Giomi: ''Coe è il futuro dell'atletica''

29 Luglio 2015

Il presidente della FIDAL illustra la sua posizione alla vigilia del rinnovo dei vertici IAAF.

di Giorgio Cimbrico

“La prima finale di Pechino non si svolgerà nel Nido d’Uccello: verrà qualche giorno prima, quando la Iaaf voterà per il nuovo presidente”. Alfio Giomi, presidente della Fidal, interviene su un faccia a faccia distante solo venti giorni, sulla sfida tra Sebastian Coe e Sergei Bubka che si contendono quel che fu il Celeste Impero dell’atletica. Vada come vada, era dal tempo di Lord Burghley, marchese di Exeter, che la federazione mondiale non aveva un campione olimpico al suo vertice. Burghley, tra l’altro, fu il vertice di un’altra Olimpiade londinese, quella austera del 1948.

Una coincidenza o un’anticipazione del risultato? “Credo che sarà un momento fondamentale per l’atletica e in particolare per l’atletica europea che continua a esercitare la sua funzione di traino, di primo movimento mondiale. Come si dice oggi, un ticket con Coe presidente e Bubka vicepresidente rappresenterebbe una soluzione ideale, aprirebbe a scenari importanti. In due parole, il futuro”.

Per usare un altro termine di moda, da parte sua è un endorsement, uno schierarsi a favore di Coe. Non vuole essere un domanda, ma una constatazione. “Lo hanno fatto molti paesi europei, a palmi direi 25. Gli ultimi dichiarati appoggi vengono da un gruppo di nove piccoli stati”.

Che si sono uniti a paesi anglosassoni o anglofoni: il Canada, la Nuova Zelanda e il Kenya sono i primi che vengono in mente. “Che Coe possa essere l’uomo del rilancio è scandito da una serie di considerazioni e di solidi fatti: il suo prestigio personale, la sua capacità di analisi vivono accanto a quel che ha saputo realizzare tre anni fa: Londra 2012 è stata una costruzione esemplare, uno dei momenti più alti nella moderna storia dei Giochi”.

Tradizione e progresso, tanto per coniare uno slogan. “E’ proprio quel che penso di lui. Senza stravolgere la dimensione classica dell’atletica ma anche senza trascurare inevitabili aspetti commerciali, Coe potrà riportare il movimento al posto che gli spetta, anche in termini di divisione dei diritti televisivi. Siamo cresciuti sentendo la formula “atletica regina dei Giochi”, ma ora qualche crepa è nata su questa superficie. Chi ha intelligenza, capacità di giudizio, chi ha mostrato di saper profondere energie nella costruzione di un’Olimpiade esemplare, saprà riproporre e imporre la dimensione che spetta a questo nostro sport”.

Ricordi: con Coe di mezzo c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. “Parto da molto lontano: 10 giugno 1981, stadio di Firenze, pieno zeppo. Io ero solo un giovane dirigente, da poco entrato nel comitato regionale toscano, pieno di un entusiasmo che continua a non scemare. Quando prendono il via gli 800, comincio a essere investito da una scarica elettrica: capisco che il ritmo è formidabile e non capisco perché lo speaker non se ne renda conto. E così quasi mi arrabbio, ma quando arrivano gli ultimi 150 metri sono così rapito che ho occhi solo per lui e per il cronometro”.

Quell’1’41”73 tenne duro sedici anni abbondanti e Lord Sebastian è ancora il terzo uomo al mondo, dopo Rudisha e Kipketer e alla pari con Amos. Un vero peccato che quella pista non esista più: quando lui lo venne e sapere, disse: “Potevano dirmelo, ne avrei comprato tre metri per mostrarla ai miei figli”.“Quanti errori sono stati fatti”.

Ultimo incontro ravvicinato con lui? “L’anno scorso, alla conferenza di calendario EA. Ci siamo fatti una foto assieme e l’ho spedita a Malagò. Mi ha risposto: come ti invidio, sei al fianco di quello che è sempre stato il mio idolo”.



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