Donne in marcia, verso Roma e Rio

29 Gennaio 2016

Eleonora Giorgi, Elisa Rigaudo, Antonella Palmisano: da Pechino all'Olimpiade, tutti i passi che portano ai Cinque Cerchi.

di Anna Chiara Spigarolo

Eleonora Giorgi, Elisa Rigaudo, Antonella Palmisano. Tre signore del tacco e punta, tre brillanti della marcia mondiale in maglia azzurra. In Italia la specialità ha un passato glorioso, eppure eccole, fra le prime cinque posizioni di sempre insieme ad Elisabetta Perrone ed Erica Alfridi. Già selezionate da tempo per l’Olimpiade 2016, gli ultimi Mondiali sono stati, per tutte e per motivi diversi, dolorosi. Giorgi e Rigaudo cancellate dalla lotta per le medaglie intorno al 17° chilometro da una raffica di rossi, Palmisano che dalle retrovie lotta, stringe i denti, caccia indietro il dolore e si prende il quinto posto. Per gli adepti della marcia quelli invernali sono mesi silenziosi di chilometri e fatica. Ecco le loro voci: fantasticando sul Campionato Mondiale a squadre di marcia di Roma del 7 e 8 maggio e sognando la 20 chilometri di Rio de Janeiro, il 19 agosto. 

ELEONORA GIORGI (Fiamme Azzurre) I tre crono italiani più veloci di sempre portano la sua firma: 1h26:17  a Murcia, 1h26:46 a Dudince, 1h27:05 a Taicang 2014. Dalla prima esperienza olimpica a Londra 2012 è cresciuta, implacabile, sino alla raffica di record italiani del 2014-2015. Con 1h26:17 l’anno scorso era settima al mondo, ma capace di combattere ad armi pari, come ampiamente dimostrato nella Coppa Europa di Murcia (seconda dietro al mostro Alembekova), con chiunque. Nel tempo perso si è laureata a pieni voti in Economia alla Bocconi di Milano e ha preso un master in management sportivo. Come stai? “Sono appena rientrata dal raduno di San Diego. Che è iniziato malissimo: abbiamo perso la coincidenza aerea, ha piovuto tantissimo, allerta-tornado, terremoto e blackout. E per finire son stata squalificata nel test sui 3km che ho fatto il 16 gennaio insieme a Matteo! Ma mi sono allenata tanto e bene e ho messo in cascina tanti chilometri, più che negli anni passati”. Che anno è stato il 2015? “Dei record italiani e della conquista di grandi consapevolezze: tre 20 chilometri e due record in 59 giorni, l’argento di Murcia sono la prova di una consistenza agonsitica. A Pechino… poteva andare meglio. A Betty Perrone a Sydney 2000 andò peggio, squalificata a tre chilometri dall’arrivo quando stava vincendo l’Olimpiade. Ne abbiamo parlato, e la conclusione è che, per quanto antipatico, fa parte della nostra disciplina. Sì, i Mondiali erano un sogno, ma io ne ho tanti altri nel cassetto, e sto lavorando per realizzarli”. Nel 2016? “Ho due grandi obiettivi: Roma e Rio. E proprio per cancellare la brutta esperienza dei Mondiali voglio gareggiare tanto, mi servono sicurezze tecniche. Per questo farò diverse tappe del Challenge IAAF, a partire da Dudince, poi decideremo le altre. Intanto vado Catania, dove domenica farò un test “lungo” sui 30 chilometri”. La Coppa del Mondo di marcia arriva a Roma. “Sono felicissima! Già mi immagino il tifo del pubblico, il calore delle persone lungo il percorso. I ragazzi con cui mi alleno al campo già si stanno organizzando per venire a farmi il tifo in massa. Il livello della Coppa del Mondo spesso è più difficile di quello dell’Olimpiade, e noi italiane abbiamo una grande tradizione da rispettare”. Sogni mai di marciare? “Spesso sogno di arrivare tardi alle gare.

Non sono una persona puntualissima, Gianni (Perricelli, l’allenatore) lo sa e prima delle gare spesso viene a incalzarmi, temendo che io faccia tardi”. Marcia e affetti. “Matteo, il mio compagno, è un collega con cui condivido allenamenti e trasferte. Sono fortunata, non è facile avere al fianco qualcuno in grado di comprendere i ritmi e le esigenze di una vita da atleta: quando torni a casa sfinita dagli allenamenti, quando sei giù per una gara andata male, o nervosa per qualche inciampo nel programma. Con Matteo ci supportiamo a vicenda, ed è bello”. Quando non macini chilometri? “Mi piace lo shopping, scegliere i vestiti, indossare un paio di tacchi. E poi c’è lo studio. Dopo una laurea alla Bocconi e un master in Bicocca ho in mente di studiare ancora, ma per ora prendo fiato e penso a Rio”. 

