Amarcord: i 50 anni del record di Renato Dionisi

27 Giugno 2022

Vittorio Colombo è apprezzatissimo ed illuminato giornalista dell'Alto Garda. Ma prima di prendere in mano la penna è stato compagno di allenamenti (e non solo...) di Renato Dionisi, nei pionieristici anni 60 e 70 in Alto Garda.
Il record italiano di Renato Dionisi, compie 50 anni: era il 25 giugno 1972 quando il fuoriclasse di Arco seppe apporre una pietra miliare nel cammino dell'atletica italiana: 5,45 al Palio Città della Quercia di Rovereto, a pochi centimetri dal primato del mondo.
Vittorio Colombo è apprezzatissimo ed illuminato giornalista dell'Alto Garda. Ma prima di prendere in mano la penna è stato ottimo atleta e compagno di allenamenti (ma non solo...) di Renato Dionisi, nei pionieristici anni 60 e 70 in Alto Garda.
Nessuno meglio di lui che per decenni ha detenuto il record trentino del decathlon (6509 punti nel 1971, terza prestazione di sempre dietro a Lorenzo Naidon e Loris Pinter) può raccontare chi e cosa è stato Renato Dionisi in questi anni.

 

Amarcord di una gara a un soffio dal record del mondo
di Vittorio Colombo

Correva, anzi saltava, l’anno 1972 ed era il 25 giugno quando si verificò un fatto epocale. Uno di quelli che, oggi cinquant’anni giusti dopo, portano a dire, con orgoglio e un pizzico di sana nostalgia: “Io c’ero”. E allora, con il club dei reduci che resistono nonostante il mezzo seco- lo in più sulle spalle, ecco che si fa festa con il coro di chi, guarda in alto e dice: “Io c’ero quando Renato Dionisi saltò metri 5,45 con l’asta. Primato italiano straordinario, terza pre- stazione mondiale di tutti i tempi e accidenti, mancò di un soffio, ma proprio di un soffio il salto al metri 5,56 che gli avrebbe dato il record del mondo.”

Il chi, Renato, il che cosa e quanto, metri 5,45 nel salto con l’asta, e il dove. Il posto nel quale il prodigio accadde è importante eccome. Il grande salto destinato a fare la storia, e restare nella storia, successe a Rovereto. L’occasione. Il meeting nazionale organizzato dalla gloriosa società sportiva Quercia.

Un compleanno, quello del cinquantesimo del record roveretano dell’atleta acrobata Dionisi, che va non solo ricordato ma anche festeggiato. Perché fu evento che segnò molti destini, quello sportivo e umano del giovane campione e quello degli appassionati dirigenti ed animatori del- la Quercia di Rovereto che conquistarono una stella che brillerà sempre, nel tempo, nell’albo d’oro dei record, delle iniziative di prestigioso, dei meeting, delle imprese dei campioni che fanno la storia della società. Tante imprese, tan- ti campioni, tante storie ma, non per partigianeria o altro, quella del record di Renato Dionisi è la Storia con la “S” maiuscola, quella che ci fa dire oggi. “Era il 26 giugno del 1972, e io c’ero quel giorno indimenticabile, con mille altri, a esultare per quel salto entrato nella storia”.

 

Fu davvero magico quel 25 giugno del 1972.

Renato stabilì un primato italiano destinato a durare a lungo, ottenne un risultato che lo segnalò tra i migliori specialisti dell’asta in campo internazionale e, destino, mancò di un soffio l’appuntamento con il tetto del mondo. Dopo il salto del record a quota 5,45 fece collocare l’asticella a 5,56 che allora era il nuovo record del mondo. Una misura mai saltata prima, un centimetro più in alto del record che deteneva l’americano Bob Seagren, titolare di un grande salto a metri 5,55, Non andò, ma per un niente e a pensarci oggi monta ancora una rabbia giusta. Chi ci mise lo zampino? Che cosa mai in un salto perfetto fece sì che l’asticella, non rimanesse su, tra la pedana e il cielo.

Quando ormai Dionisi stava cadendo sui sacconi, l’asticella, con svogliata crudeltà, oscillò un po’ e poi lasciò l’alto dei ritti per ricadere sull’atleta. Dall’urlo di entusiasmo degli spettatori, al boato di delusione: tutto in un istante. Poi ci fu l’applauso, lungo e caloroso, con il quale il pubblico entusiasta salutò quella che, comunque, fu l’impresa destinata ad essere, in termini di misura raggiunta, la più importante della carriera sportiva dell’astista gardesano.

