Addio Vanni Loriga

19 Luglio 2022

Amico dell'atletica laziale, se ne è andato a 95 anni. Giornalista e non solo, Loriga è un simbolo dell'atletica nazionale

di Fausto Narducci

Per chiunque abbia cominciato a scrivere, a leggere e ad occuparsi di atletica dagli Anni Cinquanta-Sessanta in poi Vanni Loriga c’è sempre stato: una presenza viva, spirituale, quasi mitologica. Il “Comandante” ci ha lasciato oggi a 95 anni. Pensare che il decano dei giornalisti di atletica, quello che è stato uno dei più grandi cultori del nostro sport, non ci sarà più fa mancare il respiro a chi lo ha conosciuto, apprezzato e amato in tutte le sue sfaccettature. Un uomo, come si direbbe oggi, tutto d’un pezzo: a tratti severo ma anche sottile umorista, intagliato nelle rocce della sua terra perché Giovanni Maria Loriga, conosciuto semplicemente come Vanni, si è sempre sentito profondamente sardo, sia pure trapiantato sul “continente” fin dagli Anni Trenta. E non renderemmo onore alla sua tempra di combattente, di ex marciatore (meno scarso di come amava descriversi) e di maestro del giornalismo se non cominciassimo dalla fine: Vanni ci ha lasciati oggi a 95 anni (li aveva compiuti il 2 marzo) mantenendo fin quasi alla fine intatta la sua lucidità, la sua proverbiale arguzia, la sua incredibile memoria storica e anche l’invidiabile forma fisica. L’ultima volta che lo avevamo incontrato – tre anni fa al funerale di Roberto Quercetani, un altro grande del giornalismo - col suo passo militare cadenzato era riuscito a distanziarci nel ritorno alla stazione di Firenze, come in realtà aveva sempre fatto anche nella sua attività giornalistica.

Perché è da qui che bisogna cominciare: Vanni è stato uno storico dell’atletica, un uomo di cultura classica e variegata ma soprattutto un grande giornalista di atletica. Dove con la sua memoria storica e conoscenza della materia dava dei punti a chiunque, in un’epoca in cui non bastava navigare nel web ma bisognava reperire le notizie di prima mano. Vanni, aiutandosi col francese anziché con l’inglese che apriva più porte, arrivava sempre ad avere la “notizia”.

Nato il 2 marzo 1927 a Isili, nel triangolo fra Nuoro, Oristano e Sassari, Vanni aveva seguito il padre, militare di carriera, a Torino negli Anni Trenta dedicandosi a 15 anni all’attività atletica (soprattutto marciatore) che aveva proseguito come allenatore e insegnante presso la scuola militare di Educazione Fisica a Orvieto. Dopo tanti successi e avanzamenti di carriera, dopo aver contribuito alla formazione del CS Esercito, fu nel 1967 che lasciò le Forze Armate per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di giornalista. In realtà aveva cominciato a occuparsi di Olimpiadi, che sarebbero state il suo “pane” fino a Sydney 2000, già nel ’56 con un viaggio premio a Melbourne e praticamente non ha più mancato un appuntamento con la grande atletica fino ai primi anni Duemila.

Per chi seguiva il nostro sport Vanni Loriga era soprattutto la grande firma dell’atletica del Corriere dello Sport, eredità oggi passata a Franco Fava. Per venticinque anni, fino al 1992, Loriga è stato caposervizio al quotidiano sportivo e nostro compagno di viaggio in tante trasferte. Fra una gara e l’altra Vanni faceva coppia fissa con il “sodale” Salvatore Massara, dispensando aneddoti e mattane che tenevano allegra la truppa giornalistica. Per diventare suo amico bisognava superare un esame di cultura generale, di atletica e di conoscenza della Sardegna. Non mancavano le “sgridate”, bisognava sorbirsi ore di racconti sulla marcia, regina delle discipline atletiche secondo lui, ma non ci si annoiava mai. Fra i tantissimi aneddoti di una carriera formidabile resta scolpita l’avventura all’Olimpiade di Monaco ’72 quando, dopo l’attentato palestinese, si ruppe una gamba nel tentativo di scavalcare la recinzione del Villaggio Olimpico, sorvegliato dalla polizia tedesca.

Ma Loriga, il decano dei giornalisti di atletica, non è andato mai in pensione. Dopo aver lasciato il Corriere dello Sport ha continuato con La Stampa, si è dedicato a una intensa attività storico-letteraria spesso in coppia con l’amico Augusto Frasca (memorabile il volume “Roma olimpica. La meravigliosa estate del 1960”, edito da Vallardi nel 2010) e non ha disdegnato gli uffici stampa come quello della Fijlkam per onorare l’amicizia col presidente Matteo Pellicone. La lotta e i suoi derivati (compresa la boxe di cui si era occupato da militare) erano diventati l’ultimo terreno di confronto per me che dall’opposta sponda della Gazzetta dello Sport lo avevo avuto come “rivale” a caccia di interviste ma, come tanti colleghi di oggi, non ho mai colmato la distanza dal marciatore-giornalista che ne sapeva sempre più di tutti.

Ci mancherai Vanni.

 

Ai familiari di Vanni Loriga va l’ideale abbraccio del presidente FIDAL Stefano Mei, del presidente onorario Gianni Gola, del Consiglio federale e di tutta l’atletica italiana.



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