Marani a Tor Tre Teste: ''Atletica è...''

24 Aprile 2019

Il velocista delle Fiamme Gialle ospite della Scuola di Atletica: "Shevchenko, Zurigo e...". Poi fissa gli obiettivi del 2019: "Tornare a livelli alti e tra i 6 della staffetta"

È stato il velocista delle Fiamme Gialle, Diego Marani - bronzo continentale juniores nel 2009, due volte finalista agli Europei per scendere fino a 20.36 in semifinale nei 2000 a Zurigo (terzo italiano di sempre) - ad incontrare i ragazzi della Scuola di Atletica di Tor Tre Teste lo scorso 17 aprile. Allenamento, consigli e tanto altro. L’incontro rientra nel progetto “A Scuola con gli azzurri”.

Chi è Diego Marani nella vita di tutti i giorni e che hobby ha?
Ho preso una laurea in economia e ora frequento un corso post laurea, quindi studio nel tempo libero, ma la sera è solo divano e serie tv. 

Come ti sei avvicinato all’atletica e grazie a chi?
Vinsi una garetta interna alla mia scuola in seconda superiore e notando le mie qualità da velocista, Giovanni Grazioli mi convinse a provare a fare atletica. Vedendo che i risultati iniziavano ad arrivare senza troppi sforzi, mollai il calcio e abbracciai il mondo dell’atletica. 

Come è stato fare lezione ai giovani delle Scuole di Atletica?
È stata una gran bella giornata, ragazzi meravigliosi, poi è sempre bello poter vedere i futuri talenti di questo sport. 

Ti piacerebbe allenare in futuro o ci sono altri progetti nella tua vita?
No, una volta terminata la mia carriera da atleta abbandonerò la pista, ho progetti legati al mio percorso di studio per il futuro. 

Da juniores hai conquistato il bronzo ai campionati europei di categoria. Vuoi raccontare le emozioni provate in quell'occasione, e cosa ti è rimasto più impresso? 
Venivo da un 2008 in cui mancai la finale dei mondiali per un solo centesimo, per cui quell’anno volevo riscattarmi, partivo con il quarto tempo ma volevo la medaglia a tutti i costi.


Il momento più bello sono stati gli ultimi 10 metri della finale, in cui capii di aver raggiunto il mio obiettivo. 

Quanto tempo dedichi all'allenamento, qual è la tua seduta di allenamento preferita, e quale detesti?
Quest’anno sto adottando un metodo di allenamento che premia la qualità, meno ore di allenamento ma più impegnative. Quindi un solo allenamento al giorno di circa 2 ore. La mia seduta di allenamento preferita, da buon velocista, è quando ci dedichiamo alla velocità pura, mentre la peggiore sono le ripetute che portano all’acido lattico. 

Qual è stata la seduta di allenamento che ti ha dato la convinzione di poter fare delle grandi prestazioni in gara?
Nel 2014 prima degli Europei di Zurigo corsi un 300 in allenamento in 32.20, un tempo al quale non mi ero mai nemmeno avvicinato. Lì ho capito che la settimana dopo sarebbe andata bene. Infatti proprio a Zurigo ho fatto il mio personale, 20.36. 

Quanto è importante il tecnico nella crescita tecnica ed umana di un atleta e quale è stata la tua esperienza?
Direi fondamentale, un talento senza una guida tecnica adeguata finirà con il perdersi, la presenza di un allenatore competente è decisiva per tutti gli aspetti dell’essere atleta. Io sono stato fortunato, i 10 anni passati con Giovanni Grazioli mi hanno aiutato a crescere sia come atleta che come persona, senza il suo sostegno non sarei di certo quello che sono ora. 

L’atletica è uno sport individuale ma secondo te quanto è importante il gruppo di allenamento e quanto è decisivo essere squadra in special modo nelle staffette?
Il gruppo di allenamento può fare la differenza alla lunga, ci si può tranquillamente allenare da soli per un po’ ma prima o poi gli stimoli verranno meno. Avere un compagno che ti sprona a spingere sempre di più è un aiuto prezioso.


Per quanto riguarda la staffetta c’è bisogno di armonia, in nazionale ho vissuto periodi di tensioni e altri di grande tranquillità e se c’è fiducia tra gli staffettisti è molto più facile raggiungere il grande risultato. 

Hai una carriera lunga alle spalle, c’è qualcosa, con il senno del poi, che cambieresti?
L’unica cosa che cambierei della mia carriera è la gestione dell’infortunio 2015 che mi ha costretto a rinunciare a quasi 3 stagioni.Per il resto non cambierei nulla, penso di aver sempre fatto la scelta giusta per quanto riguarda l’atletica. 

Il tuo atleta preferito, che hai avuto come modello a cui ispirarti?
Non mi sono mai ispirato a nessuno e per quanto riguarda la pista non ho modelli. L’unico atleta che ho osannato è stato Shevchenko. 

Obiettivi per il 2019?
Rientrare a gareggiare ad alti livelli dopo qualche anno un po’ travagliato, passando da un buon campionato italiano per cercare di riprendermi il posto tra i 6 della staffetta azzurra. 

Ci racconti un aneddoto divertente di qualche trasferta di gare?
Nel 2015 ai Mondiali di staffetta alle Bahamas mi infortunai. Avevo una fasciatura piuttosto vistosa alla gamba sinistra, l’ultimo giorno di trasferta non potendo correre sono andato a prendere il sole in spiaggia, a un certo punto il bagnino mi si è avvicinato preoccupato chiedendo se mi avesse morso uno squalo (come se fosse una cosa normale lì). Dopo avergli detto circa 15 volte di no, è andato via ma ancora non ne era convinto. È stato un siparietto alquanto bizzarro.

Cosa consiglieresti ai ragazzi che si avvicinano adesso all'atletica leggera?
Di divertirsi! È fondamentale, tutto passa per il divertimento, se alla base non c’è questo, è difficile che la cosa continui... Quindi consiglio ai ragazzi di prenderla all’inizio come un gioco e solo dopo di impegnarsi a fondo per farlo diventare un vero e proprio stile di vita.

di Valeria Accili e Daniele Carlesimo


Diego Marani con i ragazzi di Tor Tre Teste (foto Accili)


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