FESTA FIAMME ORO: STANO CAMPIONE OLIMPICO – JACOBS E HOOPER DA RECORD IN STAFFETTA  

05 Agosto 2021

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Stano, ma vero. La marcia trionfale del pugliese, primo oggi nella 20 km, consegna alle Fiamme Oro la terza vittoria olimpica di una spedizione che per il club patavino, dopo i successi di Marcel Jacobs (100) e Gianmarco Tamberi (alto), ha assunto connotati storici. Jacobs guida la 4x100 al record italiano (37”95) e all’accesso in finale. Primato nazionale (42”84), ma non superamento del turno, per il quartetto femminile, con la veronese Gloria Hooper in seconda frazione. Eliminata nell’alto la vicentina Elena Vallortigara, così come la veneziana Rebecca Borga con la 4x400.      

STANO - Terzo oro. Terzo trionfo azzurro. Terza successo olimpico per le Fiamme Oro Padova, dopo ele vittorie di Marcell Jacobs nei 100 e Gianmarco Tamberi nell’alto. Massimo Stano è il campione olimpico della 20 km di marcia, sulle strade di Sapporo, mille km a nord di Tokyo, sull’isola di Hokkaido. Il pugliese domina la gara con il tempo di 1h21’05” e precede i due giapponesi padroni di casa Koki Ikeda (1h21’14”) e Toshikazu Yamanishi (1h21’28”), con una prova di straordinario coraggio e maturità, in testa dal dodicesimo chilometro. È la terza medaglia d’oro nella 20 km di marcia, nella storia azzurra, dopo quella di Maurizio Damilano a Mosca ’80 e quella di Ivano Brugnetti ad Atene 2004. Ventinove gradi nel pomeriggio di Sapporo. Sul circuito da un chilometro all’Odori Park si parte alle 16.30 locali. Del terzetto azzurro (Massimo Stano, Francesco Fortunato, Federico Tontodonati) sono soprattutto Stano e Fortunato a mostrarsi più intraprendenti e a farsi vedere nelle posizioni principali, in testa al gruppo. Prima del passaggio ai 5 km, prende l’iniziativa il cinese Wang Kaihua, marcato stretto dall’indiano Kumar. Tutti gli altri, per il momento, lasciano fare. Dietro, il primatista italiano Stano - seguito da coach Patrizio Parcesepe - prende come riferimento i giapponesi più quotati, il campione del mondo Yamanishi, il connazionale Ikeda, ma anche gli europei, tra cui il russo Mizinov, lo spagnolo Martin, lo svedese Karlstrom, e poi il messicano Olivas. Il vantaggio dei due di testa è di 11 secondi all’ottavo chilometro, poi nel corso del nono chilometro l’indiano perde contatto dal cinese che resta al comando in solitaria (13 secondi sugli altri big) e al passaggio a metà gara firma il parziale di 40’55”. Dieci secondi di vantaggio su Yamanishi (41’05”), Stano è terzo (41’05”), quarto Ikeda (41’05”), via via tutti gli altri. Fortunato tredicesimo con 41’17”, Tontodonati trentasettesimo con 42’38”.  Sull’impronta del ritmo impostato da Massimo Stano - sempre in testa, brillante, lucido - termina l’azione solitaria del cinese Wang e si forma un gruppetto di sei uomini in testa: Stano insieme a due spagnoli (Garcia e Martin), ai giapponesi Yamanishi e Ikeda, e a due cinesi (Wang e Zhang). Non più il russo Mizonov, frenato dalla sosta in penalty zone di due minuti. È un copione che prosegue a lungo. Anzi, fino alla fine. Stano è capofila anche al passaggio al quindicesimo chilometro (1h01’27”), ancora con gli altri sei contendenti, ancora in pieno controllo della situazione. Chi parte? Chi prende l’iniziativa decisiva? Un km di Stano a 4’04” (il diciassettesimo) mette a durissima prova i due spagnoli e i due cinesi. Resiste soltanto il duo giapponese e si forma un terzetto che passa al km 18 a 1h13’30” dopo un mille da 3’48”. È sensazionale Massimo Stano all’inizio del km 19, imprime un’altra frustata che manda in crisi Yamanishi. L’azzurro passa a 1h17’22” (3’52”), Ikeda stringe i denti ma il pugliese ne ha di più, la sua energia non si esaurisce, viaggia e sogna verso il traguardo e la leggenda. Con il pollice in bocca, per dedicare il successo olimpico alla figlia Sophie nata nel mese di febbraio, frutto dell'amore con Fatima Lotfi, mezzofondista e marciatrice. “È stata una gara veramente dura - racconta Stano, in estasi dopo la cerimonia di Sapporo, anteprima della consegna ufficiale della medaglia che avverrà domani a Tokyo (ore 12.50 italiane) - Caldo, umido, come piace a me. Ho sperato che piovesse e ci fosse ancora più umidità perché so che in queste condizioni soffro meno degli altri. Non ho mai avuto ottime sensazioni in gara, anche se può sembrare strano. Negli ultimi due mesi per darmi coraggio mi ripetevo ‘sono il più forte, sono il più forte del mondo’, e anche in gara ho lavorato molto mentalmente. Mi ripetevo in testa di essere il migliore. Un mese e mezzo fa ho avuto un’infiammazione al bicipite, quindi abbiamo dovuto frenare un po’ con gli allenamenti. Per compensare quello che non ho guadagnato con il lavoro, ho dovuto lavorare a livello mentale. Questa strategia mi ha dato fiducia”. “Ovviamente la vittoria è dedicata a mia figlia Sophie (nata a febbraio) e mia moglie Fatima che mi sopportano e supportano - prosegue il campione olimpico -. Al mio coach Patrizio “Patrick” Parcesepe, perché non si può fare un risultato da soli, ma serve intorno un grande staff. Al fisio Cristian Bruno. A tutti quelli che mi hanno aiutato nel cammino verso le Olimpiadi. Sono veramente contento e incredulo, spero non sia soltanto un sogno. Oggi, prima della gara, al mio team manager delle Fiamme Oro Sergio Baldo ho detto… non c’è due senza tre! Glielo avevo promesso. Ringrazio anche le Fiamme Gialle che mi ospitano, io sono un ibrido, squadre diverse ma funzioniamo insieme, con la maglia Italia”. Poi la considerazione finale, con l’animo di chi ha centrato un’impresa memorabile ma non si accontenta: “Devo realizzare. Spero di metterci poco a farlo. Per guardare ancora più avanti”. È il nono oro olimpico nella storia della marcia azzurra. In bacheca anche un argento e 8 bronzi. Una garanzia. E la spedizione azzurra, già epocale con gli ori di Jacobs e Tamberi, diventa ancora più spaziale: soltanto a Mosca 1980 e Los Angeles 1984 gli azzurri avevano portato a casa tre medaglie d'oro. È stupendo. Stano. Ma vero.

