Una Vita per l'Atletica. Intervista con Nicola Trentin. di Guido Lai



l'8 dicembre prossimo il Presidente della Fidalsardegna Sergio Lai consegnerà l'onorificenza "Una Vita per l'Atletica" a Nicola Trentin durante l'annuale Festa dell'Atletica Sarda che quest'anno si   svolgerà al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II in via Pintus Loc. Terramaini a Cagliari (Pirri). Tutti gli appassionati di Atletica e non conoscono Nicola Trentin portabandiera di un'atletica moderna, icona dell'atletica sarda per i numerosi titoli italiani e le sue partecipazioni in scenari europei e mondiali, compresa un'Olimpiade quella di Atene 2004, in gara con nomi di assoluto prestigio mondiale come Dwight Philips, John Moffitt, Joao Lino Martinez, Ivan Pedroso, James Beckford. L’esperienza di Nicola Trentin nella XXVIII Olimpiade di Atene si concretizzò con un salto di 7.86. La gara e la medaglia vennero vinte da Dwight Philips con la misura di 8.59. Ma quell’edizione olimpica è ricordata, dagli appassionati del lungo, come la gara con il più alto livello tecnico di allora in quanto otto dei dodici finalisti realizzarono misure superiori agli 8.20. Quella edizione Olimpica è ricordata anche per il giallo “Beckford”. L’atleta britannico realizzò una misura di 8.50 successivamente annullata per una battuta fuori di pochissimi millimetri. La prova televisiva diede un responso diverso ma non determinante per mantenere l’atleta in gara. L’immagine più bella e spettacolare di Nicola Trentin si riferisce proprio alla sua partecipazione all’Olimpiade di Atene 2004. Immagine spesso usata dai grafici nei manifesti ufficiali delle manifestazioni che si sono svolte in Sardegna. In quel salto Nicola Trentin esprime tutta la sua grinta, la sua potenza e la voglia di arrampicarsi verso il cielo, volando il più lontano possibile da quella battuta per atterrare su quel soffice manto di sabbia che ad Atene diede la misura di 7.86 piazzandolo al 19 posto della classifica finale. Lascio a lui la descrizione delle sue imprese in questa breve intervista che Nicola  ha gentilmente concesso al nostro sito internet.

D. - L’8 dicembre riceverai l’onorificenza “Una Vita per l’Atletica” e anche qui hai fatto un record, il primo Atleta e il più giovane che riceve questa onorificenza. Quale è la tua riflessione personale?

R. - Solitamente questi riconoscimenti vengono dati a chi sta per passare a miglior vita, spero quindi che questa onorificenza non mi sia di cattivo auspicio. Sto scherzando ovviamente. Sono estremamente onorato e orgoglioso che la FIDAL Sardegna mi abbia ritenuto meritevole di tale riconoscimento, anche se non mi aspettavo di riceverlo così presto. “Una Vita per l’Atletica” sarà sicuramente in prima fila nella bacheca dei miei trofei.

D. - Nicola Trentin Campione. Quando è iniziata la tua avventura nell’atletica leggera e  dove?

R. - Fin da bambino mio padre, Vittorio Trentin, allenatore ed ex atleta degli anni ’60, mi portava al campo di atletica di Iglesias e già dall’età di 5 anni mi dilettavo in diverse specialità, dalla velocità alle corse campestri, dai salti ai lanci, per poi dedicarmi dall’età di 12 anni al salto in lungo.

D. - La persona o le persone che ti hanno aiutato a crescere atleticamente. Quali sono i tuoi ricordi?

R. - La prima persona che mi ha fatto avvicinare all’atletica e che mi ha dato i primi insegnamenti tecnici della disciplina del salto in lungo è mio padre. Nel corso degli anni hanno svolto un ruolo molto importante anche Francesco Garau, bravissimo tecnico sardo di salto in lungo, Giovanni Tucciarone, tecnico della nazionale italiana dei salti e allenatore di Fiona May, Roberto Pericoli, tecnico della nazionale italiana dei salti e allenatore di Fabrizio Donato, e il tecnico Robert Zotko, ex responsabile dei saltatori dell’ex unione sovietica. Infine, fondamentale è stata la mia famiglia che mi ha sostenuto in tutti questi anni e mi ha sempre trasmesso la serenità necessaria per il raggiungimento dei miei obbiettivi sportivi.

