Storie di Atletica: Peppe Biello, “Ci vuole passione ragazzi. Correte con passione”

06 Aprile 2023

Mezzo secolo vissuto inseguendo un sogno sportivo ricco di valori etici

di Campania

Storie di Atletica, 1a puntata , di Ilario Capanna – Iniziamo con la prima puntata il lungo viaggio alla scoperta di fatti e aneddoti di uomini, donne ed imprese legate al meraviglioso mondo dell’atletica leggera. 
Come ogni storia che merita di essere raccontata, anche questa inizia con un c’era una volta un ragazzo che correva forte, che però in questo caso e per nostra ed altrui fortuna, anche se non corre più come un tempo, c’è ancora.
Quel ragazzo, classe 1957, che all’anagrafe risponde al nome di Giuseppe Biello, è diventato uomo già da qualche decennio ma la voglia di correre e trasmettere la passione per l’atletica esplosa nel lontano 1972 con i colori della Partenope Napoli, continua ad accompagnarlo tutti i giorni.
In quegli anni si sentiva già parlare di un ragazzo del sud di nome Pietro Mennea, che di li a poco sarebbe diventato una leggenda vivente dell’Atletica mondiale, ma a Peppe, fisicamente asciutto e longilineo, piaceva vivere emozioni più durature. Insomma: qualcosa che andasse oltre il tempo piccolo, come cantava Franco Califano, e che durasse più del 19”72 che ha reso mito la freccia di Barletta. Cosi, con tanto sudore, il nostro Peppe, che guardava con ammirazione le gesta di Franco Arese e di un più che promettente Alberto Cova, correndo correndo, riesciva ad agguantare anche interessanti risultati a livello regionale, fino a stampare un buon 16’02” sui 5000 metri.
Sul finire del decennio più tribolato d’Italia segnato dall’assassinio di Moro, dall’avvicendamento dei tre Papi al soglio pontificio e dal fallimento politico del compromesso storico, il nostro Peppe approdava all’Atletica Caserta ed in compagnia di altri 3 atleti caivanesi  di valore assoluto  come Franco Peluso con PB di 3'53" sui 1500mt e 8'32" sui 3000mt; Mario Angelino con un invidiabile 2h26' nella Maratona e Roberto Palmieri, sceso ad un interessante 1'56” negli 800 metri, creava i presupposti per mettere in piedi le basi per la nascita dell’atletica a Caivano. Il sogno è poi diventato concreta realtà qualche anno più tardi e per senso di emulazione dai fratelli Celiento, attuali Dirigenti della Caivano Runners, società orgoglio dell’intera regione Campania, che iniziarono l’attività seguendo le orme dei propri beniamini di casa.
Ed ecco il 1980: la svolta. L'anno olimpico dei giochi di Mosca, quelli boicottati dagli Stati Uniti a causa dell’invasione dell’Afghanistan. che solo 21 anni più tardi, per la serie corsi e ricorsi storici, vide proprio gli yankee sganciare le bombe su Kabul, si presentava agli occhi di Peppe come qualcosa di sorprendente. Nei Giochi della XXII olimpiade c’era ancora l’Unione Sovietica di Breznev e all’Italia dell’atletica riuscì l’impresa di portare a casa due ben medaglie d’oro, conquistate nello stadio Lenin.
Quei due ori rimarranno per sempre impressi nelle memoria di tutti gli italiani.

Resteranno celebri le frasi: “Bene, bene bravissima” che accompagnò l’1,97 di Sara Simeoni, ed il “Recupera, recupera, recupera, ha vinto”, del finalmente oro olimpico di Pietro Mennea, che la voce garbata di Franco Rosi fece arrivare ai milioni di italiani incollati davanti alla tv che trasmetteva le prime immagini a colori.
E’ forse da quelle emozioni che nella mente di Peppe Biello scatta la scintilla che finirà per alimentare il sogno: il 1980 sarà il suo anno migliore. Fa 2'01" nel doppio giro di pista, 4' netti nei metri 1500 ed un sorprendente  9'36” nei 3000 siepi. Nelle sale cinematografiche d’Italia spopolava Rocky II, quello del: "Non fa male, Rocky, non fa male". Di li a poco diventò un mantra che tutti gli atleti ripetevano prima durante e dopo le sedute di ripetute in pista. Nello stesso anno Peppe decideva di iniziare il suo percorso anche come di Tecnico di Atletica Leggera.

