Inglese-Haliti, coppia azzurra

24 Gennaio 2017

L'intervista doppia a Eusebio Haliti e Veronica Inglese, presenti ieri alla Scuola Tor Tre Teste.

La vice-campionessa europea nella mezza maratona Veronica Inglese e il pluri-campione italiano nel giro di pista Eusebio Haliti sono stati ospiti nella giornata di ieri, Lunedì 23 gennaio, presso la Scuola di Atletica di Tor Tre Teste nell’ambito dell’iniziativa “A Scuola con gli Azzurri”. I due atleti del Centro Sportivo Esercito hanno partecipato agli allenamenti dei ragazzi e, tra alcuni preziosi consigli tecnici e qualche selfie, si sono raccontati in un’intervista doppia. La spontaneità e il sorriso di Veronica e Eusebio hanno colpito subito allievi e istruttori e, nonostante il cielo grigio e un po’ di pioggia , grazie a loro il campo si è colorato di azzurro. Di seguito la simpatica intervista ai due campioni italiani.

 

La scuola di atletica di Tor Tre Teste vi dà il benvenuto e vi ringrazia per essere con noi oggi. Iniziamo proprio da qui: cosa significa per voi essere in pista in qualità di atleti affermati e incontrare delle giovani promesse?

V: Per me vuol dire tantissimo. Spero che l’incontro di oggi possa essere uno stimolo per i giovanissimi. Vorrei spronare questi piccoli atleti ed invogliarli a proseguire con l’atletica. Ogni successo si costruisce qui sul campo, giorno dopo giorno.

E: Io ricordo ancora l’emozione che provavo quando da piccolo avevo la fortuna di incontrare sul campo gli atleti della Nazionale o dei gruppi sportivi militari. I loro successi mi hanno spinto a continuare, spero di trasmettere a mia volta la medesima carica. In fin dei conti, questi atleti sono qui per il mio stesso obiettivo: anche loro, oggi, sono uno stimolo per me.

 

A proposito di promozione e avviamento all’atletica, com’è stato il vostro primo incontro con questo sport? Quali impressioni vi ha suscitato?

V: Io sono nata respirando già aria di atletica. Mio padre correva e vinceva spesso dei trofei che io non facevo altro che ammirare e desiderare. Sognavo di vincere delle coppe anch’io ma, in un primo momento, per evitare dei condizionamenti, i miei genitori mi hanno spinto a praticare altri sport. È stato alle medie che ho incontrato per la prima volta l’atletica: il mio professore mi scelse per il campionato di corsa campestre; mi ricordo che in quell’occasione mi stancai così tanto da non voler più provare una fatica simile. Dopo un periodo di pausa, decisi di allenarmi per giungere più preparata alla gara successiva. Funzionò, e da quel momento non ho più smesso di allenarmi.

E: Io avevo sempre praticato calcio, non ero abituato a certe fatiche. Quando alle medie, in occasione dei giochi sportivi studenteschi, il mio professore mi portò al campo per la preparazione e provai per la prima volta a correre davvero, scappai! Rimasi alla larga dalla pista per qualche mese ma, una volta tornato, non sono più andato via.

 

L’atletica leggera è considerata da sempre la regina degli sport. Che cosa ha per voi in più rispetto agli altri sport? In cosa invece potrebbe migliorarsi?

V: L’atletica è alla base di tutte le discipline sportive. Un bambino che ha praticato atletica sarà sicuramente più pronto degli altri nello sport successivo. Tutti dovrebbero provarla e conoscerla; forse, proprio su questo dobbiamo ancora lavorare: cercare di raggiungere e coinvolgere il maggior numero di persone possibile è un obiettivo primario.

E: Correre, saltare e lanciare sono dei presupposti irrinunciabili per ogni sport. Tutto ciò che si fa in una pista di atletica è utile. È importante, per non restare senza grandi prestazioni, investire sul settore promozionale; è da lì che tutti, compresi i campioni, provengono.

L’atletica è un caleidoscopio di discipline, alcune anche molto diverse tra loro. Se la vostra non fosse esistita, quale vi sarebbe piaciuto praticare?

V: Mi hanno sempre affascinato i salti. Avrei provato a divertirmi in pedana.

E: Sicuramente i salti in estensione. Non moltissimo tempo fa ho anche scoperto che mio nonno è stato un primatista di triplo in Albania, motivo in più per apprezzarli.

 

Siete professionisti in uno sport quasi esclusivamente individuale, eppure lo spirito di squadra e gli allenamenti in gruppo di certo non vi mancano. Che ruolo hanno i compagni nella vostra vita sportiva?

V: Il gruppo è fondamentale, soprattutto all’inizio. Nei compagni ho trovato le giuste motivazioni per proseguire gli allenamenti e raggiungere l’età agonistica. Un allenamento in gruppo è poi, oltre che migliore qualitativamente, più stimolante e formativo: dal punto di vista mentale si affronta la seduta di allenamento con una leggerezza che, spesso, si ripercuote positivamente nelle prestazioni. Anche gli atleti evoluti hanno bisogno di un confronto e i raduni tecnici ne sono la prova. In Nazionale la squadra offre sicuramente una marcia in più, ma è pur vero che in gara si è soli e ognuno di noi è tenuto ad affrontare la competizione individualmente.

E: Nel mio caso lo sport individuale è stato una salvezza! Nel calcio mi ritrovavo spesso a dover condividere vittorie e, soprattutto, sconfitte con dei compagni molto meno competitivi e agonisti di me. Quando la prestazione dipende anche da chi non ha la tua stessa grinta e volontà, diventa ancora più frustrante accettare una sconfitta.