JACOBS - L’Italia c’è. La 4x100 maschile azzurra è nella finale olimpica, 21 anni dopo Sydney, con un 37”95 che è record nazionale (superato il 38”11 realizzato ai Mondiali di Doha il 4 ottobre di due anni fa), miglior prestazione europea 2021, quinta continentale di tutti i tempi, e soprattutto quarto tempo complessivo del round. Con il boost (sostanziale ed emotivo) di avere nel team il campione olimpico nuovo di zecca, il quartetto composto dall’esordiente Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Desalu e Filippo Tortu, si comporta benissimo, terminando al terzo posto in un arrivo serrato con Cina e Canada. I cinesi sono primi in 37”92, i canadesi (trascinati dalla rimonta di un formidabile de Grasse) secondi con lo stesso tempo (due soli millesimi di margine), gli azzurri terzi, immediatamente a ridosso. La sorpresa è l’eliminazione degli Stati Uniti, schierati praticamente con la formazione titolare (Bromell, Kerley, Baker, Gillespie) ma irriconoscibili, sesti nella batteria in 38”10. A precedere l’Italia nella lista complessiva del turno, oltre a Cina e Canada, anche la Giamaica, vincitrice della prima batteria in 37”85, il miglior risultato assoluto. La corsa degli azzurri lascia immaginare dei margini di miglioramento, perché i cambi vengono realizzati in assoluta sicurezza, e Marcell Jacobs cerca soprattutto di farsi prendere dall’ottimo Patta (che esordio!) e di non...tamponare Desalu. L’ultima consegna del testimone con Filippo Tortu brilla per rapidità del cambio di mano, e gli azzurri si involano verso il traguardo battagliando con i cinesi. Da dietro ritorna un grande De Grasse, che finisce per inserirsi nella battaglia proprio nei metri conclusivi. In pista, pur nell’equilibrio generale (potrebbe succedere di tutto) si vola. “Sono molto contento perché siamo entrati in pista con un grande spirito di squadra – sottolinea Jacobs - questa gara si corre tutti e quattro insieme e siamo riusciti a raggiungere un obiettivo importante che ci siamo prefissati da anni. Sicuramente in finale (venerdì alle 15.50 italiane, ndr), le condizioni saranno migliori perché correremo di sera. Oggi non erano ottimali, e anche io non mi sono sentito al 100%. Ma qui conta tutta la squadra, bisogna portare il testimone in fondo, abbiamo visto cos’è successo al Sudafrica che poteva essere una squadra tosta ma che non ha terminato la gara. Davo una medaglia quasi sicura agli Stati Uniti che però sono fuori. Noi domani ci proviamo. La mia medaglia d’oro dei 100? Ci sto dormendo assieme. La tengo con me. La guardo ogni tanto. La ammiro”. Tutti di nuovo in campo domani, alle 15.50 italiane (le 22.50 locali). Sempre in tema di sprint, e considerato che qui si parla di Marcell Jacobs, vale la pena sottolineare che il presidente del CONI Malagò ha ufficializzato al termine della mattinata di Tokyo, che l'azzurro sarà il portabandiera dell'Italia alla cerimonia di chiusura dei Giochi. Il primo dei numerosi riconoscimenti che adesso certamente arriveranno per lo sprinter bresciano.

