Dematteis, l'oro della montagna

08 Luglio 2013

Il Campione Europeo di corsa in montagna Bernard Dematteis ha guidato gli Azzurri a una clamorosa doppietta ai Campionati Europei di Borovets

E’ un ragazzo nato e cresciuto nella piccola Borgata Rore, comune di Sampeyre, in Valle Varaita, a guidare gli azzurri a un sabato mattina storico per la corsa in montagna italiana: doppio oro, a squadre e individuale, accompagnato dalla vittoria a squadre femminile, dall’argento di Valentina Belotti e della squadra Juniores maschile, dal bronzo dell’under 20 Michele Vaia. Bernard Dematteis sabato a Borovets ha dominato i Campionati Europei di corsa in montagna all’interno di una superba prestazione di squadra costruita anche dall’argento di Alex Baldaccini, dal quarto posto di Xavier Chevrier e dal 23° del gemello Martin Dematteis. Una vittoria memorabile anche perché lo squillo azzurro arriva al termine di un flusso ininterrotto di sei vittorie del turco Ahmet Arslan, terzo sulle pendici del Musala Peak a bloccare quella che sarebbe stata una clamorosa tripletta: per qualche minuto gli azzurri ci hanno creduto, a prendersi tutte le medaglie, ma buttare giù dal podio un pezzo di storia della corsa in montagna come Arslan sarebbe stato forse troppo. “E’ un sogno, un sogno che si avvera – continua a ripetere un a dir poco emozionato Bernard Dematteis – sono nato e cresciuto in montagna, è da quando ho imparato a stare in piedi che corro su e giù per i ‘bricchi’ e infatti ho fatto la differenza nei punti più duri, più muscolari. Mi sono allenato tanto e bene, quello che è cambiato rispetto al passato è che adesso ho imparato a gestire la pressione”. Una pressione che in passato gli ha anche rubato un po’ di energie al momento di raccogliere i frutti di tanto lavoro. Oltre all’argento europeo 2008 a Zell (Germania), ha collezionato infatti tre ‘medaglie di legno’, ai mondiali: “Quando sono sereno posso fare ottimi risultati, ma non sempre in passato ci sono riuscito. Mi sento più maturo, ho imparato a non farmi schiacciare dalle aspettative. Un po’ del merito è anche del clima che si è  creato in squadra, è un gruppo meraviglioso e ci sentiamo tutti un po’ in famiglia; di Giulio Peyracchia, il mio allenatore che ci (Bernard parla al plurale, anche a nome del fratello Martin, ndr) segue sin da quando abbiamo cominciato a correre a 13 anni, e con cui c’è una sintonia addirittura migliore che in passato; del CT Magnani, del coordinatore di settore Paolo Germanetto: tutti hanno contribuito a creare un’atmosfera vincente. E devo dire grazie anche Elisa, la mia fidanzata, capace di trasmettermi serenità e stemperare l’ansia. È una persona speciale”.

Insieme al gemello è stato ai vertici della scena nazionale della corsa in montagna sin da cadetto, dimostrando ottime capacità anche nel cross: Bernard ha vinto un titolo italiano da juniores (nel 2004, alla Cinque Mulini), ha due maglie azzurre da juniores e una da under 23, quando a Bruxelles 2008 contribuì all’argento dell’Italia insieme ad Andrea Lalli e al fratello Martin. “Ringrazio di cuore, e non è una frase di circostanza, la FIDAL per la nuova considerazione che abbiamo ricevuto. Quest’anno per la prima volta ho svolto un intero ciclo di altura a Sestriere, tre settimane che considero determinanti per il mio risultato e per quello degli altri. Da lì ci siamo trasferiti direttamente a Borovets: la gara degli Europei si svolgeva da 1300 fino a 2500 metri di altitudine, ed arrivare acclimatati è stata un’arma in più”. Dematteis dice di aver tagliato il traguardo con le lacrime agli occhi, a braccia alzate dopo aver raccolto il tricolore dalla compagna di squadra Samantha Galassi. 11.8 chilometri di salita, poi tre di discesa e infine di nuovo ad arrampicarsi per i 200 metri finali: “I primi due km erano i più facili,  ho capito subito di stare bene e mi sono messo davanti insieme ad Alex Baldaccini, ad Arslan, a Xavier Chevrier e all’inglese Steve Vernon. Poi è iniziata la salita vera, con pendenze anche del 20%: non ho forzato, semplicemente ho fatto il mio passo, con Baldaccini ci davamo il cambio in testa”. E siete rimasti in due, tu e il turco Arslan: “L’ho guardato in faccia, negli occhi, e ho capito che non ne aveva più. Dentro di me ho pensato: mi spiace per te, ma quest’anno lo vinco io l’Europeo. Ho aumentato leggermente ed lui si è staccato… quasi non ci credevo”. Al 4° km avevi già 40 secondi di vantaggio, al 7° km Baldaccini aveva superato Arslan di qualche secondo ma tu ne avevi 52 di margine: “Lì capito che non mi avrebbero più ripreso. In discesa mi sentivo abbastanza sicuro, ma i 200 metri finali di salita non finivano più”. Alla fine i secondi di vantaggio sono stati 65, ma Dematteis è apparso talmente superiore da pensare anche che l’Arslan dei tempi migliori nulla avrebbe potuto. “Mi ha fatto i complimenti, è un vero ‘signore’: sei vittorie europee, eppure rimane un ragazzo umile. L’ho aspettato per abbraccio dopo l’arrivo e mi è sembrato sinceramente felice del bronzo. In fondo ne ha vinti tanti di ori”. Ma l’abbraccio più atteso è stato un altro: “Mio fratello è arrivato un po’ indietro, per lui non era giornata, ma era al settimo cielo per me. Infatti l’ho aspettato e gli ho dato la bandiera per i metri finali: volevo dirgli che è come se l’avesse vinto lui questo oro”.

“Ieri sera io e Martin siamo arrivati in Valle Varaita a ora di cena: a fondo valle abbiamo trovato ad accoglierci un centinaio di persone (sono 150 in tutta la valle, ndr): tutto la Podistica Valle Varaita dagli esordienti ai master, gli amici, i parenti che sono tanti… abbiamo festeggiato in pizzeria”. Poi a casa, a mille metri, però i festeggiamenti sono stati un po’ meno riguardosi… “Ho trovato un cartello dei miei genitori che mi prendeva in giro per il mio inglese: diciamo che per le interviste internazionali dovrei ripassarlo un po’!”. Ora il baricentro ritorna in valle: “Dopo due anni da professionista da un mese sono tornato alla società in cui sono nato e cresciuto, la Podistica Valle Varaita: da una parte ora sono più sereno, dall’altra vorrei continuare a fare l’atleta a tempo pieno. L’oro mi ha reso più consapevole dei miei mezzi ma una vittoria non cambia l’esistenza: il valore di una persona si valuta da come affronta la vita”.

Anna Chiara Spigarolo



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