Milano rilancia Howe: 20.30 nei 200 metri



Il sorriso, anzi, la risata di Andrew Howe, fa da copertina ad una emozionante edizione della Notturna di Milano, probabilmente una delle più ricche di risultati degli ultimi anni. Il reatino di Los Angeles ha dato spettacolo sui 200 metri, vincendo con un notevolissimo 20.30 (vento +0.5), tempo che lo riavvicina ai fasti del 2004, ed in particolare a quel 20.28 che allora gli consentì di vincere il titolo mondiale juniores a Grosseto, oltre che di stabilire il record europeo di categoria. L'Howe che davvero non t'aspetti: reagisce bene allo sparo, aggredisce la curva con una grinta davvero imprevista, e si presenta sul rettilineo con un vantaggio abissale sullo svizzero Schneberger (uomo da 20.40 quest'anno). Non c'è flessione grave nella parte finale di corsa, e quando la vittoria diventa praticamente certa, l'azzurro alza il braccio e praticamente si torce per salutare il pubblico, correndo almeno cinque appoggi in questa posizione. Il cronometro dice 20.30, ovviamente miglior prestazione italiana dell'anno, e tempo che riavvicina l'Italia al resto d'Europa, visto che si tratta della terza prestazione continentale 2010. "No, proprio non me l'aspettavo - racconta Howe con sorriso grande così - ero venuto qui per fare qualcosa vicina a 20.50, 20.60, ma in gara ho sentito altre sensazioni. Lo sapete tutti, sono un saltatore in lungo, ma la velocità mi piace, da sempre. Questo risultato vuol dire che devo esplorare meglio le mie possibilità su questa distanza, poi si vedrà. Per fare bene a livello mondiale bisogna scendere sotto i 20, e io sono ancora lontato da questi tempi. Vedremo l'anno prossimo, il mio primo obiettivo è stare bene, in salute, riuscire ad allenarmi. Il resto verrà, se deve venire, di conseguenza".

Copertina a parte, la Notturna ha regalato più di un risultato di livello mondiale. Su tutti, quello colto da Caster Semenya negli 800 metri. Via dubbi, incertezze, polemiche: la sudafricana ingrana la marcia alta e stampa un superlativo 1:58.16, realizzando la quinta prestazione mondiale dell'anno, tornando, di fatto, nel gruppo delle atlete da battere. Lacrime invece per Elisa Cusma, coinvolta in una caduta intorno ai 450 metri, e costretta al ritiro. Il passaggio a metà è velocissimo, 57.03, ma è subito dopo che accade il fattaccio: la lepre interrompe la sua azione improvvisamente, rallentando prima di uscire: il plotoncino le sbatte addosso, e a farne le spese è proprio la Cusma (con la polacca Setowska), mentre la Semenya si blocca e riparte, mettendo in evidenza anche una insospettata destrezza. Sul rettilineo finale la sudafricana non si risparmia, anche perché la francese Dehiba è vicina, a tal punto da concludere anch'essa al di sotto dell'1:59 (1:58.67).

La seconda nota internazionale della serata arriva sempre dal mezzofondo: l'etiope Yenew Aklamirew corre i 3000 metri in 7:28.82, siglando la seconda prestazione mondiale dell'anno, e beffando il più quotato Silas Kiplagat, staccato nella fase centrale della corsa e alla fine secondo in 7:39.94. Ma si mettono in luce anche gli azzurri, la cui crescita è sempre più testimoniata da fatti agonistici: in scia ai migliori, Daniele Meucci chiude, ottavo, in 7:43.85, portandosi dietro anche il corregionale, toscano, Stefano La Rosa, nono in 7:45.78; si tratta della sesta e della nona prestazione italiana di sempre, nella lista capeggiata da Genny Di Napoli con 7:39.54. Di fatto, erano 14 anni che un italiano non correva così veloce i 3000 metri. Sorrisi anche per Antonietta Di Martino, sulla pedana amica, quella del record italiano di 2,03: la campana vince con un comodo 1,93, l'indispensabile per liberarsi dell'ucraina Vita Styopina, seconda a 1,91, per la gioia del bel pubblico (tantissimi i bambini) dell'Arena. Strappa grandi applausi anche Giuseppe Gibilisco, primo ex-aequo nell'asta con il tedesco Mohr: per entrambi un bel 5,70, e tre tentativi a 5,80 vanificati anche dalla bassa temperatura.

L'azione di Christophe Lemaitre è davvero spettacolare. Il tricampione d'Europa non è brillantissimo in avvio, come ovvio (vista l'altezza), e finisce per pagare qualcosa agli azzurri Simone Collio ed Emanuele Di Gregorio; ma poi, una volta completata l'accelerazione, il francese libera tutta la sua classe, mostrando una fase lanciata regale. L'aria non è amica (-0.60), il termometro altrettanto (meno di 20 gradi): il tempo finale ne risente, e Lemaitre finisce per chiudere con 10.18. Di Gregorio è buon secondo, seppure con un normale 10.42, a precedere il nigeriano Emielieze (stesso tempo) e Simone Collio (10.48). Più o meno quello che succede in campo femminile, dove a vincere è la britannica Laura Turner (11.51, vento -0.4), con ampio margine su Martina Giovanetti (11.69), mentre Manuela Levorato finisce più indietro, quinta in 11.85.

L'Arena è pronta per applaudire Marco Vistalli, l'azzurro probabilmente più in forma in questo finale di stagione, reduce dai successi di Rovereto e del Terra Sarda. Nel rettilineo finale del giro di pista spunta però la figura compatta del costaricano Nery Brenes, uomo dal personale inferiore ai 45 secondi, che fa sua la prova con un buon 45.52. Vistalli è secondo con 46.21, regolando una serie di validi avversari (tra loro anche Oscar Pistorius, quarto in 46.48). Il bergamasco va applaudito: la sua stagione è stata super, con il personale a 45.38, la semifinale europea, e una costanza di rendimento vista raramente nella specialità. Libania Grenot, invece, perde la gara di stasera per il solito "vizietto" di chiudere il gas nei metri finali: quando la prova sembra finita, l'azzurra si lascia andare, e da dietro, la beffa la senegalese Thiam (51.32 contro 51.33). Poca fortuna per Mario Scapini, in una sorta di fotocopia della gara della Cusma. Il milanese è costretto al ritiro negli 800 metri, coinvolto, dopo nemmeno 200 metri di corsa, nella caduta del senegalese (di scuola italiana) Mor Seck. Vince in 1:46.27 il keniano Job Kinyor, beffando nei metri finali, all'interno, lo spagnolo Antonio Reina (1:46.39).

m.s.

Nella foto, Andrew Howe (Giancarlo Colombo/FIDAL)




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