HOOPER - Non basta il record italiano per agganciare la finale olimpica. Le magnifiche ragazze della staffetta 4x100 italiana (Irene Siragusa, la veronese Gloria Hooper, Anna Bongiorni e Vittoria Fontana) corrono in 42”84, sei centesimi meglio del limite nazionale stabilito a Doha il 4 ottobre del 2019, ma finiscono al sesto posto nella prima delle due batterie, e soprattutto al nono nel computo complessivo, finendo fuori dal giro qualificazione. La corsa delle azzurre è lineare e priva di particolari sbavature. Sui propri limiti praticamente tutte e quattro, e con cambi nella norma. Solo che molte delle avversarie fanno meraviglie: vincono le britanniche in 41”55 (record nazionale), davanti a Stati Uniti (41”90) e Giamaica (42”15). Da quel punto in poi, scatta la battaglia per le due posizioni potenzialmente in grado di garantire la promozione con i tempi di recupero. La Francia è nettamente quarta in 42”68, mentre immediatamente a ridosso Olanda e Italia se la vedono nei 10 metri conclusivi; alla fine, le orange sono avanti per soli tre centesimi, un’inezia, sufficiente però per lasciare le azzurre fuori dalle otto. Come accade spesso quando le cose devono andare male, infatti, nella seconda batteria si va più piano che nella prima: la Germania vince in 42”00, davanti a Svizzera (42”05) e Cina (42”82). La Polonia, quarta in 43”09, fa peggio anche delle azzurre, che quindi sono le prime delle escluse, proprio per quei tre centesimi pagati all’Olanda (e con due centesimi in più rispetto alla Cina, ottavo tempo). Una beffa, con Anna Bongiorni che nel dopo gara denuncia anche un contatto sospetto con il Giappone. “Felicissima per il record italiano, dispiace un po’ perché siamo capitate nella batteria più difficile, con molte delle favorite”, commenta Hooper.

VALLORTIGARA & BORGA - L’Olimpiade giapponese non sorride alle saltatrici in alto azzurre. La vicentina Elena Vallortigara e Alessia Trost non superano le qualificazioni, fermandosi rispettivamente a 1.93 e 1.90. A conti fatti, le due azzurre restano lontane dalla zona promozione, in particolare la Trost, a cui sono purtroppo necessari anche tre tentativi per valicare l’1.90. Anche il percorso della Vallortigara è accidentato: un errore a 1.90, e due a 1.93, prima di arrendersi all’1.95 che le avrebbe dato la qualificazione. Su questa quota, anche un paio di salti ben riusciti, con l’asticella, però, finita inesorabilmente a terra. In quattordici centrano l’obiettivo della finale, le favorite sono tutte e bordo. Eliminata anche la 4x400 (settima, e tredicesima in assoluto, in 3’27”74) che in quarta frazione ha presentato la veneziana Rebecca Borga, tornata in pista dopo la 4x400 mista (da fidal.it – foto COLOMBO/FIDAL).

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