Con l’atletica, da questo punto di vista, è tutto più facile, ogni gara è nelle tue mani; ciononostante è sempre un piacere condividere la sofferenza con gli altri, e il gruppo di allenamento per me è stato fondamentale. Quotidianamente mi alleno da solo, ma non mancano, di tanto in tanto, le occasioni di incontro con gli altri.

 

Essere degli atleti professionisti comporta molti sacrifici. Come conciliate la carriera agonistica con la vostra vita privata?

V: La nostra fortuna è che condividiamo la stessa passione e lo stesso stile di vita. Comprendiamo l’uno le esigenze dell’altra. Sicuramente l’agonismo comporta molti sacrifici, ma ne vale davvero la pena!

E: A volte non c’è modo di conciliarle! Io e Veronica siamo fidanzati da nove anni e spesso ci è capitato di arrivare a sera stremati, e di rinunciare a tanti buoni propositi con i quali avevamo iniziato la giornata. Quando ci si allena due volte al giorno, ogni giorno, il tempo libero coincide praticamente con il tempo di riposo.

 

Tutti i grandi atleti un tempo erano sportivi in erba. Qual è stato il momento di svolta della vostra carriera? Quando avete capito che l’atletica sarebbe stata parte del vostro futuro?

V: Il momento di svolta per me è stata la vittoria del bronzo ai mondiali junior. Quella medaglia mi è valsa l’ingresso nel gruppo sportivo militare dell’Esercito e da quel momento ho capito che potevo davvero essere un’atleta professionista. È stata la prima importante conferma che stavo andando nella direzione giusta, da quel momento ho investito ancora di più in questo sport.

E: Per me, come per tutti gli altri, la svolta consiste nel poter fare della propria passione una professione. È inevitabile che per arrivare a quel punto servano un impegno e una dedizione assoluti: più le condizioni erano avverse e più trovavo stimoli per allenarmi e per dare il meglio di me stesso in ogni occasione. È vero, a volte non dipende tutto da noi, ci sono situazioni che sfuggono al nostro controllo, ma sta a noi dare comunque sempre il massimo.

 

Sicuramente in questi anni ci saranno stati dei momenti difficili. Vi è mai capitato di pensare di gettare la spugna?

V: Non ho mai pensato di mollare, ma di momenti duri ce ne sono stati. La notizia che mi sarei dovuta operare al piede per la seconda volta è stata davvero un duro colpo. Significava dover affrontare di nuovo tutto il percorso riabilitativo e fisioterapico. Nonostante gli infortuni e i momenti difficili, però, non mi sono mai arresa.

E: Il cambio dell’allenatore per me è stato un passaggio complicato. Mi sono trasferito qui a Roma e tutte queste notivà all’inizio mi hanno un po’ destabilizzato; in più venivo da un periodo di scarse prestazioni e il morale non era così alto. Ma gli atleti devono riuscire a superare le difficoltà e trovare soluzioni il più in fretta possibile, così come accade negli infortuni che, purtroppo, lungo la mia carriera, non sono mancati.

 

Oltre a trofei e titoli un primato porta con sé anche delle responsabilità. Cosa comporta per voi essere riconosciuti come dei campioni?

V: Mi sento responsabilizzata in senso positivo. Sono onorata di poter costituire un modello per gli altri e mi impegno affinché i miei risultati possano servire loro da stimolo. Quando ho saputo che, dopo la mia partecipazione alle Olimpiadi, seguitissima da tutta la mia città, si è verificato un boom di iscrizioni per questo sport mi sono commossa.

E: Proprio qualche giorno fa il regista de L’altra faccia della medaglia, di cui siamo protagonisti io e Ayomide Folorunso, mi ha contattato dicendomi che aveva appena concluso la sua prima gara e che la colpa era tutta mia! È un piacere assumermi queste responsabilità, vorrei davvero che tutti facessero atletica.

 

Questi giovani atleti di Tor Tre Teste sognano di divenire come voi. Voi cosa sognate?

V: Più che sogni io ho degli obiettivi concreti e tangibili per i quali mi alleno ogni giorno. Alcuni di questi li ho realizzati, ma li considero degli step di una grande scalinata. Quello che mi auguro è di poter proseguire la mi attività serenamente, e magari senza infortuni!

E: Da sportivo sogno di non avere infortuni e grossi impedimenti. In ogni caso il mio sogno lo realizzo giorno dopo giorno, in pista.

 

Prima di salutarci un ultimo pensiero per questi ragazzi che oggi vi hanno accolto calorosamente. Cosa augurate a loro e, più in generale, all’intero movimento dell’atletica italiana?

V: Di divertirsi. Lo sport è prima di tutto una passione e il consiglio che sento di dare loro è quello di non mollare e di cogliere quanto l’atletica ha da offrire a tutti noi. Lo sport è una palestra di vita e chi supera le difficoltà sulla pista, sicuramente ha una marcia in più nella realtà quotidiana. All’atletica italiana auguro di riuscire ad investire su queste giovani promesse e su quelle che verranno, perché il futuro è nelle loro mani.

E: Questi ragazzi sono la base dell’atletica, senza di loro non ci sarebbero i campioni che tutti acclamano. Bisogna incentivare l’attività giovanile e dare sostegno alle società e ai tecnici, trovando i mezzi e le risorse adeguate.

Ringraziamo di cuore Eusebio e Veronica per la loro disponibilità. Un caro saluto e un grosso in bocca al lupo da tutta la Scuola di Atletica di Tor Tre Teste.

 

A cura di Arianna Latini


(Foto V. Accili)


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