Una giornata con Daniele Cavazzani

04 Novembre 2016

Il forte triplista romano ospite per un giorno della Scuola di atletica Marmi.

Uno spettacolo vederlo lì, sulla pista dove ha conosciuto l’atletica leggera, per raccontare ai tanti giovani della Scuola di atletica Marmi del C.R. Lazio i motivi di una passione che lo ha visto crescere come atleta ma anche come persona, portandolo fino alla maglia azzurra e ad ottimi risultati negli studi. Daniele Cavazzani, il saltatore romano portacolori della Studentesca Rieti Andrea Milardi, arrivato in carriera fino ad un ottimo 16,52 nel salto triplo e ad una laurea in ingegneria, è tornato per un pomeriggio allo Stadio dei Marmi, nel cuore del Parco del Foro Italico a Roma, per incontrare i ragazzi della sua scuola di atletica, quella che da bambino lo avviò a correre, saltare e lanciare. Daniele, lo scorso mercoledì 2 Novembre, ha così inaugurato una serie di incontri promossi dalle Scuole di atletica del C.R. Lazio, che porterà nel corso dei prossimi mesi altri atleti azzurri tra i ragazzi che si allenano nei diversi impianti romani.

Significative, per sottolineare il valore dell’iniziativa, le parole del Direttore della Scuola Marmi, il prof. Gianni Bayram: "Daniele ha mosso i primi passi nell'atletica qui ai Marmi. Crescendo, anche grazie alla guida tecnica del Prof. Sergio Baldini, è arrivato a vestire la maglia azzurra e quella di campione italiano, in una specialità difficile dove noi italiani siamo ancora i maestri nel mondo. E' arrivato a questi risultati rappresentando sempre la faccia bella dell'atletica, quella pulita di un ragazzo che si è sempre impegnato al 100% con fatica e devozione mostrandosi in gara sempre come uni che si diverte e fa divertire. Questa forse è la sua carta più vincente. Poi naturalmente un merito lo hanno anche le società che lo hanno accolto, prima l'Area e poi la Studentesca Andrea Milardi, dove ha avuto l'onore di essere l'ultimo "atleta dell'anno" nominato dal Professore. Credo che Daniele possa rappresentare un esempio per i giovani che si avvicinano a questo sport, e sono certo che rappresenti al meglio l'idea di uomo immagine della Scuola dei Marmi."

Di seguito si riporta la bella ed approfondita intervista realizzata al termine della giornata da Lorenzo Minnozzi, Istruttore di atletica presso la Scuola Marmi, segnalando che sulla pagina Facebook della Scuola di atletica Marmi è stata pubblicata anche una ricca galleria fotografica dell’incontro.

 

 

Intervista Daniele Cavazzani (A cura di Lorenzo Minnozzi)

-Chi è Daniele Cavazzani? Quali hobby e passioni ha il campione italiano di salto triplo?

"Sono un ragazzo di 24 anni, a tutti gli effetti un ingegnere. Mi sono laureato alla specialistica di Ingegneria e Tecnica del Costruire e continuerò con i miei studi puntando ad un'altra laurea, ricavando così il tempo per allenarmi. Non è che abbia chissà quale hobby, non mi resta molto tempo tra allenamenti e studio, sono un ragazzo come tanti a cui piace passare il tempo libero con i suoi amici."

-Passando all'atletica, questa è stata la migliore stagione per te?

"E' stata la migliore stagione...sì e no. Mi aspettavo di più, nonostante abbia vinto il titolo assoluto, titolo che in Italia è una responsabilità molto grande in quanto c'è tanta concorrenza da sempre. Purtroppo non sono riuscito a raggiungere il mio personale (16,52) che risale a due anni fa. Cosa si poteva fare di più? Per soli 9cm non ho ottenuto il minimo di partecipazione necessario per i campionati europei di questa estate quindi un po' di delusione c'è. Devo e voglio ancora dimostrare quanto sono cresciuto negli ultimi due anni."

-Parlaci un po' del tuo passato sportivo. Come hai scoperto l'atletica? Hai praticato anche altri sport?

