Marco De Luca, voglia di Roma

26 Aprile 2016

Il marciatore delle Fiamme Gialle si racconta in vista degli imminenti Campionati Mondiali di marcia a squadre del 7 e 8 maggio.

L’alfiere della squadra italiana sulla 50 km di marcia, Marco De Luca, ci racconta il suo avvicinamento alla specialità che l’ha portato a girare il mondo nelle massime rassegne internazionali. Il divertimento con l’atletica nelle categorie giovanili, le esperienze nei grandi appuntamenti mondiali, la scelta di marciare a Roma, nell’ambito dei  Campionati mondiali a squadre di marcia del prossimo 7 e 8 maggio, davanti al suo pubblico sulla sua distanza preferita.  Tappe di passaggio verso l’obiettivo principale, tra qualche mese, a Rio de Janeiro.  

Ciao Marco, come hai iniziato con l’atletica?

Ho iniziato innanzitutto perché era una passione di mio padre. Da piccolo praticavo anche il calcio, ma ero troppo magro e correvo più della palla, così a 6 anni è arrivata la prima garetta di atletica. Per tutte le categorie giovanili ho vissuto l’atletica come un gioco, provando tutte le discipline e divertendomi molto. Da ragazzo in pratica non ho mai preso parte a nessuna rappresentativa nazionale giovanile, proprio perché mi piaceva far tutto, dal salto in alto alla corsa, senza pensare ad una specializzazione particolare.

Quando hai capito che il tacco e punta poteva essere il tuo futuro?

Da junior mi sono trovato davanti ad una scelta fra salto in alto e marcia. Decisi per la marcia stupendo un po’ tutti. La scelta in realtà la feci per non cambiare gruppo, nel mio c’erano molti compagni marciatori, così optai per la marcia. Di certo non ero consapevole dei chilometri che mi aspettavano, ma il fatto di gareggiare in giro per l’Italia mi stimolò parecchio. Il debutto in maglia azzurra è praticamente arrivato da assoluto in un Mondiale. Comunque se tornassi indietro farei la stessa scelta.

Hai partecipato a tanti eventi importanti in carriera, quale ti ricordi con più piacere?

Ricordo con particolare piacere la Coppa Europa di marcia nel 2011 a Olhao (Portogallo), perché lì vinsi la mia prima medaglia internazionale, un bronzo, poi diventato argento per la squalifica del russo che mi precedeva. In realtà in quella circostanza rimasi anche con un po’ di amaro in bocca, perché ero secondo fino al 48° km e venni superato sul finale in volata.

In definitiva però è la gara che ricordo con più piacere.

Dove invece hai provato le sensazioni peggiori?

Senza dubbio la gara peggiore è stato il mio esordio olimpico a Pechino 2008, dove sono stato travolto dall’emozione. Non capivo nulla, ero frastornato anche nei giorni precedenti nel Villaggio olimpico . A questo poi si è aggiunto anche il clima caldo umido che proprio non sopporto.

Poco più di due settimane a questa Coppa del Mondo a casa tua, che reazione hai avuto quando hai saputo dell’assegnazione a Roma?

Devo dire che la mia scelta di prender parte alla competizione da 50 km è arrivata proprio dopo aver saputo che la manifestazione era stata assegnata a Roma. Inizialmente avevo deciso per la 20 Km, avendo già il pass olimpico sulla distanza più lunga, poi però l’occasione di poter marciare una 50 km nella mia città mi ha fatto cambiare idea. Non me la sentivo di non schierarmi sulla 50, sarei rimasto con un rammarico troppo grande e con il mio allenatore abbiamo deciso di modificare i piani. È chiaro che l’obiettivo primario resta Rio, ma non potevo non gareggiare a Roma.

Di certo ci sarà la tua famiglia e gli amici a tifarti lungo il percorso. Che aiuto può dare l’incitamento dall’esterno in una disciplina tecnica e di resistenza come la marcia?

Sarà la prima volta che le mie bimbe verranno a vedermi in una gara così importante, e tutto questo tifo sul percorso sono sicuro che renderà più leggera la fatica. L’incitamento è importante, mi darà una carica particolare qui a Roma, sempre ovviamente a fianco della voce del mio allenatore.

Il giorno della gara potrebbe fare molto caldo, quanto può incidere questo fattore sulla tua prestazione?

Nella marcia anche un calzino messo male può fare la differenza. Il caldo è chiaro che inciderà molto, anche se ho il vantaggio di allenarmi a Roma 300 giorni l’anno. Personalmente non amo molto il clima caldo, ma attorno a Caracalla il percorso dovrebbe essere parecchio ombreggiato, e quello mi aiuterà. A Rio invece penso che la situazione climatica sarà diversa, di certo più ventosa.

Vuoi lasciare un messaggio di invito ai cittadini romani ed agli appassionati per il 7 e 8 maggio?

Invito tutti a venire a vedere tutte e due le giornate, con particolare riferimento alla 50 km, perché abbiamo una squadra molto competitiva che potrebbe anche far restare la coppa a Roma. In una gara come la 50 km inoltre può succedere di tutto, con diversi colpi di scena. Sarà uno spettacolo avvincente soprattutto nel finale e il tifo servirà per farci fare la differenza.

 

A cura di Simone Proietti


Ai Giochi di Londra 2012 (Foto G. Colombo/FIDAL)


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