nel suo caso, era annunciato effettivamente come tentativo di primato nei 3000 siepi: con 7:52.11 ritocca dopo ben diciannove anni il 7:53.63 di Saif Saaeed Shaheen a Bruxelles nel 2004. L’effetto delle ‘lepri luminose’ che lo rincorrono invece di farsi rincorrere è sensazionale, al pari dell’ultimo quattrocento metri coperto in poco meno di un minuto e quattro secondi. Qui, a differenza dei 5000, non c’è storia: un abisso tra lui e il resto della compagnia, con il giapponese Ryuji Miura al primato nazionale di 8:09.91. Da lontano guarda il record Osama Zoghlami (Aeronautica): l’azzurro è sedicesimo con 8:31.88.

INGEBRIGTSEN DA PRIMATO, HODGKINSON INCANTA - Altre due perle nel mezzofondo, entrambe con una firma europea. La prima è la ‘world best performance’, la migliore prestazione mondiale all-time, di Jakob Ingebrigtsen nella distanza delle due miglia: il primato apparteneva a una leggenda come Daniel Komen, titolare del limite mondiale dal 1997 con 7:58.61. Un crono frantumato stasera dal fenomeno norvegese che se ne appropria davanti al pubblico parigino con 7:54.10, finalizzando il lavoro delle lepri Benoit Campion (2:29.07 nel primo mille) e Kyumbe Munguti (4:56.95 ai 2000). Un assolo, come quello che pochi minuti dopo offre negli 800 Keely Hodgkinson, la britannica delle meraviglie, argento olimpico e mondiale, alla migliore prestazione mondiale 2023 e al primato nazionale di Gran Bretagna con 1:55.77, ma soprattutto con uno strapotere nei confronti di tutte le rivali: 1:58.16 per la statunitense Ajee Wilson, seconda.

WORLD LEAD ANCHE PER HOLLOWAY E WANYONYI - Tra i risultati di Parigi anche la ‘world lead’ di Grant Holloway (Usa) nei 110hs con 12.98 (-0.5) e un’altra migliore prestazione mondiale dell’anno nel mezzofondo baciato dagli Dei dell’atletica, gli 800 metri del keniano Emmanuel Wanyonyi (1:43.27) in un’appassionante volatona di gruppo, con il canadese Marco Arop a 1:43.30 e gli algerini Slimane Moula e Djamel Sedjati rispettivamente a 1:43.38 e 1:43.40. Una mole di risultati tale che rischia di far passare in secondo piano altre prestazione molto interessanti come il 22.05 (-0.4) di Gabby Thomas (Usa) nei 200 o il 49.12 della dominicana Marileidy Paulino che nei 400 sorprende la regina dei 400hs Sydney McLaughlin-Levrone (al PB di 49.71), rimontata nel rettilineo finale. Oppure, ancora, il 47.92 dello statunitense Cj Allen nei 400hs. Nei lanci al femminile, è giapponese il giavellotto (Haruka Kitaguchi 65,09), portoghese il peso (Auriol Dongmo 19,72). Il greco Miltiadis Tentoglou non esagera nel lungo (8,13, +0.1) e che voglia di pensare a Mattia Furlani…

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