Andrea Grandis. Storia di un'amicizia

01 Luglio 2021

Ottocentista dell'Atletica Susa Adriano Aschieris, campione italiano allievi 2017 e juniores 2019, porta alla ribalta una storia di amicizia, semplice e straordinaria allo stesso tempo, con l'atletica leggera sullo sfondo.
Qualche giorno fa sui media locali e nazionali è salita alla ribalta della cronaca una bella storia che ha per protagonista un atleta FIDAL, Andrea Grandis. Una storia che ci piace raccontare perché ben rappresenta i valori etici e morali che lo sport contribuisce spesso a instillare nella personalità dei ragazzi e ragazze che lo praticano. Ragazzi e ragazze che crescono anche grazie allo sport, tenendo fede agli insegnamenti di lealtà e amicizia conosciuti sul campo.

Andrea Grandis, classe 2000, portacolori dell’Atletica Susa Adriano Aschieris, nel 2017 si laurea campione italiano allievi degli 800 metri, titolo che replicherà nel 2019 nella categoria juniores, anno in cui veste la maglia azzurra nell’incontro internazionale indoor U20 di Ancona.

La storia che lo riguarda però comincia in un campo di patate di Novalesa (TO), dove il suo amico Nicolas Marzolino un giorno del 2013 prese in mano un oggetto che vide brillare nel campo: quell’oggetto era un ordigno della seconda guerra mondiale che esplose all’improvviso, portandogli via la vista e costringendo i medici ad amputargli l’arto a causa delle gravissime lesioni subite. Nicolas da allora utilizza una protesi al titanio che però si rompe spesso e, visti i costi di riparazione, decide di farne a meno. È a questo punto che ad Andrea viene l’idea: costruire una protesi per l’amico. Lo fa tutto da solo, da autodidatta, grazie alla sue passione per la tecnologia e l’informatica. Con la stampante 3D richiesta come regalo ai genitori per la maturità, stampa le parti meccaniche della protesi da lui completamente progettata e costruita nell’arco di 10 mesi, battezzata Genesis. È adatta ai non vedenti perché Andrea l’ha dotata di un sensore innovativo: “Si tratta di un sistema in grado di rilevare gli ostacoli a un metro e mezzo di distanza e avvisare il fruitore attraverso un allarme sonoro. Le dita si muovono grazie ai segnali muscolari residui presenti nel braccio.” Nicolas intanto usa quotidianamente la nuova protesi, con cui si trova perfettamente a suo agio, da qualche settimana mentre Andrea nel frattempo è riuscito anche a riparare la protesi in titanio che può essere dunque disponibile in caso di emergenze.

Tutto questo senza che nessuno dei suoi amici, e dei suoi compagni dell’Atletica Susa ne fossero al corrente. Racconta il Presidente Paolo Germanetto: “Ci ha tenuto tutti all’oscuro, sia perché non voleva creare illusioni, sia perché voleva fare una sorpresa a Nicolas. Credo che questo aspetto riveli la straordinarietà ma anche la semplicità di Andrea, per il quale si è trattato di una cosa naturale e spontanea. Questa storia per me decisamente rappresenta una delle ricchezze dei rapporti che nascono nell’ambito dell’atletica. Andrea e Nicolas erano già amici ma il loro legame si è rafforzato proprio grazie all’atletica. Dopo l’incidente Nicolas è venuto a fare atletica con noi (prima si dedicava di più allo sci) insieme a Lorenzo Bernard, l’amico che era con lui al momento dell’esplosione e che, come lui, ha perso la vista. Nicolas correva, Lorenzo invece si è cimentato nel disco e in qualche gara di velocità. Nelle gare di corsa era proprio Andrea la guida di Nicolas. Lorenzo poi si è dato al canottaggio e ora parteciperà alle Paralimpiadi di Tokyo, parte di un equipaggio con ambizioni di medaglia. Nicolas invece si è diplomato in massofisioterapia e ora si sta specializzando in osteopatia, facendo il tirocinio con me. L’ho già coinvolto in un paio di raduni federali della corsa in montagna ed è molto apprezzato dagli atleti. Per i ragazzi dell’Atletica Susa è invece una risorsa importante e un punto di riferimento. Quanto ha fatto Andrea rende orgogliosi tutti noi, a partire da Augusto Fontan, il tecnico di Andrea che ha anche seguito Nicholas quando si allenava in pista con noi.”

Anche Clelia Zola, Presidente di FIDAL Piemonte, è rimasta colpita dal gesto di Andrea. “Lo conosco da tanto, l’ho sempre apprezzato per la sua modestia e la sua disponibilità verso gli altri, per il suo essere un vero amico. Ora, oltre ad un atleta bravo e leale in ambito sportivo, scopro dei valori ancora più profondi che non appartengono a tutti. La cosa che più mi ha colpito e che voglio sottolineare, è la spontaneità e la naturalezza con cui è nata la sua idea, spinto soltanto dall’aiutare un amico più sfortunato, lungi dall’apparire e dal mettersi in evidenza. Grazie Andrea per questa dimostrazione di amicizia e di umanità”.


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