"Ho iniziato con l'atletica a tre anni, mia madre portava i miei fratelli più grandi qui, allo Stadio dei Marmi, io di conseguenza li seguivo. Ho continuato così per una decina d'anni praticando parallelamente sia l'atletica che il calcio, dopo anni però mi sono ritrovato a voler continuare solo con la prima, non perché fossi più bravo ma semplicemente perché avevo una cerchia di amici fantastici e le esperienze, i raduni estivi e anche solo il divertimento che provavo ogni giorno al campo mi hanno spinto a scegliere per l'opzione che ora so essere stata la migliore."

-Che ruolo ha avuto questa Scuola nella tua carriera sportiva? Quali ricordi conservi più gelosamente?

"Ai Marmi mi sono formato come atleta, ho avuto una preparazione di base di altissimo livello ottenuta anche grazie ai miei allenamenti con Andrea Franceschini. Essendo cresciuto più tardi rispetto ai ragazzi della mia età, le mie capacità si sono sviluppate in un secondo momento, ma tutti quegli anni passati a fare atletica mi hanno fatto da trampolino di lancio per ciò che è seguito. Tra i miei ricordi... il mio migliore amico l'ho conosciuto qui in questo stadio. Con quasi tutto quel gruppo siamo rimasti amici, perché è anche questo che fa l'atletica, non ci si rende conto dei legami indissolubili che si creano finché non cresci."

-E che sogni avevi da piccolo atleta?

"Quando mi allenavo non vedevo una vita da grande atleta nel mio futuro, e neanche ci pensavo a dirla tutta, non è o obiettivo. Al massimo avevo il desiderio di batterne un paio, ero davvero il meno bravo, ma anche così allo stesso tempo mi divertivo, sapevo ridere di questo. Provavo una felicità grandissima a gareggiare con i miei amici perché mi divertivo anche arrivando ultimo. Poi vedevo i più grandi e poter essere come loro mi sembrava impossibile. Alla lunga poi è tutto venuto da sé, non ho mai puntato ad arrivare dove sono adesso, è stato tutto molto naturale, ogni cosa si è evoluta da sola, crescendo."

-Secondo te cosa spinge un giovane atleta ad abbandonare precocemente questo sport?

"Sicuramente ad una certa età un ragazzo punta ad ottenere qualche risultato, ma non è così che va affrontata l'atletica, tanto meno in età giovanile, piuttosto bisogna puntare a superare sé stessi sempre, che sia di qualche decimo o centimetro alla volta, è questo il bello e la base di questo sport. Il divertimento non è legato al risultato e questo purtroppo molto spesso viene dimenticato. Sicuramente poi le amicizie ti spingono a rimanere e a superare quei momenti difficili in cui magari punti a qualcosa ma non riesci a raggiungere subito. Per quanto sia uno sport individuale, il rapporto con gli altri è molto importante, e fa nascere la felicità che deriva dall'amicizia. Sicuramente poi bisogna riuscire a conciliare anche lo studio. Il bello è che raggiungendo alti livelli con uno, si ottengono ottimi risultato anche con l'altro, sebbene questo venga spesso dimenticato, specialmente dai genitori."

-Tu invece hai mai pensato di poter mollare e che l'atletica non fosse più la tua strada?

"L'ho pensato numerose volte, ci sono stati periodi in cui non vedevo altre vie. Per quanto io faccia atletica ad un buon livello da quasi dieci anni le buone annate si contano sulle dita di una mano. Ma è proprio lì che c'è il passaggio più importante per un ragazzo, che lo porta a diventare un vero atleta, tutto nasce dalla capacità di sapersi rialzare anche dopo grandi insoddisfazioni. Per assurdo ho pensato di smettere quest'anno dopo comunque aver vinto un titolo assoluto, ma avevo obiettivi più alti che non ho raggiunto. Poi mi sono ricordato di tutta la strada fatta e del piacere nello stare con i compagni d'allenamento, perché se vivi il campo, le gare e gli allenamenti con la stessa felicità con cui la vivevi da ragazzo riuscirai sempre a ritrovare quella voglia e quegli stimoli che ti spingono a rimetterti sotto senza mollare. Così è successo a me."

-Quindi cosa diresti ad un giovane Daniele?

"Gli direi che farebbe proprio bene a non mollare! Alla fine verrà ripagato completamente di tutti gli sforzi fatti. Potrebbe pensare "Ma chi me lo fa fare?", ma basterebbe guardarsi intorno e dare un occhio ai propri compagni per trovare la risposta."

-L'atletica è uno sport multi-disciplinare. Hai mai voluto provare altre discipline oltre al salto triplo?

