Lutto, è morto Andrea Milardi

24 Marzo 2016

Oggi, all'età di 70 anni, ci ha lasciato il fondatore e l'anima dell'Atletica Studentesca Rieti. I funerali sabato 26 marzo (ore 15) allo Stadio Raul Guidobaldi.

Una triste notizia scuote l’atletica italiana. Si è spento oggi, all'età di 70 anni dopo una lunga malattia, Andrea Milardi. Dirigente di primo piano nella scena nazionale, consigliere federale dal 2009 al 2012 dopo essere stato presidente del Comitato Regionale FIDAL Lazio per tre mandati consecutivi (1992-2004), ha rivestito inoltre nel CONI la carica di vicepresidente del Comitato Regionale Lazio e successivamente di delegato provinciale. Tecnico specialista di mezzofondo, insegnante di educazione fisica, è stato coordinatore della materia nella Provincia di Rieti fino al 2011, riuscendo a coinvolgere nell’attività sportiva scolastica tutte le scuole del territorio. Nel 1975, al momento dell’uscita di scena dell’Alco, insieme all’allora coordinatore Raul Guidobaldi, ha fondato l’Atletica Studentesca Reatina con l’intento di valorizzare il lavoro degli insegnanti di educazione fisica, oltre che nei campionati studenteschi, anche nell’attività federale. Poi è diventato il direttore tecnico della società che nel 2015 ha festeggiato i 40 anni di attività e che recentemente aveva messo in bacheca il sesto scudetto indoor consecutivo con la squadra maschile.

Il presidente FIDAL Alfio Giomi, a nome del Consiglio federale e di tutta l’atletica italiana, esprime le più sentite condoglianze alla moglie Cecilia, ai figli Alberto, Maria Chiara, Maria Vittoria e a tutta la grande famiglia dell’atletica reatina in questo momento di profondo dolore. La camera ardente sarà allestita venerdì 25 marzo presso la sala consiliare del Comune di Rieti dove rimarrà aperta fino alle 20.30 e poi di nuovo sabato dalle 7.30 alle 14.30. I funerali si svolgeranno sabato 26 marzo alle ore 15 presso lo Stadio "Raul Guidobaldi" di Rieti.

"Uomini come Andrea Milardi - il ricordo del presidente Giomi - non se ne vanno mai perché quello che lasciano è un segno troppo grande. In oltre quarant'anni di storia della Studentesca Rieti, intere generazioni hanno scoperto l'atletica attraverso l’attento occhio tecnico, il ruolo di educatore e l’anima di appassionato trascinatore che lo hanno sempre contraddistinto. Ne sono nati campioni, ma soprattutto tanti uomini e tante donne che porteranno per sempre dentro di loro un'esperienza e una lezione di vita che va ben oltre i confini della pista. Quell’anello di quattrocento metri dentro cui ognuno di noi ha visto scorrere emozioni che hanno scolpito le nostre esistenze e in cui Andrea Milardi ha fatto sbocciare e crescere l’atletica”.  

MILARDI, IL PAPA' DELLA STUDENTESCA (di Giorgio Cimbrico) - L’addio domani pomeriggio al campo, al Guidobaldi, sfiorato da un fiume limpido. Non può esserci posto migliore per salutare Andrea Milardi, l’uomo che aveva trasformato in gigantesca prole la gioventù di Rieti, una generazione dopo l’altra di scolari e di studenti, per decenni, saldando il vincolo di una terra con l’atletica, rendendo tutti figli suoi, legandoli per sempre a una società che era una fratellanza di sangue, un club allegro, un simbolo per un intero movimento, un album di figurine, uno staffettone gigante: i modi per ritrovarsi diventavano una fucina di invenzioni. C’è un commovente precedente letterario che può adattarsi ad Andrea ed è mister Chips, l’immaginario insegnante di un college che educa ragazzi nello scorrere della sabbia nella clessidra, finendo per formare un archivio in cui era possibile rintracciare le manchevolezze in greco antico del nonno, le brillantezze in latino del padre, la definitiva asineria dell’ultimo prodotto di famiglia.

Anche Andrea (al fianco di Cecilia, piccola e razzente piacentina conosciuta dopo un record italiano dei 100, naturalmente su quella pista fatale) aveva formato un prodigioso corpus di dati. Uno dei testimoni diretti - e protagonista in adolescenza – di questa esperienza racconta che accostarsi all’atletica significava provarne i gesti più naturali: un 60, un salto in lungo, un lancio del vortex, il similgiavellotto che forniva indicazioni sulla mobilità articolare di braccio e spalla. “I ragazzi e  le ragazze si cimentavano in quelle prove e Andrea e Cecilia scrivevano”, racconta questo testimone, uno delle migliaia che ebbero la fortuna di non fare lezione di ginnastica in un palestra improvvisata e inospitale ma all’aria aperta, scoprendo un mondo e sorprendendosi di avere un corpo con delle potenzialità sconosciute. I figli Alberto, Chiara, Vittoria hanno seguito il suo stesso sentiero: allenatori, che significa anche esploratori.

Allenatore e dirigente della sua Studentesca, da tempo Cariri, è facile etichettare Andrea. In realtà, un educatore, un pedagogo. All’ingresso del campo avrebbero dovuto scolpire “Ca’ Zoiosa”, perché lì sono state convogliate le aspirazioni, affinati i talenti, formati i caratteri, esaltata la leggerezza che dovrebbe essere patrimonio del genere umano, costretto a vivere in un mondo sempre più greve. Andrea ha vinto 28 scudetti, assoluti e giovanili, ha offerto alle nazionali non pattuglie ma robusti battaglioni (e il destino ha voluto che l’ultimo, il giovane pesista Sebastiano Bianchetti, avesse le sue stesse radici, a Contigliano), si è scoperto tra le mani il prodigioso talento di Andrew Howe e lo ha aiutato, nel senso più profondo, quando le difficoltà di vita assediavano quella famiglia che si era ritrovata al centro d’Italia e al centro di molti problemi. Lo faceva nel suo modo ruvido, diretto, molto umano. “Era come un padre, non solo per me ma per tutti i reatini. Un uomo fondamentale nella mia vita” ha scritto Andrew quel che, aggiunge lui, non avrebbe mai voluto scrivere. Ed è l’epitaffio più triste, più bello. 

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