Gli ‘80 passano leggeri e veloci. L’Italia diventava campione del mondo di calcio, l’economia volava come mai prima, esplodeva la musica pop e l’intero pianeta viveva in una bolla di felicità e spensieratezza che probabilmente non tornerà più. Negli anni '90, Rocky-Stallone continuava a fare a cazzotti nelle sale ed il protagonista della nostra storia, anche per i sopraggiunti impegni familiari, decideva di iniziare a gareggiare nella categoria Amatori. All’epoca anche chi aveva tra i 20 ed i 30 anni poteva scegliere, per regolamento, di essere Amatore. Oggi quella categoria non esiste più. Tutto sommato questa nuova condizione a Peppe piaceva al punto tale che riesce anche a vincere un titolo italiano sui 3000 siepi, piazzarsi 2 volte secondo, e centrare anche un terzo posto sui 1500mt con un crono di 4'16” stampato a 38 anni.
Gli anni da atleta iniziavano a farsi sentire ma allo stesso tempo la voglia di allenare diventava sempre più predominante. Iniziava cosi la vera carriera da Tecnico, e mentre il mondo non era più lo stesso, il muro di Berlino veniva abbattuto dalle picconate dei berlinesi e l’Unione Sovietica evaporava sotto la perestroika, grazie ad un’opportunità che gli viene offerta dai fratelli Celiento che mettono in piedi la società "Sporting Caivano" Peppe iniziava la sua avventura di coach.
Parte subito con un gruppo Cadetti che ben seguiti dettano legge in pista, al punto da ottenere un Record Italiano sulla staffetta svedese, successivamente battuto ma che a distanza di 30 anni, resta ancora oggi migliore prestazione regionale.
La massima soddisfazione del Peppe coach arrivava da Antonio Del Prete, Campione Italiano di Cross ai Campionati studenteschi, cui farà seguito un quinto posto nei 2000 metri ai Campionati italiani. Biello credeva molto in Del Prete, aveva un futuro nell’atletica, ma, purtroppo, dopo qualche anno, un male incurabile se lo porta via in tenera età.

Da quella fortunata nidiata emersero anche Roberto Bernardo, quinto posto ai Campionati italiani di prove multiple, e quel Vincenzo Falco che ancora oggi corre, insieme alla moglie Nora Mennillo e alla figlia Alessandra, che lo scorso marzo si è classificata al 6° posto ctg Cadette nel campionato italiano di corsa campestre tenutosi a Gubbio.

Dopo un terzo ed un quinto posto ai Campionati Italiani di Cross nella categoria Cadetti, Biello decideva di allargare gli orizzonti sportivi. Intanto la Lira cedeva il passo all’€uro e viaggiare liberamente in Europa diventava una straordinaria conquista. Ad Atene Stefano Baldini entrava trionfante nell’antico stadio “Panathinaiko” e 16 anni dopo Gelindo Bordin, veniva consacrato come il Dio di Maratona.
Nello stesso tempo, il nostro protagonista, incuriosito dalle nuove discipline sportive che salivano alla ribalta, passava alle due ruote, arrivando a disputare 12 gare federali ed ottenere di lí a qualche anno, anche il patentino di allenatore grazie al quale riesciva a vincere anche un campionato regionale giovanile.
Come ogni buon italiano, anche Peppe subisce il fascino del pallone e cosi si cimenta come mister anche nel Calcio a 5, dove riesciva ad ottenere buone soddisfazioni vincendo anche un campionato di Serie D.
Tuttavia, nel suo profondo, sapeva che quella sarebbe stata solo una parentesi. Parafrasando Leonardo non ci sono parole più calzanti per descrivere il ritorno di fiamma con il primo amore:“ Una volta che abbiate conosciuto il volo camminerete sulla terra guardando il cielo, perché là siete stati e là desidererete tornare”. Beh, il cielo per Peppe rimaneva l’atletica e nel 2015 sgonfiate le ruote ed il pallone, decideva di dedicarsi anima e corpo al primo amore.
I fratelli Celineto vogliono fare sul serio ed un nuovo progetto iniziava a prendere forma. Nasceva cosi la "Caivano Runners", ed il caso vuole che il Presidente Luigi ed i suoi fratelli, che tanti anni prima, avevano mosso i primi passi proprio con coach Biello, decidevano di affidargli il settore giovanile. Peppe accetta la proposta ed inizia la nuova avventura.
Da quando correva ad oggi, la sfida più difficile da affrontare è rimasta sempre la stessa: le infrastrutture. Nel 1979 a Città del Messico, Mennea, in un'intervista rilasciata appena dopo aver realizzato il record del mondo dei 200 metri, diceva testualmente: “un ragazzo del sud, senza pista, oggi è riuscito a fare il record del mondo”. Già, le piste: mancavano allora e continuano a mancare oggi! E’ la colpa di una politica che non sa programmare e continua a fare scelte sbagliate che penalizzano uno degli sport più universali e più praticati al mondo.
Ciononostante, da uomo pragmatico, Peppe oggi si rende conto che bisogna andare oltre gli ostacoli e, con il sostegno della società fa ogni giorno quel che può. Continua ad allenare i suoi ragazzi su terreni campestri, per strada e, almeno una volta a settimana, sulla pista di San Marcellino.
Oggi il settore giovanile di Caivano e Peppe Biello sono divantati una cosa sola. Ed anche se il mondo corre veloce sulla fibra ottica e due persone si possono video chiamare in ogni istante della giornata, il nostro protagonista rimane saldamente ancorato al suo cronometro ed ai fogli bianchi scritti a mano, gelosamente aggiornati di ogni particolare dopo sedute o gare.
Oggio il coach ha uno splendido rapporto con più di 50 suoi allievi, che allena ed educa secondo le sane regole del fair play.
Ed oggi, come allora, coach Biello ama ripetere una frase ai suoi atleti: “Le vittorie non fanno un atleta. Per ottenere risultati ci vogliono impegno e sacrificio ma il motore di tutto resta la passione. Se avete quella, prima o poi, arriveranno anche le vittorie”.
E dunque come non applaudire un atleta diventato coach per passione se oggi come allora, i suoi atleti sono ancora tra i migliori della Regione?


Giuseppe Biello con i suoi atleti


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