"Questa è una domanda bellissima. Quando sono diventato cadetto avevo due specialità che assolutamente volevo provare: il salto triplo e il lancio del martello, oh ma le volevo fare! Non mi interessavano i risultati lì per lì, tanto nelle altre discipline perdevo comunque, io mi volevo solo divertire provando tutto, ed è quello che ho fatto. Ricordo che ad un campionato di società ho fatto anche il salto con l'asta o anche il lancio del disco perché in quel periodo mi attirava tantissimo. Alla fine tutto questo mi ha dato una base solidissima su cui ho poggiato la mia carriera da saltatore, e avendo buoni schemi motori di base si è evoluta al meglio. Adesso da atleta più maturo voglio convincere il mio allenatore Sergio a farmi gareggiare su una corsa più lunga come per esempio un 400m, ma non so quanto sia favorevole a questa mia idea...il prossimo anno vorremmo gareggiare un po' anche sulla velocità e sul salto in lungo, discipline comunque più vicine a quello che può essere il salto triplo."

-Avendo provato tutte queste discipline hai mai avuto da piccolo un atleta da seguire come esempio?

"Non ho mai avuto davvero un vero idolo. Ovviamente ogni volta che guardo il video del record del mondo di Jonathan Edwards mi emoziono, ma mi ci sono sentito sempre molto lontano, forse perché non ho mai pensato di poter arrivare ad un livello alto. Piuttosto negli ultimi anni ho avuto la fortuna di allenarmi insieme ad un grande campione come Fabrizio Donato, detentore del record italiano e medagliato ai giochi olimpici, come anche Daniele Greco, secondo italiano della storia. Stare con loro, vederli da vicino, mi ha aiutato a crescere come persona e come atleta professionista."

-Oltre a questi due campioni chi ha lasciato un segno nella tua carriera sportiva?

"Sicuramente Sergio Baldini, con lui ho condiviso tutto il mio percorso. Chiunque mi abbia lasciato qualcosa, l'ha dato anche all'altro. Si parla non di me ma di Noi. Impossibile però non citare Andrea Milardi, capo storico della Studentesca Cariri, ora rinominata Studentesca Andrea Milardi. Specialmente negli ultimi anni mi è sempre stato vicino, a me come a tutti gli atleti della società. Lui ci adottava come figli e per noi era un padre. Con me è stato incredibile, mi spingeva oltre i limiti, ricordo che quando feci 15m mi disse "ora fanne 16", una volta fatti 16 "ora 16,50", così finché non sono arrivato dove sono adesso. Mai ha smesso di credere in me, MAI, mi ha sempre dato fiducia e sostenuto in qualunque momento. Quasi si arrabbiava con chi smetteva di credere in sé stesso, lo faceva con ogni atleta passato per questa grandissima società di cui faccio parte. Da lui sono stato eletto atleta dell'anno 2014. Per noi è il miglior padre, presidente e tecnico di sempre."

-Chi altro sentiresti di ringraziare?

"Ringrazio chiunque abbia condiviso con me anche la minima cosa in tutti questi anni. La mia gioia più grande quando gareggio è vedere le persone che mi vogliono bene gioire con me, primi tra tutti i miei genitori, poi i miei amici presenti sugli spalti: sulle tribune di ogni stadio hanno sempre gridato e battuto le mani per me. Fanno parte del mio risultato, loro si divertono ma non avete idea di quanto mi diverti io a vederli lì per me. Salto con loro, ognuno mi ha dato 1cm, e centimetro alla volta si arriva veramente lontano. Non smetterò mai di essere riconoscente a tutti."

-I tuoi sogni per il futuro?

"Intanto proseguirò con gli studi, ma non so ancora cosa farò. Vorrei cercare di saltare il più lontano possibile e poi rivedere questa domanda. Sarebbe bellissimo diventare un grande ingegnere ma più a breve termine il sogno è quello di saltare, poi si vedrà. Voglio ancora prendermi tante soddisfazioni. Più strade mi si apriranno, più avrò possibilità di scegliere e più felice sarò."

Le parole di un ragazzo semplice, che fa divertire e che speriamo saprà farci divertire ancora. Siamo tutti con te Daniele, grazie e in bocca al lupo per i tuoi progetti e la tua vita futura!

 


Il gruppo della Scuola Marmi con Daniele Cavazzani (Foto CR Lazio)


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