Mondiali Indoor: MEB vs GMT

16 Marzo 2016

Mutaz Essa Barshim e Gianmarco Tamberi: in vista di Portland 2016, profili a confronto tra il campione del mondo indoor in carica e il primatista italiano leader mondiale stagionale con 2,38

di Giorgio Cimbrico

Meb contro Gmt: il comune denominatore è a spicchi. “La prima volta che Stan mi vide, giocavo con un pallone da basket. Mi diede un’occhiata e disse: insieme possiamo andare lontani. Penso tu possa saltare 2,40. Buum, ho pensato io, chi ci arriva lassù? Ma dopo qualche settimana, a Malmoe, andai oltre 2,20. Mi sembrava di toccare il cielo con un dito”. Ricordi quasi adolescenziali del pericolo pubblico numero 1, Mutaz Essa Barshim (Meb, appunto), l’orgoglio del Qatar in tutti i sensi (Mutaz significa orgoglio), il più leggero dell’aria (70 chili dichiarati, ma forse sono meno), il sottile ostacolo che divide Gianmarco Tamberi (Gmt, appunto) da tutta la gloria che può essere conquistata sotto il tetto dell’Oregon Convention Center.

Anche Mezza Barba ama rigirare tra le mani una palla da basket e andare a schiacciare (Valeri Brumel andava a pendere a calci il cerchio del canestro, ma il magnifico siberiano praticava un altro stile), anche Gimbo ha sempre masticato atletica a casa. Con una differenza: a casa Tamberi si è sempre studiata l’arte del volo (con il corpo, con quella specie di aliante che è il giavellotto), a casa Barshim l’atletica era più… terra terra: “Mio padre correva e marciava, ha fatto parte della nazionale del Qatar, ha vinto anche una medaglia, non ricordo se d’argento o di bronzo, ai campionati arabi. Ricordo che una volta l’ho visto in tv e ho provato molto affetto. Così ho provato anch’io, ma la marcia era dura, la corsa anche. E così…”

E così, con quel fisico da grillo, salta. A 18 anni viene ammesso alla Aspire Academy di Doha e supera 2,14. L’incontro con Stan (Stanislaw Szczyrba, allenatore polacco-svedese dotato di nome da tabellone dell’ottico) avviene proprio sotto la copertura del centro di allenamento per il quale naturalmente non si è badato a spese. E’ in quel momento che nasce il Barshim da alti spazi. Si era mai visto un arabo-sudanese (per parte di mamma) decollare così? L’atletica non guarda a confini, razze: sufficiente scorrerne la storia.

Mutaz è 341 giorni più vecchio di Gimbo (24 giugno 1991 contro 1 giugno 1992: poteva essere nato Gmt sotto un segno che non fossero i Gemelli, geniali e bizzarri?), l’altezza è più o meno la stessa (per il qatariano fonti danno 1,91, altre 1,88, contro 1,92 dell’Atteso di Offagna), il peso pende dalla parte azzurra rispetto a quella amaranto: 77 contro 70. Quante volte è stato detto e scritto che Barshim è un fuscello? Tante. Perché è un fuscello.
La leggerezza eterea, la figura essenziale simile a quelle fuse da Alberto Giacometti gli sono servite per spingersi rapidamente dove dubitava di poter arrivare al primo incontro con il suo mentore: i primi assalti (falliti) a 2,40 sono del 2012, dopo aver conquistato con 2,37 i campionati asiatici indoor a Hangzhou. La quota che assicura l’aristocrazia assoluta verrà poco più di un anno dopo, a Eugene, dopo che in inverno Meb aveva vinto due tappe su tre nel tour moravo-slovacco, quello dominato da cima in fondo, il mese corso, da Gmt.

Il resto è un’escalation: titolo mondiale indoor a Sopot (Barshim sta per mettere in palio la corona vinta due anni fa sul Baltico) da affiancare al bronzo olimpico di Londra e all’argento mondale di Mosca, 2,41 a Roma, 2,42 a New York nella giornata del doppio assalto (con Bohdan Bondarenko, anche lui a 2,42) a uno strasferico 2,46. Provati anche da uno Gmt in vena di show a Bressanone 2012, con record mondiale nella progressione dell’asticella, 15 centimetri. Sono i giorni, quelli dell’estate 2014, in cui il vecchio record di Javier Sotomayor viene dato per spacciato. Invece sopravvive e l’ultimo serio attacco è proprio di Barshim, allo stadio Re Baldovino di Bruxelles, 2,43 per diventare in solitudine il secondo nella storia del volo umano. L’anno scorso, ancora a Eugene, Meb salta 2,41 che rimarrà record mondiale di stagione, magra consolazione per chi rimane fuori dal barrage che assegna il titolo al canadese Derek Drouin. A Pechino, Meb quarto; Gmt, reduce dall’arrampicata di Eberstadt a 2,37, ottavo.

Sino a questo punto, Gmt primo: 2,38, 2,36, 2,35 e 2,33 danno una media di 2,355. Più, 2,40 pizzicato: nel senso che bastava lo spessore di una corda di violino per andare di là. Meb, che segue, non è lontano: dividendo per tre la somma di 2,36, 2,35 e 2,34 si ottiene 2,35. Il momento si avvicina. Per noi sarà notte fonda. Stiamo parlando dell’ora, solo di quella.

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