ELISA RIGAUDO (Fiamme Gialle) Nella sua prima vita, guidata da Sandro Damilano, è stata sesta ad Atene 2004 e bronzo a Pechino 2008. Dopo la nascita di Elena, nel 2012, è quarta ai Mondiali di Daegu, quinta a quelli di Mosca e settima all’Olimpiade di Londra. Poi un’altra pausa, per allargare la famiglia e mettere al mondo Simone, nato nel settembre 2014. Nel 2015 plasma la sua terza vita agonistica, questa volta sotto la guida di Patrizio Parcesepe: a maggio marcia già in 1h28:01. Partita per la Cina carica di ambizioni, torna con la prima, cocente, squalifica della carriera e la voglia fortissima di lasciar perdere tutto. Come stai? “Dopo i Mondiali l’idea di tornare a marciare mi dava la nausea. Ho preso seriamente in considerazione di aver chiuso la carriera, per un po’ ho creduto che non avrei più marciato in vita mia. Ho staccato la spina, sono tornata a Robilante a fare la mamma a tempo pieno. Poi, il 20 ottobre a Fiuggi, ho guardato Patrick negli occhi, ho fatto un respiro profondo e gli ho detto: non può finire così. E abbiamo ricominciato. In fondo, se ho ripreso ad allenarmi dopo la nascita di Simone l’ho fatto per la mia quarta Olimpiade, e oggi Rio è l’unica cosa che ho in mente. Finora tutto procede bene. Certo, con qualche acciacco dovuto all’età (ride), ma rispettiamo il programma”. Che anno è stato il 2015? “Dopo la squalifica ero furiosa, allibita, disillusa. Se dopo due rossi avrei dovuto tirare il freno a mano? Forse, ma a 35 anni devi prenderti la responsabilità di rischiare, e quella iridata era una medaglia che mi mancava. Ora vedo le cose con più lucidità e ho fatto autocritica, anche se tuttora penso che la mia tecnica non fosse così scorretta La verità è che ho scelto una disciplina giudicata: non mi era mai capitato prima, ma la squalifica fa parte del nostro orizzonte”. Nel 2016? “Sono appena arrivata ad Albuquerque per un periodo in altura: non ci venivo da 12 anni, è come tornare indietro nel tempo! Quest’anno voglio gareggiare il più possibile, partire davanti e restarci, farmi vedere e dimostrare che non sono una da cartellini di qualsiasi colore. Sono vent’anni che marcio, lo so fare. Pensiamo di fare Dudince, Rio Maior, Roma e La Coruna. Tante gare mi serviranno anche a scrollarmi di dosso le ultime briciole di paura. Di certo il 19 agosto, a Rio de Janeiro, non ne avrò”. La Coppa del Mondo di marcia arriva a Roma. “Per me, che ho già vissuto Torino 2002, sarà una grande emozione.

Quando è stato dato l’annuncio si è mobilitato l’intero paese: si stanno già organizzando in pullman, in treno… sarà bellissimo. Verranno anche i miei nipotini!”. Sogni mai di marciare? “Più che altro ho gli incubi, di arrivare in ritardo alle gare”. La tua è una famiglia in marcia. “Sono in raduno, ma mi sono portata dietro tutta la famiglia, sia chiaro! Mio marito Daniele, Elena, che ora ha cinque anni, e Simone, uno e mezzo. Non sarei mai riuscita a partire un’altra volta senza di loro! Mi seguono anche a Castelporziano, lì stiamo in un mini appartamento con cucina. È talmente piccolo che quando ho invitato a cena Antonella (Palmisano ndr) e il fidanzato, gli uomini abbiamo dovuto spedirli a mangiare sul divano!”. Quando non macini chilometri? “Faccio la mamma, che domande. In cucina sto imparando le specialità romanesche, la mia specialità sono i carciofi”. Cosa vorresti chiedere alle tue colleghe di Nazionale? “Come vi vedete fra dieci anni?”.

ANTONELLA PALMISANO (Fiamme Gialle) A 24 anni è la più giovane, e  anche l’unica italiana ad aver mai vinto la Coppa del Mondo junior, a Chihuahua 2010. Cresciuta da Tommaso Gentile, da Mottola (Taranto) ha cambiato vita per affidarsi a Patrizio Parcesepe a Castelporziano. Dopo l’1h27:51 di Taicang 2014 (quinta ventista azzurra di tutti i tempi), è stata tartassata da problemi fisici, che l’affliggono anche a ridosso dei Mondiali 2015. Dove però strabilia con un incredibile quinto posto. Come stai? “Stringo i denti. Sto recuperando da un infortunio al tibiale destro che non mi dà pace da un anno. Piano piano, un passo alla volta… è un esercizio di pazienza. Ho fatto un sacco di piscina, bici, esercizi in palestra. Ora sto curando in particolare il potenziamento muscolare, per prevenire altre complicazioni in futuro”. Che anno è stato il 2015? “Come un viaggio sulle montagne russe. Al Birds Nest di Pechino piangevo. Troppe emozioni tutte insieme: l’incertezza dovuta ai problemi fisici, il dolore, la felicità, la squalifica di Elisa. Ero certa di non riuscire a fare più di tre chilometri e invece sono arrivata al traguardo ed ero quinta al mondo. Il 2015 mi ha dato delle certezze che prima non avevo, ma se dovessi riassumere, la parola chiave è determinazione. Perché avevo un obiettivo - fare bene al Mondiale - e l’ho raggiunto, nonostante mille problemi e ostacoli. E sapete? È la stessa determinazione che mi porterà alle Olimpiadi, qualunque cosa accada”. Nel 2016? “È presto per avere delle certezze. Non so quale sarà la strada che mi porterà a Rio, ma so che ci arriverò”. La Coppa del Mondo di marcia arriva a Roma. “Sono felicissima. Vuole venire tutta Mottola, stanno organizzando i pullman, sarà un’emozione grande”. Sogni mai di marciare? “Mi è capitato, soprattutto nei periodi in cui non potevo farlo. Sognavo di allenarmi, non le gare, c’era Patrizio che mi prendeva i tempi. Al campo mi prendono ancora in giro”. Cosa vorresti chiedere alle tue colleghe di Nazionale? “…Come ci si comporta dopo un infortunio?! Ma l’ho già chiesto! Entrambe dicono che devo stare tranquilla. Io non ho paura”.

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Antonella Palmisano ed Elisa Rigaudo a Pechino (foto Colombo/FIDAL)


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