La storia della FIDAL

L'Unione Pedestre Italiana, nel 1896, fu la progenitrice della Federazione. L'attuale denominazione FIDAL fu assunta nel 1926

Il podismo aveva cominciato a diffondersi solo da pochissimi anni in Italia, ed era pratica per eccentrici più che per cultori, quando il 29 dicembre 1896, nella redazione de La Gazzetta dello Sport nacque il primo organismo che si propose di regolamentare l’attività su scala nazionale. Si chiamava Unione Pedestre Italiana ma, nonostante la realizzazione di statuto, regolamento organico e congresso, morì senza aver concretizzato le sue speranze. Le competizioni continuavano però a proliferare, e la miccia accesa dall’UPI propagò il fuoco: il 4 agosto 1897 a Torino nacque l’Unione Pedestre Torinese, che riuscì a decollare organizzando anche il primo campionato italiano di podismo, il 31 ottobre 1897 a Torino. Le manifestazioni di quegli anni erano incentrate principalmente su corse e marce di resistenza, e i nomi degli organismi che succedettero all’UPT nella gestione dell’attività su scala nazionale lo confermano: Unione Pedestre Italiana (1899), Unione Podistica Italiana (1903), Federazione Podistica Italiana (1906). Piano piano corse veloci e concorsi, che avevano fatto fino allora parte dell’attività dei ginnasti (si svolgevano cioè nell’ambito delle manifestazioni organizzate dalla Federazione di Ginnastica), si agganciarono al podismo; nacque così la Federazione Italiana Sports Atletici (1910).

Fu assai difficile, in quegli anni pionieristici, controllare un movimento in continua crescita, e sorsero istituzioni parallele di professionisti e di indipendenti che soffiarono atleti e iniziative alle antenate della FIDAL. I primi comitati regionali furono ufficialmente istituiti dalla FISA nel 1913, ma già negli anni precedenti erano esistite organizzazioni autonome regionali; il ruolo da loro svolto non fu però mai incisivo. Negli anni Venti si registrarono poi ulteriori sobbalzi. Uno con risvolti anche sociali, che vide la nascita della Federazione Italiana Atletica Femminile (1923), un altro con conflitti di politica sportiva con la separazione dalla FISA di due importanti regioni come Liguria e Lombardia, che a fine 1924 diedero vita alla Unione Italiana Sports Atletici. In meno di un anno lo scisma rientrò, e il 12 dicembre 1926, in un congresso nazionale svoltosi a Firenze, l’istituzione preposta a gestire l’atletica leggera nazionale mutò nome divenendo Federazione Italiana di Atletica Leggera. Le sedi delle sue antenate erano state fissate quasi sempre nel nord del nostro Paese, ma il piano governativo di accentramento nella capitale portò la FIDAL, nel 1929, a fissare definitivamente la sua sede a Roma e ad inglobare anche la Federazione femminile. Gli anni Trenta furono anni di profonde modifiche, con la nascita dei campionati di società e una capillarizzazione e una propaganda dell’attività che portò a brillanti risultati, ma le vicende belliche annullarono tutto ciò che era stato costruito.

Consolini, Oberweger, TosiDopo un biennio 1944/45 con due FIDAL, una per l’Italia settentrionale e l’altra per quella centro-meridionale a causa della guerra, nel 1946 si ripartì con schemi tecnici che non puntavano come era successo per venti anni sul carisma e sulle conoscenze di allenatori stranieri assunti per svolgere il compito di direttore tecnico della Nazionale. L’enfasi fu posta su un solido rapporto con la scuola, su un centro pulsante come il college di Formia, e sul decentramento tecnico. Ma i tempi stavano decisamente mutando, con esigenze che nascevano dalla crescente importanza dei mezzi di comunicazione e delle scienze applicate, e dalla trasformazione del superato concetto di sport dilettantistico. L’Italia si pose all’avanguardia in questo vasto movimento di rinnovamento, mettendo in cantiere numerose iniziative, tra le quali anche quella di una sempre più stretta collaborazione con i militari che ha poi prodotto frutti abbondanti, il pieno inserimento dell’atletica femminile nel contesto generale, l’incremento dell’attività al coperto (1970 l’anno dei primi campionati italiani indoor).

Il nostro sport ne guadagnò soprattutto in popolarità, sbandierando quello slogan della «atletica spettacolo» che avrebbe in seguito generato anche qualche fenomeno di ritorno negativo. Il professionismo prese definitivamente il posto della poesia dell’atletica praticata per divertimento, ed è in tale situazione che la FIDAL opera ormai da diversi lustri, con specialisti di ogni genere che collaborano, ognuno nel suo ramo, alla finalizzazione degli obiettivi da raggiungere, che sono cresciuti di numero in maniera cospicua, con la nascita di sempre nuove categorie di età, con l’infittirsi di appuntamenti di rilievo nel calendario, con l’inglobamento di nuove discipline quali la corsa in montagna e le ultramaratone.

Marco Martini

Leggi anche: I Presidenti FIDAL nella storia, La squadra Nazionale, Che cos'è l'atletica leggera, Sezione "Storia e Cultura"



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