Geniale, entusiasmante, imprevedibile, anarcoide.

Renato Dionisi, ovvero la storia del salto con l’asta in Italia,
Per chi ha avuto il privilegio di assistere alla gara roveretana le sequenze dei salti sono rimaste impresse, al rallentatore nel- la mente. L’atmosfera era irripetibile, lo stadio Quercia gremito, C’erano le gara, ma “La Gara” era quella dell’asta. Sulla tribunetta, dalla parte orientale dello stadio, a un passo dalla pedana di salto con l’asta, si erano assiepati tutti, Erano lì per lui, trattenendo il fiato, aspettando, salto dopo salto, in grande evento, quello che solo Renato Dionisi poteva regalare. Un pubblico maturo, informato e partecipe di ogni aspetto del salto con l’asta. Quel 5,45 fu cosa grande, anche se allora non aveva il sapore del punto di arrivo ma di una tappa intermedia. C’erano i presupposti per nuove grandi imprese La meta possibile era ben più in alto. Con la gara di Rovereto Dionisi aveva ottenuto la terza misura al mondo, era considerato e temuto d tutti i più grandi campioni, l’appuntamento col record dei record, era solo rinviato, Ma non andò in que- sto modo da tutti sperato. Il flagello dei tendini minati si rivelò un malanno terribile che non gli diede tregua, che trasformò gli anni che avreb- bero dovuto essere della maturità e del trionfo, un autentico calvario.

Ma Renato è stato grande. Ha fatto l’impresadi Rovereto. Ha fatto sognare, con la sua classe e la sua scoppiettante personalità. Il giornalista Alfredo Berra, di lui scrisse sulla Gazzetta dello Sport: “Dionisi per il carattere a violenta espressione istintiva e per il fisico impersona esattamente, dell’atleta giovane e moderno, il tipo esplosivo, Renato sta tra il cow boy e l’uomo da circo. Un talento unico, un grande”.

Nei giorni che precedettero il meeting roveretano c’era nell’aria un sentore di evento. Sarà stato anche per il clima di entusiasmo e di ami- cizia che animava l’ambiente dell’atletica del Basso Trentino e il filo diretto che si era creato tra Riva del Garda, con la Benacense, che era fucina di talenti e Rovereto con la Quercia delle solide tradizioni e delle personalità illuminate, quella del presidente i Edo Benedetti, di Ezio Tomasi, di Gramegna e di tanti altri tra i quali si segnalava per passione e intraprendenza un giovane Carlo Giordani, ancora in attività sugli ostacoli, ma già punto di riferimento nello staff organizzativo del meeting e di ogni attività della società roveretana.

C’erano allora tutti i presupposti per la grande prestazione. Renato era in piena forma ed i ten- dini sembravano concedergli tregua. Si dovevano creare le condizioni migliori ed significativo registrare un aneddoto che la dice lunga sull’intraprendenza sul fatto che, con l’entusiasmo, niente era impossibile.

Al campo Benacense di Riva erano stati posizionati dei nastri trasportatori in materiale gommoso, che posati sulla pista, erano per elasticità e risposta alle sollecitazioni dell’atleta l’ideale per delle rincorse ottimali in vista dello stacco. Si decise di portarne uno a Rovereto per rendere più competitiva la pedana dell’asta. ll problema era che, lungo una quarantina di metri e assai spesso, pesava uno sfacelo. Venne caricato con una gru e portato con un grande camion a Rovereto. Poi fu un’impresa titanica portarlo e posizionarlo sulla pista dell’asta. Si formò, una volta scaricato una catena umana di dirigenti e atleti che sudarono le proverbiali sette camicie per spostare, anche dei pochi centimetri necessari, il nastro di gomme a metterlo in posizione giusta.

Cinquant’anni dopo. C’è chi nel frattempo ci ha lasciati e va ricordato con commozione e chi ha oggi il privilegio di ritornare sul luogo del prodigio. Sembra impossibile che sia passato tanto tempo. Ci si guarda e ci si riconosce con gli oc chi del cuore… e, nel dire grazie e abbracciare Renato è forte la voglia di dire: “Dai Renato, il tempo per chi coltiva entusiasmi e sogni in fondo non esiste. Ci sono gli amici, la pedana è quella, E’ sempre il 25 giugno del 1972 e l’asticella è su in alto, sui ritti, Scommettiamo che ce la fai?”


Il Palio Città della Quercia nel 1972 durante l'impresa di Renato Dionisi


Condividi con
Seguici su:

Pagine correlate