Marcia, Rigaudo sorrisi messicani



Può un minuto racchiudere una felicità immensa? Può, certo che può. Soprattutto se un minuto, quel minuto, rappresenta il punto di congiunzione tra l’oggi e il domani, una porta spalancata tra il passato e il futuro. Il minuto in questione rappresenta lo scarto tra le migliori prestazioni realizzate in carriera da Elisa Rigaudo, con la differenza che tra l’una e l’altra sono passati più o meno due anni. Sabato scorso, infatti, nella prima prova del Grand Prix Iaaf, a Tijuana, in Messico, questo scricciolo piemontese innamorato delle belle stagioni (“Odio l’autunno e l’inverno, mi deprimono”) ha dominato una gara, la 20 km, durissima e selettiva, con tutte le migliori marciatrici del mondo presenti, russe a parte, abbassando di 56 secondi (quel minuto di cui sopra) il suo limite personale. La voce di Elisa arriva flebile, dal telefono dell’albergo di Albuquerque, New Mexico, quartier generale, per un mese, di gran parte della nazionale azzurra della marcia. E’ un tono sottile, il suo, ma che fatica ugualmente a tenere nascosta la felicità per un risultato, forse, inatteso: “In effetti – spiega – non credevo nemmeno io di andare già così forte, alla prima gara internazionale della stagione. Devo ringraziare, per questo, soprattutto Sandro Damilano, che non ha mai smesso di incitarmi e di incoraggiarmi, anche quando, magari, i risultati, soprattutto quelli cronometrici, non arrivavano”. Adesso, invece, i risultati sono arrivati, eccome. “E’ stata una gara bellissima – ricorda Elisa, che porta inciso nella memoria ogni metro della sua fatica – Ho avvertito buone sensazioni fin dalla partenza. Dopo il passaggio di metà gara (con l’irlandese O’Sullivan a scandire un ritmo da 44’46 ai 10 km) siamo rimaste in otto, compresa Elisabetta Perrone, che si è però staccata dopo. Dal quindicesimo al sedicesimo chilometro, poi, quando il gruppo si era ulteriormente scremato, ho deciso di provare a forzare il ritmo. Ho visto che nessuna reagiva, e allora ho cercato di tenere duro fino alla fine, e ce l’ho fatta, per fortuna”. Al traguardo la Rigaudo ha preceduto di 16 secondi la spagnola Maria Vasco, e di 22 la portoghese Susana Feitor; non male per una gara di inizio stagione, una stagione che culminerà con l’Olimpiade. Una vittoria, quindi, che potrebbe aprire prospettive quanto mai interessanti. “Beh – dice Elisa, e anche al telefono si intuisce il sorriso – come ho detto non pensavo di essere già in buona condizione. Per Atene è presto, comunque, anche se i tecnici, all’inizio dell’anno sono stati chiari: le maglie disponibili per la nazionale olimpica sono tre, e conteranno, per la selezione, sia il Grand Prix sia la Coppa del Mondo di Dortmund. Diciamo, quindi, che questo risultato mi dà una bella carica, anche per gli impegni futuri. E’ un bel mattone – ride - nella costruzione del muro olimpico”. Dopo il Messico, infatti, Elisa gareggerà in Portogallo, nella seconda tappa del Grand Prix, a Rio Maior, mentre salterà la trasferta cinese, proprio per centellinare le energie, preziose più che mai nell’anno a cinque cerchi. E’ iscritta alla facoltà di Scienze delle Comunicazioni, Elisa, ma ormai si dedica all’atletica praticamente a tempo pieno: “Vivo a Saluzzo, da sola, da quasi due anni, da quando sono entrata nelle Fiamme Gialle. La marcia, adesso, è il mio lavoro, ed è giusto che le dedichi tutte le mie energie, soprattutto per rispetto nei confronti della Guardia di Finanza, che mi permette di fare sport ad alti livelli”. Nel tempo libero, poco, le piace fare cose rilassanti: legge molto, in particolare narrativa contemporanea (“Ho un debole per i legal-thriller di John Grisham”), e adora il cinema. Il suo attore preferito è Harrison Ford, soprattutto negli ultimi film (“Con i capelli grigi è più affascinante”). Non è al protagonista di “Indiana Jones”, però, che Elisa dedica il successo messicano: “No, assolutamente – confessa – la vittoria di Tijuana è per il mio nipotino, il figlio di mio fratello, che nascerà tra un mese e mi renderà zia”. Chissà, magari per il nipotino è già pronta un’altra dedica.... Valerio Iafrate Nella foto, Elisa Rigaudo (FIDAL/Archivio)


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