 

         D. - Quanto ha contato Vittorio Trentin nella tua vita Sportiva?

R. - Direi che mio padre ha avuto un ruolo fondamentale. Da ex triplista, ha sempre nutrito una grande passione per l’atletica, passione che è riuscito a trasmettermi fin dall’infanzia. Ricordo che quando avevo 5 anni mio padre mi portava nella buca del salto in lungo dove giocavo con la sabbia. Destino ha voluto che proprio il salto il lungo divenisse la mia specialità.

 

D. - Campione Italiano dal 2001 al 2003, poi l’8.20 di Padova prima dell’Olimpiade di Atene del 2004. Cosa ricordi di quel meraviglioso periodo della tua vita?

R. - I ricordi sono tanti e ancora molto vividi. Il ricordo più bello è quando saltai a Malles 8.07 m, misura che mi permise di partecipare ai Campionati del Mondo di Siviglia 1998. Seguì poi l’entusiasmo per l‘8.15 m realizzato a Annecy nel 2002 e l’estrema gioia per aver saltato 8.20 m a Padova l’anno successivo, risultato che mi consentì di gareggiare ai Campionati del Mondo di Parigi 2003 e di accedere nel 2004 alle Olimpiadi di Atene.

 

D. - Nel tuo "saltare" per il mondo, chi è stato l’atleta che ti ha impressionato di più sia dal punto di vista tecnico che umano?

R. -Il saltatore in lungo che mi impressionato più di tutti è il cubano Ivan Pedroso, a mio parere una macchina costruita per saltare. Oltre che un bravisso atleta, è sempre stato una persona molto umile e disponibile nel fornire consigli tecnici durante gli allenamenti e in gara.

D. - La tua scelta di lasciare l’atletica, la tua malattia, la forza di vincerla che è stato il tuo record personale di sempre. Ne vuoi parlare? se sì quando te ne sei accorto e quando hai capito che ne avrebbe condizionato per sempre la tua vita da atleta.

R. - Non ho lasciato l’atletica per scelta, ma a causa della mia malattia che negli ultimi anni della mia carriera sportiva ha debilitato la mia forma fisica e di conseguenza i miei risultati. Ho incominciato ad accusare i primi sintomi poco dopo le Olimpiadi di Atene, sintomi che ho per lungo tempo sottovalutato. Solo nel 2011, in seguito ad un controllo neurologico, ho scoperto di avere un mega neurinoma al nervo acustico che necessitava di un intervento chirurgico immediato.

         D. - Nicola Trentin DJ. Ti è rimasta la passione per la musica?

R. - Si tuttora coltivo questa mia grande passione. Sono forse l’unico dj, o comunque uno dei pochi, che suona utilizzando un solo orecchio, dato che, inseguito alla mia malattia, ho perso  completamente l’udito dell’orecchio destro.

 

D. - Ho visto che sei impegnato in diverse iniziative sociali, ci puoi dire qualcosa su questi tuoi impegni?

R. - Quest’anno ho partecipato a diverse iniziative sociali. Lo scorso Aprile ho presenziato al convegno “Il dopping nello sport” a Samugheo. L’ultima iniziativa è stata “la settimana dello sport contro la violenza sulle donne” ad Iglesias, a cui ho partecipato come padrino durante il galà di apertura.

          D. - Parliamo della nostra Isola. Chi sono gli eredi di Nicola Trentin?

         R. - Io non sono stato l'erede di nessuno e ritengo che ogni atleta debba avere un proprio percorso                     sportivo personale. Nell'atletica leggera ogni atleta è unico nei suoi obbiettivi e nelle sue prestazioni.

        D. - Gli impegni futuri di Nicola Trentin?

        R. - Stare bene di salute e godermi la vita.

Grazie Nicola auguri.

 



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